Teorie del segno
Agostino definisce il segno come una cosa che fa venire in mente qualcos’altro con la sua presenza e trasmette anche un’immagine di se stesso.
• Pierce
Pierce costruisce il triangolo semiotico secondo cui ogni segno è costituito da 3 aspetti:
- significante = aspetto fisico del segno/aspetto materiale, è l’oggetto così come lo vediamo- significato = senso che attribuiamo all’oggetto, idea mentale attribuita al significante
- referente = qualcosa che è esterno
Il senso fa riferimento al referente, viene mediato dal significato ed entra a far arte del triangolo semiotico. Tra significante e referente non c’è un collegamento diretto (infatti la linea è tratteggiata) perché il rapporto è mediato dal significato, che è l’interpretazione del significante che collega la parola all’oggetto fisico. Senza significato e quindi senza l’interprete non si può fare il collegamento tra parola e oggetto.
Pierce inoltre dice che tutti i segni in relazione all'oggetto possono essere classificati in:
• simbolo = segno che nasce in modo arbitrario, il simbolo è un segno che si riferisce all'oggetto e deve essere interpretato come riferentesi a quell'oggetto, è generale ma anche l'oggetto al quale esso si riferisce è di natura generale. Es. nome comune.
• indice = è un segno che si riferisce all'oggetto ed è realmente determinato da quell'oggetto, quindi l'oggetto agisce sull'indice e i 2 hanno delle qualità in comune. Es. fumo (vedo il fumo che mi indica la presenza di un fuoco), orma sulla spiaggia (vedo l'orma che mi indica che qualcuno è passato sulla spieggia).
• icona = qualsiasi segno che rappresenta qualcosa per via di caratteristiche che ha in comune con quell'oggetto/cosa che rappresenta. Es. quadro.
• simbolo = segno che nasce in modo arbitrario, il simbolo è un segno che si riferisce all'oggetto e deve essere interpretato come riferentesi a quell'oggetto, è generale ma anche l'oggetto al quale esso si riferisce è di natura generale. Es. nome comune.
• indice = è un segno che si riferisce all'oggetto ed è realmente determinato da quell'oggetto, quindi l'oggetto agisce sull'indice e i 2 hanno delle qualità in comune. Es. fumo (vedo il fumo che mi indica la presenza di un fuoco), orma sulla spiaggia (vedo l'orma che mi indica che qualcuno è passato sulla spieggia).
• icona = qualsiasi segno che rappresenta qualcosa per via di caratteristiche che ha in comune con quell'oggetto/cosa che rappresenta. Es. quadro.
• De Saussure
De Saussure è considerato il fondatore della linguistica moderna. Secondo lui il segno è composto da 2 elementi: il significato e il significante che sono legati da una relazione arbitraria perché si rimane all'interno di un codice.
Il significato è un concetto (mentale) mentre il significante è un suono/immagine.
Nel concetto di De Saussure non c'è il referente quindi non si prende in considerazione il riferimento alla realtà esterna e non si ha più un triangolo semiotico ma una moneta con 2 facce, una è il significato e l'altra è il significante.
De Saussure fa anche una distinzione tra:
• studio sincronico = studio di una lingua con tutti gli usi che vengono fatti in un determinato momento in un certo luogo perché una lingua varia a seconda del momento storico/luogo/contesto. È lo studio che serve per vedere quali sono i diversi usi della lingua.
• studio diacronico = è lo studio per vedere come una lingua si è evoluta nel corso del tempo.
De Saussure infine fa una dicotomia tra:
• langue (= lingua) = insieme di regole/strutture grammaticali/vocaboli, è il codice.
• parole (= parola) = uso che si fa della lingua/esecuzione, è come il codice viene usato.
Questi 2 elementi sono strettamente collegati poiché la langue affinché la parole produca i suoi effetti ma la parole è indispensabile affinché la lingua si stabilisca.
• studio sincronico = studio di una lingua con tutti gli usi che vengono fatti in un determinato momento in un certo luogo perché una lingua varia a seconda del momento storico/luogo/contesto. È lo studio che serve per vedere quali sono i diversi usi della lingua.
• studio diacronico = è lo studio per vedere come una lingua si è evoluta nel corso del tempo.
De Saussure infine fa una dicotomia tra:
• langue (= lingua) = insieme di regole/strutture grammaticali/vocaboli, è il codice.
• parole (= parola) = uso che si fa della lingua/esecuzione, è come il codice viene usato.
