Il bilancio dell'ente locale come strumento di guida verso l'economicità della gestione
Gli enti locali, così come altre amministrazioni pubbliche, sono stati oggetto di riforme assai significative nel corso degli anni ’90. Se volessimo indicare due provvedimenti che possano significativamente rappresentare il nucleo del processo di rinnovamento, potremmo sicuramente individuarli nella legge 8 giugno 1990 n.142 - ordinamento delle autonomie locali – e nel decreto legislativo 25 febbraio 1995, n. 77 – ordinamento finanziario e contabile degli enti locali. Il tema affrontato si presenta articolato in quattro capitoli.
Vorrei sottolineare che non si è proceduto ad una semplice descrizione delle modalità attuative della riforma ma, per tutto il lavoro svolto, si è adottato uno schema d’analisi che permettesse di valutare la consistenza e l’efficacia delle soluzioni proposte ai problemi di volta in volta sollevati. A tal fine:
· ex ante si sono ricercate le cause alle quali ricondurre presumibilmente la situazione di dissesto generalizzata;
· successivamente si sono illustrate le soluzioni proposte ai vari problemi ed in particolare ci si è soffermati su quelle concernenti l’introduzione e l’utilizzo di nuove strumentazioni contabili. Nell’analizzare le novità introdotte si sono, allo stesso tempo, sollevati remore, perplessità, aspetti dei problemi affrontati mal risolti e per i quali sussistevano incertezze interpretative;
· ex post nell’approfondire gli aspetti di criticità di volta in volta sollevati, se ne sono illustrate le possibili soluzioni la cui adozione sembra lasciata alle iniziative delle singole amministrazioni piuttosto che a precise norme di legge.
Rispettando tale logica espositiva nel primo capitolo, dopo aver individuato le principali cause del dissesto, si sono delineate i tratti essenziali del processo di aziendalizzazione, avviato con la legge 142/90, soffermandosi su quei provvedimenti miranti all’acquisizione e all’utilizzo di quegli strumenti contabili capaci di razionalizzare la gestione delle risorse pubbliche.
Le molteplici lacune soprattutto contabili che, di fatto, non hanno consentito l’avvio del sistema verso l’economicità di gestione più volte richiamata dalla l. 142/90, vengono finalmente rimosse con il decreto 77/95 le cui principali novità, per alcuni aspetti in maniera approfondita, vengono illustrate e discusse nel secondo capitolo. Benché le potenzialità applicative delle innovazioni introdotte permettano un decisivo passo in avanti per il perseguimento della razionalità di gestione, numerose appaiono le incongruenze che, paradossalmente, non permettono alle finalità volute dal legislatore di essere perseguite attraverso gli strumenti all’uopo previsti.
Nel capitolo terzo affrontando tali aspetti, a volte non considerate adeguatamente né dalla teoria né dalla prassi, emerge palesemente come il riscontrato gap tra finalità e strumenti sia essenzialmente dovuto alla scarsa conoscenza e considerazione della realtà in cui gli Enti sono chiamati ad operare. Il rischio che le strumentazioni contabili introdotte col decreto e le relative proposte di miglioramento, potrebbero tradursi semplicemente in nuovi fardelli formali a cui adempiere, è sicuramente elevato.
In conclusione ciò che si rimarca nella parte finale, è che non si avrà nessun recupero di economicità se prima non si soppianterà la cultura burocratico – amministrativa con una orientata ai risultati.
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Informazioni tesi
Autore: | Sergio Cali |
Tipo: | Tesi di Laurea |
Anno: | 1997-98 |
Università: | Università degli Studi della Calabria |
Facoltà: | Economia |
Corso: | Discipline Economiche e Sociali |
Relatore: | Franco Rubino |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 181 |
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