Cronologia

Risoluzione Onu sulla condanna a morte

Con la risoluzione 1984/50, approvata dal Consiglio Economico e Sociale delle Nazioni Unite, vengono adottate Misure di salvaguardia per garantire la protezione dei diritti delle persone che affrontano la pena di morte. Il documento stabilisce una serie di principi specifici nei confronti di tutte le persone che sono condannate alla pena di morte e "codifica" gli standard internazionali di equità processuale con riferimento specifico all'ipotesi della pena capitale.
Questo documento afferma che, in tutti quei paesi che non hanno ancora abolito la pena di morte, essa non può essere imposta che per i crimini più gravi, intendendo con ciò tutti i crimini intenzionali aventi conseguenze fatali o altre conseguenze estremamente gravi. La pena capitale non può essere imposta che per un crimine per il quale essa è prescritta al momento in cui esso è avvenuto. E' stabilito che i minori di 18 anni al momento del crimine non sono condannati a morte, così come non lo è una donna incinta, la madre di un bambino ancora piccolo o una persona colpita da malattia mentale.
La pena di morte può essere applicata solo quando la colpevolezza della persona accusata di un crimine sia accertata da prove chiare e convincenti, che non lasciano spazio ad alcuna altra interpretazione dei fatti. Essa sarà inoltre eseguita in virtù di un processo reso da un tribunale competente, dopo una procedura giuridica che offra tutte le garanzie possibili per assicurare un processo equo. Il condannato a morte avrà anche il diritto di fare appello ad una giurisdizione superiore e chiedere la grazia o la commutazione della pena.
Qualora la pena capitale sia eseguita, si deve recare il minimo di sofferenza possibile al condannato.