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L'evoluzione del tasso ufficiale di sconto come strumento di politica monetaria

"Il Governatore della Banca d’Italia taglia il Tus"; "Nuovo taglio del Tus"; "Fazio riduce il Tus"; "L’Europa si è unita nel tagliare i tassi"; gli ultimi mesi del 1998 hanno visto primeggiare tra le pagine dei quotidiani, economici e non, titoli, previsioni e commenti sulle variazioni del Tus. Tus, una parolina magica che è da sempre al centro di bellicose dichiarazioni dei responsabili di politica economica quale potente strumento per contrastare ora l’inflazione, ora la recessione o qualsiasi altra componente o congiuntura negativa dell’economia. Una cura per tutti i mali, dunque. Gli studiosi di economia sanno che non è proprio così, ma anche al più disinteressato dei cittadini qualche dubbio sorge sul reale potere di questo strumento dal nome così corto ed estraneo al linguaggio comune: Tus. Il fatto che poi significhi semplicemente tasso ufficiale di sconto, e che sia il tasso di interesse applicato dalla Banca d’Italia, non lo rende di certo più familiare alle tante persone per le quali l’unico tasso di interesse “interessante” è quello sul mutuo della casa. Né la curiosità di queste persone sarebbe stimolata da qualche commentatore di datate letture che si affrettasse a spiegare loro come "gli aumenti del Tus non sono altro che variazioni del costo del denaro per le banche e che queste dovranno a loro volta aumentare i tassi etc.etc.". La realtà odierna è molto diversa: l’influenza diretta sui tassi attivi bancari delle variazioni del Tus è quasi nulla, se si esclude l’effetto psicologico dell’annuncio da parte delle autorità monetarie di questa manovra. I tassi praticati dalle banche ordinarie, quelli più vicini agli “interessi” delle persone, ormai si muovono in base ad altri indici – tassi interbancari, tasso dei Bot – e alle scelte fatte nei confronti della clientela da parte delle banche stesse.
Più che determinare i tassi d'interesse il Tus ha finito per seguirli.
"La Banque (de France ) ne fixe pas le taux de l’interèt, elle le constate" fu l’epigrammatica definizione di uno dei “reggenti” della Banca di Francia, il signore de Warn . E’ più che mai attuale.
Questo ed altri aspetti ci dimostrano che negli anni il ruolo del Tus è mutato e l’analisi che segue cerca proprio di capire l’evoluzione di questo strumento che da “principe” della politica monetaria sembra sia stato ormai relegato ad un ruolo di secondo ordine. Nel primo capitolo l’attenzione è dedicata, seppur brevemente, alla politica monetaria e ai mezzi utilizzati per raggiungere i suoi obiettivi. Tra questi mezzi la parte da protagonista è riservata naturalmente al Tus. Dai manuali di politica economica, dagli scritti di famosi economisti, dalle relazioni del Governatore della Banca d’Italia, dalle fonti legislative e fino alle pubblicazioni più recenti - anche sui siti di Internet - si è cercato di ricostruire il significato, il ruolo e la storia di quello che poi, in estrema sintesi, è un valore percentuale: 4% nel 1969; oppure: 12.5% nel 1990. Questi sono i temi affrontati sostanzialmente nel secondo ma anche nel terzo capitolo, dove vengono riportate tutte le variazioni del Tus in Italia dal dopoguerra in poi, con una particolare attenzione alle variazioni più significative, di cui sono riportati i commenti apparsi sulla stampa dell'epoca e che rendono merito al reale valore dello strumento, forse più di ogni manuale che se ne sia occupato.
La storia del tasso ufficiale di sconto non può prescindere però da quella della politica monetaria in generale. Ecco che allora con i cambiamenti del ruolo di quest’ultima, fino ad arrivare all’integrazione monetaria raggiunta oggi in Europa, inevitabilmente le motivazioni e soprattutto l’efficacia delle variazioni del Tus si sono modificate completamente rispetto all’inizio e anche a buona parte del nostro secolo. A ciò è dedicata la parte finale del nostro studio, che comprende, naturalmente, anche gli avvenimenti riportati sui giornali di cui si accennava all’inizio e che concluderanno la nostra ricerca sul tasso ufficiale di sconto. Proprio gli avvenimenti degli ultimi tempi hanno forse reso attuale il Tus nel momento in cui stava per avviarsi alla pensione: l’autonomia della Banca d’Italia nella politica monetaria è venuta meno e le continue riduzioni del tasso, programmate dalla Banca Centrale Europea ed attuate dal nostro governatore, ne sono la dimostrazione.

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Introduzione 3 INTRODUZIONE << Il Governatore della Banca d’Italia taglia il Tus >>; << Nuovo taglio del Tus >>; << Fazio riduce il Tus >>; << L’Europa si è unita nel tagliare i tassi >>; gli ultimi mesi del 1998 hanno visto primeggiare tra le pagine dei quotidiani, economici e non, titoli, previsioni e commenti sulle variazioni del Tus. Tus, una parolina magica che è da sempre al centro di bellicose dichiarazioni dei responsabili di politica economica quale potente strumento per contrastare ora l’inflazione, ora la recessione o qualsiasi altra componente o congiuntura negativa dell’economia. Una cura per tutti i mali, dunque. Gli studiosi di economia sanno che non è proprio così, ma anche al più disinteressato dei cittadini qualche dubbio sorge sul reale potere di questo strumento dal nome così corto ed estraneo al linguaggio comune: Tus. Il fatto che poi significhi semplicemente tasso ufficiale di sconto, e che sia il tasso di interesse applicato dalla Banca d’Italia, non lo rende di certo più

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Informazioni tesi

  Autore: Silvio Labanca
  Tipo: Tesi di Laurea
  Anno: 1998-99
  Università: Università degli Studi di Salerno
  Facoltà: Economia
  Corso: Economia e Commercio
  Relatore: Ernesto Caroleo
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 179

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