Questi 2 elementi sono strettamente collegati poiché la langue affinché la parole produca i suoi effetti ma la parole è indispensabile affinché la lingua si stabilisca.
• Hjelmslev
Hjelmslev a differenza di De Saussure scende nei particolari. Egli parla di funzione segnica che si stabilisce tra il piano dell'espressione e il piano del contenuto e a loro volta questi piani si stratificano in una forma e una sostanza e si ottiene quindi una forma del contenuto e una forma dell'espressione, una sostanza del contenuto e una sostanza dell'espressione. Inoltre sia per l'espressione che per il contenuto c'è una materia.
La stratificazione del linguaggio si distingue in 2 piani:
1) il piano dell'espressione, che si articola nello strato della forma dell'espressione, nello strato della sostanza dell'espressione e nello strato della materia dell'espressione, e
2) il piano del contenuto, che si articola nello strato della forma del contenuto, nello strato della sostanza del contenuto e nello strato della materia del contenuto
Per spiegare questo modello si possono usare 2 esempi tratti dalla vita di tutti i giorni:
Es. 1 = dossi della velocità: la materia è il cemento e gli do una forma che corrisponde alla sostanza dell’espressione e la forma è stata creata per il contenuto, ovvero far rallentare le auto per non andare troppo veloci. Il messaggio è che nella strada ho un dosso fatto di una materia che mi dà una forma, ovvero mi dice cosa devo fare.
Es. 2 = concetto “non so”: questo concetto può essere espresso in lingue diverse ma la composizione della forma cambia perché le strutture grammaticali delle altre lingue non è come quella dell’italiano (ita = io non so, eng = i don’t know). La materia è il concetto del non sapere, la forma dell’espressione è il modo in cui questo concetto viene comunicato, la sostanza dell’espressione è diversa per ogni lingua.
Es. 1 = dossi della velocità: la materia è il cemento e gli do una forma che corrisponde alla sostanza dell’espressione e la forma è stata creata per il contenuto, ovvero far rallentare le auto per non andare troppo veloci. Il messaggio è che nella strada ho un dosso fatto di una materia che mi dà una forma, ovvero mi dice cosa devo fare.
Es. 2 = concetto “non so”: questo concetto può essere espresso in lingue diverse ma la composizione della forma cambia perché le strutture grammaticali delle altre lingue non è come quella dell’italiano (ita = io non so, eng = i don’t know). La materia è il concetto del non sapere, la forma dell’espressione è il modo in cui questo concetto viene comunicato, la sostanza dell’espressione è diversa per ogni lingua.
Hjelmslev si chiede come può applicare il suo modello a forme di comunicazione non verbale come ad esempio la gestualità e arriva a dire che la materia dell’espressione è l’insieme ∞ dei segni, la forma dell’espressione selezione alcuni gesti dando una particolare forma per renderli significativi e la materia del contenuto è il vocabolario gestuale.
Secondo Hjelmslev è possibile che la medesima forma di espressione si manifesti mediante diverse sostanze come ad esempio suoni/scrittura, con il suono pronuncio una frase e con la scrittura scrivo una frase e si ha quindi sostanze diverse ma stessa forma.
Secondo Hjelmslev è possibile che la medesima forma di espressione si manifesti mediante diverse sostanze come ad esempio suoni/scrittura, con il suono pronuncio una frase e con la scrittura scrivo una frase e si ha quindi sostanze diverse ma stessa forma.
• Petöfi
Petöfi crea il modello segnico integrativo (modello segnico più evoluto) partendo dalla disciplina Testologia Semiotica dove i testi sono trattati come complessi segnici dal punto di vista sintattico e semantico.
Petöfi parla di architettonica di segno formata dalla struttura sintattica di un comunicato (formal) e di una struttura semantica di un comunicato (semantica). L'architettonica formale è signifians e l'architettonica semantica è significatum.
I simboli usati in questo modello sono:
Ve (= vehiculum) → manifestazione fisica di un testo, gli angoli intorno al quadrato di ve simbolizzano l'interno veicolare, ovvero tutto quello che sta attorno al vehiculum, il rettangolo esterno è tratteggiato e non definito del tutto perché è difficile definire cosa fa parte del vehiculum e cosa no e non viene definito una volta per tutte.
VeIm (= vehiuculum imago) → immagine mentale del vehiculum, è da qui che nasce la comunicazione legata alla capacità di riconoscere la struttura sintattica.
Fo (= formatio) → architettonica formale di Ve.
