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Approvata la riforma della scuola di Bottai
Il Gran Consiglio del Fascismo approva le ventinove sintetiche dichiarazioni contenute nella Carta della scuola, che definiscono il suo progetto di riforma della scuola presentato dal ministro dell'Educazione nazionale Giuseppe Bottai. Questo documento si propone di stabilire i principi, le finalità e i metodi di educazione, promuovendo l'ingresso delle masse nella scuola e fondandosi su un nuovo umanesimo fascista che ridimensiona le discipline classiche e riabilita i valori umani della scienza, della tecnica e del lavoro. Il nuovo documento programmatico conferisce un nuovo aspetto alla scuola italiana: la «scuola popolare» di Bottai deve rispondere alle necessità dello Stato attraverso un impegno continuo di selezione. In esso troviamo il riconoscimento del valore educativo del lavoro manuale, non solo nelle elementari, ma anche negli istituti superiori: bisogna superare la scolarizzazione che disabitua e allontana dalla manualità ed offre «sia pure involontario incentivo alla gioventù di spostare la propria condizione sociale». Per la prima volta la Carta stabilisce, nella IX Dichiarazione, l'obbligatorietà della scuola materna per disciplinare «le prime manifestazioni dell'intelligenza e del carattere dal quarto al sesto anno». La scuola elementare, chiamata «del primo ordine», viene suddivisa in due cicli: scuola elementare triennale, ulteriormente distinta in urbana e rurale con programmi ed orari differenziati, e scuola del lavoro biennale. La scuola media inferiore, chiamata «del secondo ordine», viene ripartita in tre settori: la scuola artigiana triennale assegnata ai maestri (nei suoi cinque tipi: agricola, artistica, commerciale, industriale, nautica), senza uno sbocco ulteriore, che deve radicare i fanciulli al lavoro tradizionale della famiglia di appartenenza; la scuola professionale, con la «funzione di preparare le piccole classi impiegatizie e le migliori maestranze delle industrie», che permette solo lo sbocco alla scuola tecnica; la scuola media unica e triennale per coloro che avrebbero proseguito negli studi secondari e universitari. Quest'ultima nasce dalla fusione dei tre preesistenti tipi di scuola media inferiore (ginnasio inferiore, istituto tecnico inferiore e istituto magistrale inferiore) e diventerà operativa con una legge dello Stato del 1940, aprendo così la strada all'attuale scuola media unica.
L'orientamento del fanciullo nella vita secondo gli ideali fascisti rappresenta, per Bottai, il fine ultimo della scuola, ed è proprio questa che, in aggiunta all'offerta di formazione culturale, deve fornire «un'educazione civica e guerresca adatta ai tempi».
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