Diritto aereo e diritto spaziale: origini e prospettive future
Il volo, il librarsi nel cielo rimase un gioco della fantasia e della letteratura fino al 4 giugno 1783 quando i fratelli Joseph Michel e Jacques Etienne Montgolfier fecero volare, senza equipaggio, la mongolfiera o aerostato ad aria calda fino all'altezza di 2 km. Nel 1903 i fratelli Orville e Wilbur Wright, compresa la natura delle forze che determinano, con il movimento, il sostentamento delle ali (portanza), introdussero il timone verticale e le estremità mobili dell'ala per poter controllare i movimenti d'imbardata (rotazione del velivolo intorno al suo asse longitudinale passante per il baricentro) e di rollio (rotazione del velivolo intorno al suo asse verticale passante per il baricentro). Il 17 dicembre, a Kill Devils Hill (USA), i fratelli Wright compirono 4 voli con il Flyer I: la prima volta nella storia in cui una macchina guidata dall'uomo avesse decollato con potenza propria, volato sotto controllo ed atterrato in un luogo che non fosse più basso di quello di partenza. Questa vicenda stimolava l’attenzione degli studiosi sulle peculiarità della navigazione aerea facilmente prevedibile come padrona del trasporto e delle comunicazioni del futuro.
Allora i giuristi misero a fuoco due presupposti essenziali, indispensabili all’esistenza stessa del diritto aeronautico:
da un lato, la libertà dell’aria, nel senso di limitare la sovranità piena ed esclusiva degli Stati allo spazio atmosferico sovrastante il territorio e le acque territoriali di ciascuno Stato; dall’altro, la libertà della navigazione aerea, nel senso di permetterla come regola, pur prevedendo limiti ed eccezioni.
Così come per lo spazio più prossimo alla Terra, l'interesse a come fruire lo spazio dell'alta atmosfera ed, addirittura, al di sopra di essa ha comportato l'inizio di un nuovo diritto. In questo ambito la storia ci propone il primo passaggio nello spazio extra-atmosferico eseguito dai razzi tedeschi V2 durante la IIa Guerra Mondiale avendo raggiunto l'altezza di circa 215 km. Questi avvenimenti resero e rendono necessaria la regolamentazione non solo dello spazio extra-atmosferico, ma anche la definizione dello status dello spazio cosmico e dei corpi celesti.
Lo spazio extra-atmosferico è stato provvisoriamente definito come bene comune. Ma la disputa ("res communis omnium" o "res nullius"?) continua perché non tutti, ovviamente, sono d'accordo.
Carattere di precarietà rappresenta anche il seguito della disputa, quello sulla "qualità e tipo" di utilizzazione dello Spazio esterno. Come vedremo, i dissensi, i distinguo, le "infrazioni" e l'interpretazione di comodo che ne fanno le grandi potenze - quelle che lo sono, quelle che lo sono state e quelle che lo vorrebbero essere - non mancano.
Rispetto agli altri ambiti, terrestre e marino, l'elemento atmosfera/spazio presenta delle problematiche non solo di delimitazione fisica causate dalle loro caratteristiche intrinseche, ma anche di definizione di ciò che è lecito e ciò che non lo è. Forse, più che sulla terraferma e sul mare, lo spazio potrà essere un importante banco di prova per verificare le possibilità di una cooperazione veramente mondiale concentrandosi sulle attività che diano un effettivo e durevole beneficio all'Umanità.
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Informazioni tesi
Autore: | Dario Inverso |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2005-06 |
Università: | Università degli Studi di Pisa |
Facoltà: | Giurisprudenza |
Corso: | Scienze giuridiche |
Relatore: | Enrico Spagnesi |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 47 |
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