Fc (= formatio comunicata) → architettonica assegnabile a Ve nella situazione comunicativa.
VeIm e Fc sono 2 facce della stessa entità, il modello mentale (= M) nasce quando Fc prende senso
Fò (= formatio sistemica) → architettonica formale assegnabile a Ve nel quadro della conoscenza sistemica.
Se (= sensus) → architettonica semantica di Ve.
So (= sensus sistemico) → architettonica semantica assegnabile a Ve nel quadro della conoscenza sistemica.
Sc (= sensus comunicato) → architettonica semantica assegnabile a Ve nella situazione comunicativa.
Re (= relatum) → riferimento esterno, gli angoli intorno al quadrato che contiene Re simbolizzano l'intorno del relatum. Il problema del riferimento esterno viene risolto da Petöfi affermando che il riferimento esterno non esiste perché non si può trovare il modo di uscire dal linguaggio ma si può avere l'immagine mentale del riferimento esterno e quindi con ReIm si ha l'immagine mentale del riferimento esterno/referente.
ReIm (= relatum imago) → immagine mentale di Re.
ReIm e Sc sono 2 facce della stessa medaglia e danno vita la modello mentale (= M).
Per Petöfi il risultato di questo schema è il testo (= T) e per creare il testo si parte da un oggetto che esiste nella realtà fenomenica definito Re.
Procedura: si parte da Re che ha immagine mentale (ReIm) che ha senso (Se) e si può mettere in una forma (Fo) e comunicarlo agli altri. Prima di comunicare agli altri, nella mente si crea l'immagine mentale (VeIm) che porta al Ve, cioè alla fine quello che l'altro riceve/ascolta. Il procedimento per la produzione di un comunicato parte da Re per arrivare a Ve, il procedimento per la ricezione è diametralmente opposto si parte da Ve per arrivare a Re.
I simboli usati in questo modello sono:
Ve (= vehiculum) → manifestazione fisica di un testo, gli angoli intorno al quadrato di ve simbolizzano l'interno veicolare, ovvero tutto quello che sta attorno al vehiculum, il rettangolo esterno è tratteggiato e non definito del tutto perché è difficile definire cosa fa parte del vehiculum e cosa no e non viene definito una volta per tutte.
VeIm (= vehiuculum imago) → immagine mentale del vehiculum, è da qui che nasce la comunicazione legata alla capacità di riconoscere la struttura sintattica.
Fo (= formatio) → architettonica formale di Ve.
Fc (= formatio comunicata) → architettonica assegnabile a Ve nella situazione comunicativa.
VeIm e Fc sono 2 facce della stessa entità, il modello mentale (= M) nasce quando Fc prende senso
Fò (= formatio sistemica) → architettonica formale assegnabile a Ve nel quadro della conoscenza sistemica.
Se (= sensus) → architettonica semantica di Ve.
So (= sensus sistemico) → architettonica semantica assegnabile a Ve nel quadro della conoscenza sistemica.
Sc (= sensus comunicato) → architettonica semantica assegnabile a Ve nella situazione comunicativa.
Re (= relatum) → riferimento esterno, gli angoli intorno al quadrato che contiene Re simbolizzano l'intorno del relatum. Il problema del riferimento esterno viene risolto da Petöfi affermando che il riferimento esterno non esiste perché non si può trovare il modo di uscire dal linguaggio ma si può avere l'immagine mentale del riferimento esterno e quindi con ReIm si ha l'immagine mentale del riferimento esterno/referente.
ReIm (= relatum imago) → immagine mentale di Re.
ReIm e Sc sono 2 facce della stessa medaglia e danno vita la modello mentale (= M).
Per Petöfi il risultato di questo schema è il testo (= T) e per creare il testo si parte da un oggetto che esiste nella realtà fenomenica definito Re.
Procedura: si parte da Re che ha immagine mentale (ReIm) che ha senso (Se) e si può mettere in una forma (Fo) e comunicarlo agli altri. Prima di comunicare agli altri, nella mente si crea l'immagine mentale (VeIm) che porta al Ve, cioè alla fine quello che l'altro riceve/ascolta. Il procedimento per la produzione di un comunicato parte da Re per arrivare a Ve, il procedimento per la ricezione è diametralmente opposto si parte da Ve per arrivare a Re.
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Dettagli appunto:
- Autore: Emma Lampa
- Università: Università degli Studi di Macerata
- Facoltà: Scienze Politiche
- Corso: Scienze della Comunicazione
- Esame: Semiotica
- Docente: Andrea Garbuglia
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