Il partenariato pubblico privato e l'introduzione del dialogo competitivo in Italia
A seguito della prassi da alcuni anni crescente, nell’utilizzo di nuove forme di collaborazione tra amministrazione pubblica e settore privato, specie in settori caratterizzati da un certo livello di complessità tecnica, come appare essere quello dei lavori pubblici, nell’Unione Europea (UE) e di conseguenza in Italia, si sta assistendo ad una progressiva crescita nell’impiego di Partnership tra pubblico e privato (PPP), proprio nel suindicato ambito. Ciò non è passato inosservato alle istituzioni, specie comunitarie, le quali già da alcuni anni hanno manifestato interesse verso il fenomeno, fino all’emissione di un Libro Verde sul PPP , e ancora più importante, di una direttiva, la 2004/18/CE (d’ora in poi, la direttiva) la quale introduce nuovi strumenti idonei a rendere più efficienti il quadro normativo europeo dei lavori pubblici, uno dei quali, il dialogo competitivo sta destando forte interesse ed alimentando un certo dibattito, finalizzato a studiarne l’applicazione, perché consente all’amministrazione pubblica di convocare anteriormente alla fase di gara (d’appalto o finalizzata alla realizzazione di relazioni di PPP, come più avanti si vedrà), gli operatori di mercato al fine di ottenere le informazioni necessarie per poter porre in essere complessi appalti od operazioni di PPP.
Stante quindi l’interesse crescente in questo ambito, appare interessante analizzare come queste nuove modalità di intervento possano essere adoperate, ed eventualmente adattate nell’UE, e specificamente nella realtà italiana, al fine di superare il cronico deficit infrastrutturale che caratterizza il nostro Paese, con particolare riferimento al dialogo competitivo, di cui la direttiva accenna una procedura per così dire standard, all’art. 29, e come possa integrarsi nella prassi vigente in Italia.
Come obiettivo appare importante analizzare le nuove procedure ad oggetto, PPP e dialogo competitivo, al fine di poter dimostrarne l’applicabilità nella situazione italiana (oltre che comunitaria), manifestandone i relativi benefici; per far ciò ci si serve, stante l’assenza di precisi riferimenti (normativi, o meramente applicativi), delle prassi vigenti nei paesi in cui già sussistono questi istituti, e che tipicamente, sono riconducibili a tradizioni giuridiche di common law.
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Informazioni tesi
Autore: | Daniele Curcuruto |
Tipo: | Laurea II ciclo (magistrale o specialistica) |
Anno: | 2004-05 |
Università: | Università degli Studi di Bologna |
Facoltà: | Economia |
Corso: | Scienze dell'economia |
Relatore: | Renzo Baccolini |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 142 |
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