Crisi e ristrutturazione del settore automobilistico
Il lavoro prende spunto dal momento che sta vivendo l’economia mondiale, in cui si sta assistendo al crollo dei colossi economici di tutto il mondo. Il crollo delle grosse banche, soprattutto negli Stati Uniti, ha trascinato in una fase di recessione tutti i settori dell’economia. Lo studio condotto ha basato la sua attenzione principalmente sul settore automobilistico, sviluppando un'analisi su quello che effettivamente ha rappresentato l’industria metalmeccanica nel corso dei secoli. Il boom economico degli anni sessanta e settanta ha portato un notevole incremento del parco macchine circolante, considerato che l’automobile aveva di fatto cambiato la sua caratteristica: da bene di lusso a bene di prima necessità. Con la crescita del mercato dell’automobilistico, l’auto è diventata un volano per l’economia mondiale in quanto vi è stata la creazione di un indotto automobilistico. Le case automobilistiche hanno avviato una vera e propria corsa alla produzione di auto sempre più potenti e sempre più tecnologicamente avanzate. Si è assistito ad uno sviluppo del mercato automobilistico differenziato nei vari Paesi, mentre in Europa si sono sviluppate auto di piccola e media cilindrata, nel Nord America si sono sviluppate auto di grossa taglia e cilindrata, creando una differenza nel concetto di automobile da parte dei costruttori, i quali hanno dovuto sviluppare le autovetture tenendo conto di una serie di fattori, primo fra tutti la sempre maggiore richiesta di carburante da parte del sempre più crescente parco macchine circolante. Il lavoro svolto si è incentrato sulla crisi del mercato dell’auto e sulle ripercussioni che questa ha provocato nei vari Paesi. L’evoluzione industriale del mercato dell’auto, con le sempre più crescenti spese di sviluppo tecnologico, hanno di fatto escluso dal mercato, le piccole case automobilistiche, concentrando in tal modo la produzione in capo a pochi produttori come la Fiat,la Renault, la GM, la Chrysler. Con la concentrazione della produzione in capo ad un ristretto numero di aziende si è assistito ad una trasformazione del potere dei produttori che, nei loro Paesi di origine, in virtù dell’indotto economico e del notevole numero di operai impiegati nelle catene di montaggio sono stati in grado influenzare le politiche economiche dei governi. In questo fase, i governi centrali hanno investito risorse economiche, al fine di evitare il totale collasso delle case automobilistiche. Gli interventi sono stati fortemente sollecitati dalle case produttrici e dettati dalla esigenza di porre un freno alla crescente disoccupazione. Un’ulteriore analisi, si è basata sulle motivazioni inerenti al fallimento di alcune delle più grosse case automobilistiche, verificatosi nonostante gli aiuti statali. Lo studio ha evidenziato come gli aiuti statali non sono sufficienti, ad evitare il collasso dell’azienda in crisi, evidenziando come le politiche di sviluppo aziendale e la capacità del managemet ad effettuare un piano industriale tale da consentire alle grosse aziende di poter reggere a dei periodi di contrazione del mercato sono le vere e proprie risorse su cui un’azienda deve basarsi. Emblematico il caso Americano in cui il governo statunitense, varando un piano di aiuti economici alle imprese in crisi, ha erogato una prima tranche di aiuti, che, però non sono stati sufficienti a risolvere i problemi della Chrysler e della GM. Questi colossi hanno, infatti, pagato la loro incapacità ad effettuare un lavoro di ricerca e di studio di soluzioni alternative alla loro politica industriale, basata esclusivamente sulla produzione di grandi auto di grossa cilindrata con un elevato consumo di carburante ed un notevole impatto ambientale in termini di inquinamento. Tale politica si è rivelata fallimentare ed incapace di sopperire alla crisi economica ed al periodo di recessione in atto a livello mondiale tanto che le case automobilistiche americane si sono viste costrette a cedere ad acquisizioni da parte di altre industrie ed a chiudere alcuni stabilimenti. È da sottolineare come la politica di sviluppo industriale posta in atto dalla Fiat, la quale ha basato il suo sviluppo sulla realizzazione di motori di ultima generazione in grado di erogare ottime prestazioni a fronte di bassi consumi, è stata premiata dal mercato ed anche dai Governi centrali i quali hanno consentito l’acquisizione di alcuni marchi da parte di industrie straniere come ad esempio l’acquisizione da parte della Fiat di una quota della Chrysler. Ultimo aspetto dello studio riguarda le fonti di energia alternativa in grado di poter effettivamente e gradualmente sostituire il petrolio. Il mondo si è reso conto di essere petrolio dipendente ed ha dovuto subire un notevole aumento del prezzo del petrolio il quale ha raggiunto prezzi elevati, contribuendo anch’esso alla crisi dell’economia mondiale.
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Informazioni tesi
Autore: | Pierpaolo Lione |
Tipo: | Laurea II ciclo (magistrale o specialistica) |
Anno: | 2008-09 |
Università: | Università degli Studi della Calabria |
Facoltà: | Economia |
Corso: | Scienze dell'economia |
Relatore: | Davide Infante |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 129 |
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