La società mista
Dalla lettura dei diversi manuali di diritto commerciale traspare una comune impostazione riguardo lo studio delle diverse tipologie societarie. Si parte dalla nozione generale di una società spiegandone le caratteristiche, per poi passare alla descrizione degli aspetti inerenti la sua costituzione e man mano si analizza il suo funzionamento con tutte le annesse peculiarità dei casi, fino ad arrivare alle cause e modalità di estinzione.
Su questa linea ho basato la stesura della mia tesi, che prende in esame una particolare tipologia societaria quale è "la società mista per la gestione dei servizi pubblici locali". Un modello societario fuori dal comune o per meglio dire un esemplare non direttamente contemplato al titolo V del libro quinto del codice civile.
Il mio intento è stato quello di tracciare gli aspetti principali riguardanti la nascita, l’evoluzione e il funzionamento della società mista, senza però perdere d’occhio le perplessità e le diverse letture critiche presentate sia dalla giurisprudenza, sia dalla dottrina in merito alla particolare società.
La società mista nasce con scopi di partenariato pubblicoprivato diretti ad acquisire tecnologie, capacità manageriali e risorse finanziarie direttamente sul mercato dello specifico know how e dei capitali finanziari, al fine di migliorare la capacità dell’ente locale nella gestione e nella erogazione dei servizi pubblici di rilevanza economica caratterizzati da elevati costi tecnologici e strutturali, che richiedono ingenti investimenti di capitali, ai quali l’ente locale da solo non riuscirebbe a far fronte.
L’introduzione e la disciplina della forma societaria mista per la gestione dei servizi pubblici risale agli inizi degli anni '90 da allora si sono susseguiti molteplici interventi legislativi che hanno modificato integrato e ampliato l’originario disposto normativo. L’insieme di questi provvedimenti mette in luce l’interesse da parte del legislatore per la materia, soprattutto perché opera in settori delicati e importanti ossia la gestione di servizi che interessano la collettività. Questi ultimi rappresentano il motivo esistenziale di tale forma societaria e necessitavano di uno svecchiamento dal punto di vista gestionale, che rimediasse alle inefficienze, agli sperperi e soprattutto alla incapacità di rispondere alle aspettative degli utenti. Cosicché l’intervento dei privati nella gestione dei servizi si è presentato come il sistema più soddisfacente in termini di efficienza, efficacia e economicità (la famigerata triade delle E) e perciò capace di soddisfare le accresciute esigenze degli utenti.
La società mista può essere costituita nella forma delle s.p.a. e delle s.r.l. e la misura della partecipazione pubblica può essere maggioritaria e minoritaria; una volta che la società è stata creata rientra nel regime privatistico e perciò retta dalle norme del codice civile, però vista la natura pubblica dell’oggetto sociale essa assume anche la figura di organismo di diritto pubblico, il che determina l’applicabilità a tali soggetti di tutta una serie di norme di estrazione pubblicistica, perciò la disciplina che regola il funzionamento della società mista si basa sull’interazione tra norme di diritto amministrativo e norme di diritto comune.
In conclusione, posso affermare che la società mista è stata ben accolta nel nostro ordinamento e lo si denota dalla rapida diffusione e dalla frequente applicazione di questo modello per la gestione dei servizi pubblici da parte degli enti locali che meglio di tutti possono valutarne gli effetti, giacché l’introduzione di questo sistema gestionale alternativo li ha condotti a passare dal ruolo di semplici erogatori di servizi a interpreti dei bisogni e delle esigenze della collettività di cui sono esponenti.
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Informazioni tesi
Autore: | Lucia Cestone |
Tipo: | Tesi di Laurea |
Anno: | 2006-07 |
Università: | Università degli Studi di Firenze |
Facoltà: | Scienze Politiche |
Corso: | Scienze Politiche |
Relatore: | Paola Lucarelli |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 218 |
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