Multilateralismo
Esistenza di mercati commerciali e valutari dove compro/vendo, entro/esco quando voglio e come voglio.
Riuscire a instaurare il multilateralismo sul piano commerciale fu complesso: la possibilità di scambiare valute l’una con l’atra non avviene subito, il ritorno alla convertibilità perfetta della moneta fu negli anni ‘50.
Tutto questo avviene grazie al contributo degli USA, delle istituzioni internazionali. Quest’ultime (come FMI, Banca Mondiale, GATT che darà vita all’organizzazione mondiale del commercio WTO) sicuramente non erano pienamente democratiche, non avevano un’autonomia assoluta (nella nomina dei vertici, nella presenza stessa dei soldi, gli USA contavano più di altri paesi) e non erano neanche estensione della volontà della grande potenza americana o delle grandi potenze angloamericane. Anche questo fu un passo avanti importante, cioè costruire istituzioni che avessero autonomia decisionale e anche finanziaria. Gli USA furono sempre molto attenti a quanto forti potessero divenire queste istituzioni, le temevano. Quando gli USA vanno in crisi, non adottano politiche coerenti con quelle previste dagli accordi di Bretton Woods che prevedevano svalutazione del dollaro.
Nell’ambito di Bretton Woods, fu importante il GATT “ General Agreements on Tariffs and Trade” cioè accordo generale sulle tariffe e sul commercio.
Esso non era quello che avrebbero voluto Keynes e White, che avevano immaginato (soprattutto Keynes) una grande istituzione che si sarebbe dovuta chiamare ITO International Trade Organization che si sarebbe dovuta occupare del commercio internazionale (Keynes era nemico di un’eccessiva integrazione finanziaria ma riteneva possibile un’integrazione commerciale). Nel 1944 gli USA (paese più forte) bocciarono il progetto, che quindi non fu attuato. In cambio, venne fatto una sorta di compromesso, un accordo del 1947 con cui non viene creata una nuova istituzione ma viene siglato un accordo chiamato GATT. Nelle idee di Keynes, l’ITO avrebbe anche dovuto evitare che i prezzi delle materie prime più importanti fossero fluttuanti, volatili, ma avrebbe dovuto determinare cambi stabili, garantendo quindi stabilità senza shock di domanda per le imprese mondiali e gli industriali nel futuro. Inoltre, avrebbe dovuto formare un’autorità antitrust per sorvegliare i mercati, per evitare abusi in essi. Insomma compiti molto ambiziosi. Gli USA non vollero perdere sovranità in questi campi e quindi in cambio approvarono l’istituzione dell’accordo GATT, la quale è istituzione precaria perché non ha uno statuto, una sede o un presidente, è una cosa molto più contrattuale che istituzionale, è non permanente e non nasce con l’obiettivo di sopravvivere, non ha apparati di gestione e di guida forti come avrebbe voluto Keynes.
Il GATT realizza i cosiddetti “8 rounds”: a partire dal 1947 fino al 1995 (ultima data), si istituirono 8 date, 8 incontri in cui i paesi sottoscrivevano, ogni 7/8 anni, accordi per ridurre le tariffe, i dazi e il ritorno alla clausola della nazione più favorita (quella di Cobden-Chevalier). Questo produce una forte crescita del commercio mondiale, che cresce molto più rapidamente del PIL mondiale anche grazie a quello che il GATT riesce a realizzare.
Esso agisce molto più a favore dei paesi ricchi, ma anche per quelli non sviluppati.
Il GATT ha forti limiti di attività/potestà:
• può agire solo su settori manifatturieri, settore industriale (no agricoltura e servizi); • agisce solo su pochi strumenti di prezzo, come dazi e tariffe tasse e strumenti più morbidi;
• non ha nessuna attività “giudiziaria”, non ha la funzione di “authority” può attribuire sanzioni e multe, decisioni a favore di un paese contro un altro;
• Il grande incremento del commercio è favorito dalle istituzioni mondiali, anche dal GATT ma non è dettato dal fatto che i redditi aumentano, non è la causa scatenante: è più il reddito che traina il commercio, non tanto la maggiore libertà commerciale (che però favorisce gli scambi);
Bretton Woods e GATT si affermano e si presentano come economie nazionali sane che investono, scommettono sul futuro con un po’ di controlli commerciali, molti controlli finanziari, bassa integrazione finanziaria e tutto questo determina la crescita dell’economia mondiale che ha un impatto positivo a sua volta sui commerci che aumentano anno dopo anno. Fondamentalmente è un sistema buono, che si fonda su economie nazionali sempre più robuste che vedono crescere il proprio benessere nonostante i controlli finanziari e commerciali serrati.
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Dettagli appunto:
- Autore: Federica Palmigiano
- Università: Università degli Studi di Palermo
- Facoltà: Scienze Politiche
- Esame: Storia del pensiero politico e della politica economica internazionale
- Docente: Pier Francesco Asso
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