Il decentramento produttivo internazionale nel settore calzaturiero: il caso del distretto fermano - maceratese
La crescente concorrenza dei Paesi emergenti nel settore calzaturiero rappresenta, da alcuni anni, una forte minaccia per le imprese italiane.
La produzione italiana sta seguendo una dinamica recessiva accompagnata dall’andamento in ribasso dei prezzi praticati dalle aziende e da una diminuzione dei fatturati.
Le esportazioni diminuiscono ed è in atto una parziale sostituzione della quota di importazioni di calzature dei Paesi industrializzati da parte dei Paesi emergenti.
Le perfomance negative registrate e la conseguente perdita di competitività hanno spinto le imprese calzaturiere italiane ad attuare strategie di decentramento produttivo internazionale spostando l’attenzione dal terzista distrettuale a quello estero.
A risultare vincente è una strategia di decentramento volta non solo ad utilizzare fattori produttivi a minor costo, ma soprattutto a considerare i Paesi esteri come mercati di sbocco per le imprese calzaturiere italiane, mettendo in atto opportune politiche commerciali.
I Paesi esteri, in particolare quelli dell’Europa dell’Est e i Paesi asiatici, presentano un costo del lavoro notevolmente più basso e incrementi produttivi sempre più significativi offrendo sul mercato prodotti qualitativamente ben accettati dal consumatore a prezzi con cui l’impresa italiana non può competere.
Si sta assistendo ad uno spostamento della domanda per prodotti di fascia medio – bassa verso i Paesi di nuova industrializzazione, con effetti devastanti per l’industria italiana; in sostanziale controtendenza rispetto al settore si collocano invece le imprese che offrono prodotti di lusso, più difficilmente aggredibili dai concorrenti internazionali e che stanno registrando incrementi consistenti nel portafoglio ordini.
L’analisi del distretto industriale fermano – maceratese evidenzia come siano per lo più imprese di medio/grande dimensione ad intraprendere percorsi di decentramento produttivo, il più delle volte per le fasi del taglio e dell’orlatura della tomaia e in misura minore attraverso costituzioni di nuovi complessi industriali all’estero; le unità più piccole restano ancora particolarmente legate al distretto industriale a causa delle ridotte dimensioni che non consentono di far fronte ai necessari investimenti.
Il decentramento internazionale presenta notevoli costi a carico dell’impresa che vanno accuratamente presi in considerazione: costi di avvio della produzione, di trasporto, di controllo, di comunicazione e tempi di consegna spesso molto lunghi.
Esso sta rivestendo tuttavia un ruolo fondamentale nel settore calzaturiero in quanto il mancato insediamento nei mercati internazionali delle imprese italiane avrebbe favorito lo sviluppo e il rafforzamento dei nuovi concorrenti e la cessazione di molte attività nazionali.
Ma per assicurare alle imprese italiane il recupero della competitività nei mercati interni ed esteri è necessario che le risorse nazionali che vengono liberate grazie al decentramento siano poi impegnate nelle attività ad alto contenuto strategico utili ad aumentare la capacità dell’impresa di distinguersi dalla concorrenza.
Il decentramento, se non opportunamente controllato, può innescare processi di de-industrializzazione a livello distrettuale con perdite di competenze e conoscenze professionali, ripercuotendosi negativamente sul fronte occupazionale, tenendo conto anche dell’impossibilità di attuare un processo di riconversione con un ritorno ai distretti industriali qualora si verificassero effetti negativi tali da indurre le imprese ad intraprendere il percorso inverso.
Se le imprese domestiche trasferiscono all’estero fasi delle lavorazioni che prima venivano svolte internamente allo scopo di aumentare i margini di profitto senza reinvestirli per incrementare la produttività, difficilmente una strategia di questo tipo può far crescere il settore e favorire l’occupazione nazionale.
Occorre invece focalizzare le proprie risorse al fine di elevare il contenuto tecnologico dei prodotti e dei processi e puntare sulla novità e qualità del prodotto, attraverso opportune politiche di marca, di certificazione e di ricerca.
Politiche di questo tipo possono condurre ad ipotesi di aggregazione tra imprese, specie quelle di piccola dimensione al fine di superare i propri limiti strutturali, oltre che a progetti globali di innovazione, in collegamento con atenei e centri di ricerca tecnologica.
Si rende quindi necessario analizzare il comportamento delle imprese nei confronti del decentramento internazionale per poter stabilire con quali effetti tale strategia si ripercuote sui sistemi produttivi nazionali.
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Informazioni tesi
Autore: | Sara Macellari |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2005-06 |
Università: | Università degli Studi di Macerata |
Facoltà: | Economia |
Corso: | Economia aziendale |
Relatore: | Cesare Tomassetti |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 48 |
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