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Ribbentrop in Italia
Ribbentrop, in visita in Italia, ha due colloqui con Mussolini, alla presenza di Ciano e dell'ambasciatore tedesco von Mackensen, durante i quali si parla molto sia del conflitto russo-finlandese, sia dei rapporti italo-sovietici.
Nel corso del primo colloquio Ribbentrop rassicura i governo italiano sugli sviluppi della politica interna ed estera moscovita: «Nel campo della politica estera la Russia non pensa ad alcuna azione, essendo i suoi sguardi rivolti esclusivamente verso l'interno del Paese, a motivo della trasformazione organizzativa subita dal regime bolscevico [...]. In tale stato di cose, i russi non rappresenterebbero un problema nemmeno per i Balcani. Stalin sarebbe naturalmente disposto a concludere in qualsiasi momento un accordo con la Romania che gli assicurasse in parte o per intero la Bessarabia. Non si lascerebbe però coinvolgere in un conflitto con la Romania, in vista delle ripercussioni incalcolabili che ciò avrebbe negli altri Paesi e dell'allargamento del conflitto, che certamente ne seguirebbe, a tutto l'Oriente».
Il secondo colloquio riguarda essenzialmente lo stato dei rapporti italo-sovietici, con Ribbentrop che ribadisce la necessità per l'Asse di giungere a un chiarimento. Mussolini definisce come »possibilissimo» un miglioramento dei rapporti, ma è necessario un nuovo passo tedesco, affinché Mosca dichiari il suo disinteresse per i Balcani. Tuttavia il Duce parla di una ripresa delle relazioni economiche prima di nuovi contatti politici, cioè l'opposto di quanto chiede il governo sovietico che si trova sicuramente in una condizione di forza, visto l'appoggio di Berlino.
Questi due incontri possono essere forse considerati come un "turning point" della politica italiana nei confronti dell'Unione Sovietica: adesso che anche la guerra con la Finlandia giunge a termine, viene meno un forte elemento di contrasto (o perlomeno usato in tal modo dai due governi) tra i due paesi e un riavvicinamento sembra possibile.
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