Onere della riproposizione ex art 346 c.p.c.
Per meglio comprendere la portata dell’art. 346, è bene contestualizzare tale disposto nell’ambito del complicato incastro delle norme processualistiche e tentare di interpretare quanto più possibile lo spirito normativo del legislatore del ’42.
Tutto ciò si inquadra in una visione per così dire “moderna” del giudizio d’appello, la quale intende soppiantare la precedente impostazione che vedeva rimesso al giudice ad quem l’intero materiale di causa del primo grado, svilendo così l’autorevolezza del provvedimento finale e conclusivo del processo, quale è la sentenza.
Il giudizio d’appello intende rimediare ad eventuali errori ed ingiustizie del provvedimento decisorio, in una prospettiva per così dire “panoramica” dell’intero processo; ma per evitare, appunto, di sminuire l’importanza del dictum del giudice a quo, ecco che entra in gioco l’iniziativa delle parti in causa, che si concilia perfettamente con il meccanismo dell’impugnazione: quest’ultima servirà a creare il presupposto perché la sentenza venga sottoposta ad una nuova analisi e quindi non passi in giudicato, mentre l’atteggiamento processuale delle parti avrà il ruolo di circoscrivere il thema decidendum, precludendo, quindi, al giudice d’appello l’indagine sui punti della sentenza di primo grado non direttamente investiti dal gravame.
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Informazioni tesi
Autore: | Valentina La Piana |
Tipo: | Tesi di Laurea |
Anno: | 2004-05 |
Università: | Università degli Studi di Catania |
Facoltà: | Giurisprudenza |
Corso: | Giurisprudenza |
Relatore: | Italo Andolina |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 176 |
FAQ
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