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L'importanza del teatro nel medioevo


Il XII secolo vide la nascita di un genere destinato a una fortuna che continua ancora oggi: il romanzo. Si tratta di un genere narrativo, in versi o in prosa, che sviluppa la storia di un individuo e spesso di una coppia e che elegge a suoi temi principali l'amore e la morte. Vicende e personaggi non vi hanno una precisa collocazione storica e geografica, ma sono immersi in un'atmosfera di "meraviglioso" fatta di incantesimi, magie, figure dotate di poteri misteriosi.
Il teatro medievale fu inizialmente legato ai drammi liturgici in latino che sappiamo rappresentati da maestri e allievi delle scuole cattedrali o monastiche, in Germania già alla fine dell'XI secolo, in Inghilterra verso il 1100-1110, in Francia e in Italia nel corso del XII secolo. Si trattava di elementari sceneggiature di grandi momenti dell'annata liturgica come la Pasqua, il Natale, l'Epifania. Dalla fine del XII secolo il "teatro" uscì dalla chiesa per esibirsi sui sagrati e sulle piazze, dove attori laici recitavano sempre più spesso in volgare testi nei quali l'inserzione di elementi profani tendeva ad aumentare, anche per assecondare le richieste di un immaginario collettivo che prediligeva gli elementi romanzeschi e avventurosi. Secondo la loro tipologia, le rappresentazioni possono essere distinte in "misteri", i cui soggetti erano tratti dall'Antico o dal Nuovo Testamento, e in "miracoli", ispirati alla vita dei Santi. In Italia il teatro drammatico in volgare nacque, alla fine del XII secolo, nella forma della "lauda", rappresentazione che si ispirava ai contenuti del dramma liturgico, ma che adottava le tecniche espressive dei giullari e perciò poteva essere apprezzata anche da un pubblico incolto. Alla fine del Medioevo, mentre i "misteri" assunsero dimensioni smisurate, con migliaia e migliaia di versi e azioni sceniche che duravano anche tre o quattro giorni, si affermò, con la "farsa", anche un teatro comico.

Tratto da LA RELIGIONE NEL MEDIOEVO di Fabio Pavani
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