Il relativismo estetico-critico, Schapiro
Il relativismo estetico-critico, Schapiro
Tali enunciazioni teoriche preludono all’indagine più semioticamente specifica del secondo dei saggi qui presentati, Alcuni problemi di semiotica delle arti figurative: campo e veicolo nei segni-immagine, del1969. La dialettica forma-contenuto non è direttamente interscambiabile con la nozione saussariana di bi-planarità del segno, ma è intrinsecamente complementare a essa, poiché all’aspetto semico, comunicativo (in cui nella lettura schapiriana prevalgono funzionalmente gli elementi connotativi su quelli meramente denotativi), aggiunge almeno quello estetico. Il relativismo estetico-critico, particolarmente insistito nel primo saggio, si fonda sul riconoscimento di abitudini culturali e percettive diverse, storicamente e geograficamente determinate che tuttavia influenzano in maniera determinante l’oggetto artistico nell’atto della sua produzione non meno che nella sua fruizione: paradigmatici l’esempio del ritratto o quello dell’Uomo con il coltello di Rembrandt. Notevole anche l’insistenza sulla stratificazione di eventi storici (restauri, manomissioni deliberate, incidenti, rifacimenti), che porta ad alterare nelle dimensioni, nei colori nella composizione un testo figurativo, mutandone almeno in parte aspetto e significato, e implicando poi un paziente lavoro erudito, filologico e storico, ma anche creativo, per un tentativo di reale restituzione ad integrum delle sue potenzialità estetiche e comunicative originarie nel contesto originario, o meglio ancora, per un apprezzamento più consapevole delle sue condizioni presenti. L’intreccio di percezione (estetica e psicologica) ed espressione è un leitmotiv dell’attività teorica di Schapiro e si fonda concretamente sull’eredità germanica della Gestaltpsychologie che ha pervaso la cultura figurativa americana, comunque sempre sensibile alle istanze psicologiste individuali più ancora che collettive. Complementarmente l’interesse per l’espressività artistica (enfatizzato dall’arte moderna) a svantaggio di altre componenti dell’opera d’arte conforta questa inclinazione psicologista e sottende buona parte dell’attività anche semiotica di Schapiro. «Quel che si considera il lato espressivo di un’opera è il risultato dell’intrecciarsi di molti fattori, ma se si guarda un’opera, anche se la si vede nell’insieme, non la si vede completamente.
Perciò le descrizioni espressive sono destinate ad essere molto diverse l’una dall’altre tuttavia dipendono tutte, in qualche misura, da proprietà reali delle linee e dei colori».
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