La riforma della chiesa di Calvino
Con la generazione seguente, anche Giovanni Calvino, rivendicò un ruolo nella riforma della Chiesa.
L’istituzione della religione cristiana, che il giovane Calvino scrive a Basilea nel 1536, gli serve per consolidare sia la propria dottrina che la propria conversione. Quella che gli sembra la sua missione da compiere, concerne ancora una volta la teologia e non la pratica religiosa. La riforma consiste nel ritorno alla vera religione, alla vera pietà, in quel momento sepolte nella chiesa romana. Calvino utilizza poco la parola reformatio o il verbo riformare; afferma piuttosto che la Chiesa si è deformata, sfigurata. È opportuno ritrovare la pietà vera secondo il vangelo. La parola pietas, designa per lui l’atteggiamento retto del credente, i modi del suo vivere religioso. Calvino, come Lutero, non ribattezzerà mai coloro che lo raggiungeranno, venendo dalla Chiesa tradizionale. Per ricostruire, correggere, amministrare, ci vuole almeno una forma. Per lui la riforma della Chiesa non sarà così, come per Lutero, la distruzione di una fortezza, ma guarigione, dissotterramento, purificazione o ritorno (revocatio) al modello dell’antica Chiesa: tale è il significato della lettera al re Francesco I che precede l’Istituzione della religione cristiana. Anche se Calvino non si aspetta dal re cristianissimo questa riforma della Chiesa, vuole almeno persuaderlo di non togliere ai suoi sudditi protestanti, tanto leali verso il potere temporale, la libertà di esprimere il loro culto. Per quanto dunque il termine riforma non sia ricorrente negli scritti di Calvino, non vi sono dubbi sull’eccezionale importanza che egli ha dato al proprio ministero all’interno della Chiesa. Beninteso, le autorità e i teologi cattolici, hanno negato che i protestanti avessero riformato la Chiesa. Dove questi riformatori vedevano un rinnovamento legittimo e necessario, i cattolici distinguevano solo delle novità. In ogni caso la riforma rivendicata non
verteva solo sui pochi punti disciplinari che si doveva correggere; riguardava solo marginalmente gli abusi della Chiesa cattolica che tutt’al più potevano rivelare l’esistenza di una profonda crisi: essa affondava le sue radici in una profonda contestazione teologica.
Continua a leggere:
- Successivo: I testi della riforma di Martin Lutero
- Precedente: Il rinnovamento della chiesa di Lutero
Dettagli appunto:
- Autore: Alessia Muliere
- Università: Università degli Studi di Roma La Sapienza
- Facoltà: Scienze Umanistiche
Altri appunti correlati:
- Civiltà francese
- La bioetica: la visione laica e quella cattolica
- La nuova spiritualità dell'età moderna
- Gli Affreschi di Paolo III a Castel Sant’Angelo
- Arte moderna
Per approfondire questo argomento, consulta le Tesi:
- Le geometrie irrequiete di Fleur Jaeggy
- Il cathechismo di Bartolomeo Fonzio: un riformatore veneziano sulla scia di Lutero
- Mercurino Arborio Gattinara e Alfonso de Valdés: provvidenzialismo e sogno di una monarchia universale nella politica di Carlo V.Traduzione tratta dall'introduzione del libro Diálogo de las cosas acaecidas en Roma di Alfonso de Valdés, a cura di Rosa Navarro Durán, Madrid, Catedra, 1992
- Il concetto di «Servo arbitrio» in Martin Lutero. Una chiave di lettura per la teologia del riformatore nella sua storica determinatezza.
- Ontologia e antropologia in Giordano Bruno
Puoi scaricare gratuitamente questo appunto in versione integrale.