Tutela possessoria del convivente more uxorio
Il riconoscimento della famiglia fondata sul matrimonio implica che all'assunzione formale del vincolo conseguano effetti giuridici (in ordine ai doveri coniugali, al carattere legale della comunione dei beni, alla presunzione di paternità dei figli generati dalla moglie, alla disciplina dello scioglimento del vincolo, ai rapporti successori e via dicendo) che non possono essere meccanicamente estesi alla famiglia di fatto senza perdere di vista la differenza che esiste tra due fenomeni che, pur essendo accomunati dalla funzione di gratificazione affettiva ed arricchimento personale, si basano l'una su un vincolo giuridico e l'altra sulla spontaneità degli affetti.
La differenza tra famiglia legittima e famiglia di fatto, derivante dall'essere solo la prima «fondata sul matrimonio», è stata sottolineata dalla Corte Costituzionale che, in più riprese, ne ha tratto argomenti per ritenere non in contrasto con l'art. 3 Cost. le diversità di trattamento che sotto molteplici aspetti l'ordinamento riserva all'una e all'altra formazione. La Corte di Cassazione, a sua volta, se a più riprese ha negato la possibilità di un'applicazione analogica delle norme relative alla famiglia legittima, tuttavia non ha mancato di trarre conseguenze giuridiche dall'esistenza di una famiglia di fatto.
La convivenza fuori dal matrimonio costituisce oramai un fatto, non solo socialmente, ma anche giuridicamente rilevante, dalla quale discendono conseguenze per il diritto, anche se ad essa non è possibile applicare tout court la disciplina positivamente disposta per i rapporti tra i coniugi.
In questo quadro si colloca il problema dei rapporti di natura economica tra i conviventi ed in particolare le questioni inerenti all'abitazione, che insorgono in caso di morte del convivente o di crisi della coppia. Frequenti sono poi le problematiche in materia possessoria. In tale ambito le controversie che insorgono tra convivente ed eredi in occasione della morte del partner si possono distinguere dalle controversie tra gli stessi in occasione della crisi del rapporto di fatto. Nell'uno come nell'altro caso è preliminare la qualificazione della situazione di fatto in capo al convivente ed è a questo proposito che si registra il passaggio da posizioni ormai superate, che tendevano ad assimilare il convivente all'ospite, a quelle più recenti che gli riconoscono la posizione di detentore qualificato. E' oggi opinione prevalente in dottrina ed in giurisprudenza che la situazione del convivente non possa essere considerata come di mera ospitalità. Di rimando, la giurisprudenza di merito garantisce la tutela possessoria del convivente nei confronti degli eredi, sottolineando «l'assurdo… di voler considerare "ospite" la convivente more uxorio sulla base della sola mancanza del diritto alla coabitazione, … ove si rifletta che in numerosi casi il soggetto trascorre con il titolare del diritto sulla cosa un'intera vita, dividendone la fortuna e le vicende, procreando dei figli, concorrendo in pari misura a provvedere alle esigenze domestiche».
Ancora più problematiche sono le questioni che sorgono in caso di dissoluzione del mènage quando sussiste un conflitto tra i conviventi per il godimento dell'abitazione che è stata comune. Se è vero che la convivenza, diversamente dal matrimonio, non fa nascere reciproci diritti e doveri e che ad essa si può porre fine in qualsiasi momento ad iniziativa di entrambi o anche di uno solo degli interessati, è anche vero che i conflitti che segnano la fine della convivenza non sono meno aspri di quelli che accompagnano le separazioni tra coniugi, con la differenza che, in tal caso, non esiste una via giudiziaria per la loro composizione.
In presenza di figli, anche la questione dell'abitazione può avere una soluzione più piana. Già la Corte Costituzionale, nella sentenza n. 404/88, aveva esteso al convivente «separato» con prole il diritto di succedere nel contratto di locazione quando l'altro si fosse allontanato dalla casa comune e vi fosse perciò un «accordo» sulla destinazione dell'alloggio.
In assenza di figli, il conflitto sulla casa comune trova generalmente il suo esito nelle azioni possessorie.
In tema di famiglia di fatto, inoltre, data la mancanza di una specifica normativa e vista l'illegittimità nonché l'inopportunità di un'applicazione in via analogica della disciplina dettata per la famiglia legittima, l'autonomia privata si presenta quale unico strumento giuridico capace di garantire una tutela più efficace ed incisiva, a carattere preventivo, al convivente more uxorio.
Il ricorso alla stipula di specifiche convenzioni preordinate alla definizione dell'assetto dei rapporti patrimoniali tra conviventi more uxorio è diffuso soprattutto all'estero. Al contrario, la dottrina italiana appare molto più riluttante a recepire l'uso dello strumento negoziale per regolare i rapporti di convivenza... (continua)
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Informazioni tesi
Autore: | Monica Murgia |
Tipo: | Tesi di Laurea |
Anno: | 1998-99 |
Università: | Libera Univ. Internaz. di Studi Soc. G.Carli-(LUISS) di Roma |
Facoltà: | Giurisprudenza |
Corso: | Giurisprudenza |
Relatore: | Cesare Massimo Bianca |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 200 |
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