La riforma della riscossione tributaria: D.L. 30 settembre 2005 n. 203
Con il D.L. 203/2005 il Governo ha apportato una modifica radicale al sistema della riscossione, sostanzialmente riattraendolo in mano pubblica .
Anteriormente a tale intervento, il sistema risultava articolato in due distinte fasi gestite da due soggetti completamente diversi fra di loro:
1. la prima, diretta alla formazione del ruolo, era gestita dai singoli enti impositori in collaborazione con il Consorzio Nazionale per i Concessionari della Riscossione (C.N.C.), ente dotato di personalità giuridica di diritto pubblico (anche se avente forma consortile);
2. la seconda, volta alla materiale adprehensio dell’entrata, gestita in quasi totale libertà, salvo il doveroso controllo da parte degli enti impositori, dai singoli concessionari per la riscossione, ossia da soggetti privati rispondenti a particolari caratteristiche tipologiche ed iscritti ad un particolare albo “professionale” previsto dalla L. 446/1997.
Questo sistema viene, adesso, da un lato mantenuto in ordine alla bifasicità dell’attività di riscossione e, dall’altro, completamente stravolto in quanto vengono a mutare i soggetti che ne sono attori.
L’acquisizione dell’attività da parte del Ministero dell’Economia e delle Finanze (segnatamente dell’Agenzia delle Entrate), che dovrà avvalersi, fra l’altro, dell’apporto del personale attualmente in servizio presso i concessionari, costituisce un evento straordinario sul piano dell’interesse collettivo.
L’architettura della riforma soddisferà le seguenti esigenze:
• attuazione di una completa e definitiva trasformazione del settore, mediante la soppressione del servizio di affidamento in concessione e la internalizzazione dello stesso da sussumere sotto l’ombrello pubblico;
• differimento dell’attuale periodo concessorio limitato ai tempi tecnici strettamente necessari per lo studio e l’attuazione della soluzione prescelta;
• assorbimento del personale, da parte dell’Agenzia delle Entrate, al fine di garantire i livelli occupazionali in essere al varo della riforma;
• sistemazione di tutte le anticipazioni effettuate dal sistema e definizione di tutte le pendenze, per consentire ai concessionari di uscire dal sistema stesso senza fardelli di negatività o carichi pregressi;
• risparmio sui costi effettivi, che lo Stato è tenuto a sopportare per la soluzione scelta;
• continuità del servizio.
In sede di Relazione Governativa si è, infatti, sostenuto che malgrado gli efficaci strumenti d'azione e di deterrenza attribuiti alle società concessionarie del servizio nazionale della riscossione con la riforma del 1999 , ha continuato a dominare, in molte di queste società, una mentalità non orientata alla massimizzazione delle riscossioni ed alla necessaria trasformazione della propria struttura organizzativa e delle proprie strategie operative in funzione di tale obiettivo.
In sostanza, la più parte delle aziende non ha risposto alle legittime aspettative di radicale cambiamento della propria cultura imprenditoriale, pur avendo avuto a disposizione, per un lasso di tempo apprezzabile (i primi due anni di applicazione della nuova normativa), un “paracadute finanziario” (la c.d. “clausola di salvaguardia”), consistente nel mantenimento, a carico dello Stato, dello stesso livello di compensi erogati nell'ultimo biennio di vigenza del precedente sistema .
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Informazioni tesi
Autore: | Umberto Astolfi |
Tipo: | Tesi di Laurea |
Anno: | 2007-08 |
Università: | Università degli Studi di Urbino |
Facoltà: | Giurisprudenza |
Corso: | Giurisprudenza |
Relatore: | Roberta Rinaldi |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 118 |
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