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Postura, alterazioni posturali e deformità vertebrali in età evolutiva


La postura è data dalla corretta armonia tra gli aspetti neurofisiologici, psicomotori e biomeccanici, che danno luogo ad atteggiamenti, dei vari segmenti corporei, sia statici che dinamici.

La postura è realizzata dalla continua contrazione e decontrazioni dei muscoli antigravitari che si attivano in seguito a stimoli riflessi, interessando maggiormente la porzione del rachide, importante per il mantenimento di una postura corretta.

Il periodo dell’adolescenza e dell’infanzia vengono considerati come il momento di transizione del nostro corpo per il raggiungimento della maturità morfologica e strutturale che caratterizza l’età adulta.
In un soggetto di 9-10 anni con normale sviluppo sia dal punto di vista ponderale che staturale, nelle fasi successive presenterà uno squilibrio di queste due componenti, per via di una eccessiva crescita in altezza non accompagnata da una corretta crescita in “larghezza”, e ciò sarà il promotore di sviluppi, prima di determinati segmenti corporei rispetto ad altri, che provocheranno uno scompenso dello schema posturale. Infatti il soggetto è spinto a dover correggere continuamente le posture, ad eseguire degli aggiustamenti dello schema corporeo, per via della continua crescita della continua crescita del soma.

Il periodo dell’età prepuberale è importante perché è in esso che si completa l’organizzazione strutturale del soggetto (organi interni), adattandosi alle richieste dell’ambiente.
La seconda tappa evolutiva, rappresentata dall’età puberale invece, rappresenta il periodo di maturazione che si sviluppa prima nei soggetti di sesso femminile (12-13 anni) e poi in quelli di sesso maschile (14-15) evidenziando questi ultimi un infantilismo psichico e fisico prolungato.

È ben noto come malformazioni dello schema posturale si verifichino maggiormente durante l’età evolutiva che se non curata rappresenta un grave rischio per conseguenti problematiche in età adulta.
È proprio per questo quindi che bisogna sempre poter diagnosticare in tempi precoci il problema in modo tale da poter adottare subito un protocollo sia preventivo che compensativo.
Una delle principali problematiche che si tende a verificare al livello del tratto dorale della colonna vertebrale, è il dorso curvo, che per via della sua conformità scarica tutte le forze sul tratto lombare e cervicale, compromettendo così la crescita dei corpi vertebrali che nella loro evoluzione si plasmano con una forma a cuneo.

Il morbo più conosciuto al livello del tratto dorsale, è il morbo di Scheuermann, ovvero una infiammazione con successiva necrosi dei nuclei di ossificazione apofisari e epifisari del corpo vertebrale, che ritardando la calcificazione portano alla formazione a cuneo di almeno tre vertebre con successivo allungamento del corpo vertebrale in senso sagittale, ernie di Schmorl e ernie del disco.

Al livello lombare della colonna vertebrale la principale patologia che si verifica è l’iperlordosi lombari, che se non rimossa porta ad eccessive sollecitazioni di compressione e di taglio sui dischi e sulle facce articoli lombari.

La deformità più importante del tratto lombare è dovuta ad una spondilolistesi, ovvero ad uno scivolamento vertebrale di L5 su S1 causato molto probabilmente da spondilolisi, ovvero una frattura pars interarticularis (frattura del punto di giunzione tra il peduncolo, le faccette articolari e le lamine spinose).
L’insorgenza della spondilolistesi può essere asintomatica o con manifestazione di un dolore sordo al livello dell’aria della lesione.

L’atteggiamento scoliotico, è una delle principali patologie del rachide che si sviluppa sul piano frontale, manifestandosi con un dislivello al livello delle spalle, delle scapole e del triangolo della taglia.

L’atteggiamento scoliotico è possibile ridurlo in breve tempo con un trattamento riabilitativo, mentre quando si parla di scoliosi vera si richiede di un trattamento più invasivo, dovuto dal fatto che è caratterizzata da una alterazione delle curve fisiologiche del rachide sul piano frontale, conseguenza di una rotazione del corpo vertebrale, che in fase di flessione del busto ne causa la presenza del gibbo sul lato della convessità della curva.

Questi atteggiamenti posturali errati, dovuti molto probabilmente ad uno squilibrio del corpo, conseguenze di vari fattori, vengono fissati al livello del sistema nervoso centrale e quindi diviene di fondamentale importanza rendere il soggetto attivo sottoponendolo a protocolli personalizzati per il riassesto corporeo.

Tratto da TEORIA TECNICA DIDATTICA ATTIVITÀ MOTORIA di Vincenzo Sorgente
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