Il potere di sollevare un conflitto interorganico come potere esauribile ''uno actu''. Il caso della sentenza n°116 del 2003 della corte costituzionale
Con la sentenza n. 116/2003 viene affrontata dalla nostra Corte Costituzionale una tematica che rappresenta una importante novità nel panorama della giurisprudenza relativa al conflitto interorganico di cui all’art. 134 Cost.
Nel corso di questo lavoro, dopo alcuni cenni sulla storia di questo tipo di garanzia costituzionale, l'attenzione si è posta sulle modalità attraverso cui viene risolta la questione e al particolare riguardo che viene attribuito agli aspetti procedurali della controversia in esame.
Dal punto di vista sostanziale, infatti, non si rilevano elementi di particolare novità: i soggetti interessati sono, da un lato, la Magistratura, e, dall’altro, la Camera dei deputati; oggetto del contendere è una delibera di quest’ultima, relativa alla insindacabilità delle opinioni espresse da un suo membro, Vittorio Sgarbi, nei confronti del giudice Montalto; e, come a questo punto è facile immaginare, parametro è l’art. 68, primo comma, della Costituzione.
La singolarità di questa vicenda risiede, invece, nel fatto che il conflitto di cui si discute era già stato proposto dal ricorrente, ed era già stato dichiarato ammissibile, con la peculiarità però, che non sono state rispettate le prescrizioni dettate dalla Corte nell’ordinanza dichiarativa di ammissibilità emanata in camera di consiglio.
Questa circostanza ha fatto sì che la parte resistente del processo deducesse l’irriproponibilità del conflitto, causa la consumazione del relativo potere da parte del ricorrente, negligente rispetto ai doveri processuali imposti dal Giudice. Le pronunce di quest’ultimo, infatti, in caso di inosservanza delle regole stabilite nell’ordinanza di ammissibilità, risulterebbero inutiliter datae.
Si è cercato, quindi, di approfondire l’argomento sulla disciplina normativa che si occupa del profilo processuale dello strumento costituzionale, vagliando le diverse possibilità di soluzione che si sarebbero potute prospettare, alla luce di una decisione della Corte non unanimemente condivisa in dottrina. Dopo aver riportato le specifiche ragioni su cui le parti fondano le rispettive posizioni, inoltre, è sembrato opportuno affrontare anche il discorso sul generale potere che la Corte ha di disporre le regole necessarie per far progredire il procedimento (c. d. potere di conformazione), nonché sulla natura delle stesse, sulla loro derogabilità, e, quindi, sulle conseguenze della loro inosservanza.
In ultima analisi, dopo essermi soffermato sul complesso problema delle immunità parlamentari, e sulla posizione assunta in ordine a questo istituto anche dalla corte europea dei diritti dell'uomo (sentenze 30 gennaio 2003: caso Cordova c. Italia n. 1 e caso Cordova c. Italia n. 2), non è stato difficile rilevare come le lacune normative che riguardano la materia, rendono particolarmente interessante, anche se complessa, la questione, e offrono, al contempo, la possibilità di estendere il discorso anche all’aspetto funzionale del conflitto di attribuzioni tra poteri dello Stato, per cercare di comprendere quale ruolo abbia quest’ultimo oggi rispetto alle altre attribuzioni costituzionali, e, in particolare, se non vi sia alcun dubbio sul carattere “residuale” di questo strumento.
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Informazioni tesi
Autore: | Daniele Stavolo |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2005-06 |
Università: | Università degli Studi Roma Tre |
Facoltà: | Giurisprudenza |
Corso: | Scienze giuridiche |
Relatore: | Paolo Carnevale |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 59 |
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