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I film: una chiave d'accesso allo studio della comunicazione interculturale

Chiunque abbia intrapreso un viaggio all'estero e sia venuto a contatto con una cultura diversa dalla sua è probabile che abbia provato il così detto shock culturale: una certa estraneità o Stupore nell'aver vissuto una situazione diversa da ciò che ha sempre considerato un atteggiamento normale o tipico. La diversità può manifestarsi in un gesto “sbagliato”, in uno sguardo o in un'eccessiva prossimità dell'interlocutore. Mentre nella vita privata questi aspetti possono portare a situazioni divertenti, anche se imbarazzanti, nel contesto lavorativo l'erronea interpretazione di queste differenze potrebbe determinare l'esito della trattativa stessa.
Durante il periodo che ho trascorso in Germania con il progetto Erasmus mi sono accorta che un buon livello di conoscenza della lingua straniera è importante, ma non sufficiente, per poter comunicare al meglio. Di fatto certe incomprensioni nascono dal fraintendimento di determinati
atteggiamenti ai quali non si sa dare una spiegazione e che addirittura, a volte, nemmeno si percepiscono. Sorge così un dubbio: che cosa c'è al di là della lingua?
La mia attrazione verso questo fattore mancante è nata da un seminario sulla comunicazione interculturale, frequentato presso l'università di Lüneburg, nel quale ho avuto modo di leggere le opere di studiosi come Edward T. Hall, Geert Hofstede e Fons Trompenaars.
Le problematiche interculturali sono riaffiorate successivamente, in Italia, durante il corso di interpretazione di trattativa che ha sottolineato l'esigenza di approfondire questi aspetti. Per un interprete infatti diventa fondamentale saper mediare le culture dei partecipanti alla comunicazione e questo aspetto molto importante forse non viene avvertito appieno dagli studenti.
Un valido aiuto nella comprensione di questa diversità può venire dai film: strumenti accattivanti che ricreano situazioni paradigmatiche per lo studio delle dinamiche interculturali. Nel primo capitolo del mio elaborato ho sintetizzato le principali teorie sviluppate da Hall, Hofstede e Trompenaars, riguardanti il concetto di cultura e le caratteristiche della comunicazione interculturale. Nel secondo capitolo sono passata ad analizzare una scena tratta dal film Blind Date, focalizzando la mia attenzione sia sulla comunicazione verbale che su quella non verbale. Nel terzo capitolo ho preso in esame due diverse scene tratte dal film Lost in Translation: nella prima ho analizzato gli atteggiamenti che intercorrono nei primi incontri; nella seconda ho osservato come il cattivo lavoro di un interprete danneggi l'intera comunicazione tra i clienti. Nel quarto capitolo ho riportato l'esempio di una buona interpretazione tratta dal film Mauvais Esprit.

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Introduzione Chiunque abbia intrapreso un viaggio all'estero e sia venuto a contatto con una cultura diversa dalla sua è probabile che abbia provato il così detto shock culturale: una certa estraneità o stupore nell'aver vissuto una situazione diversa da ciò che ha sempre considerato un atteggiamento normale o tipico. La diversità può manifestarsi in un gesto “sbagliato”, in uno sguardo o in un'eccessiva prossimità dell'interlocutore. Mentre nella vita privata questi aspetti possono portare a situazioni divertenti, anche se imbarazzanti, nel contesto lavorativo l'erronea interpretazione di queste differenze potrebbe determinare l'esito della trattativa stessa. Durante il periodo che ho trascorso in Germania con il progetto Erasmus mi sono accorta che un buon livello di conoscenza della lingua straniera è importante, ma non sufficiente, per poter comunicare al meglio. Di fatto certe incomprensioni nascono dal fraintendimento di determinati atteggiamenti ai quali non si sa dare una spiegazione e che addirittura, a volte, nemmeno si percepiscono. Sorge così un dubbio: che cosa c'è al di là della lingua? La mia attrazione verso questo fattore mancante è nata da un seminario sulla comunicazione interculturale, frequentato presso l'università di Lüneburg, nel quale ho avuto modo di leggere le opere di studiosi come Edward T. Hall, Geert Hofstede e Fons Trompenaars. Le problematiche interculturali sono riaffiorate successivamente, in Italia, durante il corso di interpretazione di trattativa che ha sottolineato l'esigenza di approfondire questi aspetti. Per un interprete infatti diventa fondamentale saper mediare le culture dei partecipanti alla comunicazione e questo aspetto molto importante forse non viene avvertito appieno dagli studenti. Un valido aiuto nella comprensione di questa diversità può venire dai film: strumenti accattivanti che ricreano situazioni paradigmatiche per lo studio delle dinamiche interculturali. Nel primo capitolo del mio elaborato ho sintetizzato le principali teorie sviluppate da Hall, Hofstede e Trompenaars, riguardanti il concetto di cultura e le caratteristiche della comunicazione interculturale. Nel secondo capitolo sono passata ad analizzare una scena tratta dal film Blind Date, focalizzando la mia attenzione sia sulla comunicazione verbale che su quella non verbale. Nel terzo capitolo ho preso in esame due diverse scene tratte dal film Lost in Translation: nella prima ho analizzato gli atteggiamenti che intercorrono nei primi incontri; nella seconda ho osservato come il cattivo lavoro di un interprete danneggi l'intera comunicazione tra i clienti. Nel quarto capitolo ho riportato l'esempio di una buona interpretazione tratta dal film Mauvais Esprit. 1

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Informazioni tesi

  Autore: Rachele Ruggiero
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2006-07
  Università: Università degli Studi di Macerata
  Facoltà: Lettere e Filosofia
  Corso: Scienze della mediazione linguistica
  Relatore: Raffaella Merlini
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 40

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Parole chiave

cultura cinema
film
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