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La Federazione pavese del PCI e l'unificazione europea (1950-1979)

La tesi di laurea analizza in quale modo una federazione provinciale del PCI (in questo caso quella di Pavia) si sia posta di fronte al processo di unificazione europea. Il comportamento della federazione pavese è stato preso in esame nel periodo 1950 (nascita della Ceca) - 1979 (prime elezioni dirette per il parlamento europeo), attraverso fonti d'archivio, fonti giornalistiche e fonti orali. Si è delineato un quadro che varia da periodo a periodo: per gli anni Cinquanta l'allineamento alle direttive centrali del partito è totale e da ciò deriva una forte opposizione a ogni aspetto del processo di unificazione europea, opposizione che si esplica in particolare contro la Ced (Comunità europea di difesa). Negli anni Sessanta il nuovo avversario del Pci pavese è il Mercato Comune, visto come un elemento dannoso per gli interessi dell'agricoltura locale: ciò nell'ambito, però, di un diffuso disinteresse per la questione, disinteresse che porta a non considerare le rivisitazioni che alcuni intellettuali comunisti svolgono a livello nazionale. Con gli anni Settanta si verifica un cambiamento repentino, dovuto al rinnovamento della leadership all'interno della federazione e al nascere di frequenti contatti con il Mfe (Movimento Federalista Europeo). La Federazione pavese inizia a guardare con favore al processo di unificazione europea e crea un'apposita commissione per lo studio della questione. Tale commissione è guidata da giovani che avevano la doppia tessera Pci-Mfe e arrivano ad elaborare una teoria assolutamente all'avanguardia, tanto da suscitare interesse (e critiche) a livello nazionale: sostengono infatti che la sola via per instaurare il socialismo in Europa sia la creazione della Federazione europea tra i Paesi Cee.

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6 Lo scopo del presente lavoro è quello di indagare il modo in cui la Federazione pavese del partito comunista si è rapportata col processo di unificazione europea 1 , se e come se ne è interessata, secondo quali schemi lo ha interpretato. Si tratta di un tentativo di verificare l’influenza di tale processo su un soggetto politico diverso dai governi e dalle diplomazie: questi, infatti, erano costretti a confrontarsi con i problemi posti dall’unificazione europea anche se nell’ambito esclusivo della politica estera, mentre i partiti, che si muovono nel quadro nazionale, possono non occuparsi della questione, perché la considerano ininfluente rispetto alla bilancia del potere nell’ambito dello Stato 2 . Occorre aggiungere che il fatto di condurre una simile analisi in una dimensione locale come quella della provincia di Pavia permette di analizzare le posizioni di un partito a un livello più vicino a quello della base, costituendo pertanto una verifica importante di fatti magari, come nel nostro caso, già studiati, ma avendosi come elemento focale d’attenzione soltanto le decisioni di vertice. * * * * * * 1 Si è tentato di usare, in questo lavoro, il termine “processo di unificazione europea” secondo la definizione che ne dà Mario Albertini: con unificazione europea si intende la globalità del processo, costituito a sua volta da atti di integrazione e da atti di costruzione. Gli atti di integrazione sono un semplice approfondimento della cooperazione fra Stati, come per esempio la costituzione di un Comando militare interalleato durante la seconda guerra mondiale; gli atti di costruzione, invece, inseriscono un dato politico nuovo, che permette l’evolvere della situazione, appunto, in senso innovativo: le elezioni dirette del Parlamento europeo sono un esempio di atto di costruzione. Cfr. MARIO ALBERTINI, L’Europa sulla soglia dell’Unione, in “Il federalista”, anno XXVIII, 1986, n° 1, p. 28. 2 Cfr. MARIO ALBERTINI, Elezione europea, governo europeo e Stato europeo, in “Il federalista”, anno XVIII, n° 4, pp. 207-209.

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