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Moïsi, la Russia e l' umiliazione


La speranza è la sicurezza di sé, l’umiliazione equivale all’impotenza, un’emozione che scaturisce dalla sensazione di non avere più il controllo della propria vita (come popolo o nazione, comunità religiosa o singolo individuo). Si tratta di un sentimento che raggiunge il culmine quando ti convinci che l’altro si sia intrufolato nell’ambito privato; esso include un senso di spoliazione nei confronti del presente e del futuro in contrasto con un passato idealizzato. È la Russia che, nella concezione dello studioso, appare dominata da un clima cupo fatto di umiliazione: l’umiliazione del grande impero crollato, allo sfascio, i cui sussulti di violenza (Cecenia, Georgia) non riescono a riportare l’antico splendore, il dominio, il potere. La Russia è combattuta fra un perenne rimpianto del suo passato di grandezza e il non volersi arrendere al presente. E i Paesi arabi? Anch’essi sono dominati dall’umiliazione. Un’umiliazione che si traduce in atto violento, quando la meta desiderata sembra troppo lontana e irraggiungibile con gli scarsi mezzi che si posseggono. E allora nasce il fondamentalismo religioso, i kamikaze, le guerre di religione. C’è una piccola parte di speranza, anche in Russia e Paesi arabi. Ma non è sufficiente a contrastare gli effetti devastanti del sentirsi umiliati, dell’affrontare il trauma di essere una potenza decaduta. Infatti il sentimento dell’umiliazione può essere di due tipi:
- “umiliazione positiva”: (es. Russia) quando rafforza l’istinto agonistico e fornisce energia (dunque accende un barlume di speranza);
- “umiliazione negativa”: (es. Paesi Arabi) porta alla vendetta e può trasformarsi in un impulso distruttivo.
La cultura dell'umiliazione che abita il mondo islamico ha dal canto suo radici lontane: già alimentata da una lunga decadenza culminata nella fine dell'impero ottomano, e poi inasprita dalla creazione dello stato d'Israele, oggi per un verso è incardinata al conflitto mediorientale, per l'altro è esacerbata dagli effetti penalizzanti della globalizzazione sull'intera area dei paesi arabi. Fatto sta che questo stratificato sentimento d'umiliazione assume sempre più i caratteri del conflitto religioso-identitario, fra islam e ebraismo, e fra islam e occidente, e rischia di assegnare all'estremismo sciita la bandiera della resistenza.
Nessuna riconversione di questo sentimento è possibile, senza soluzione del problema palestinese.

Tratto da GEOPOLITICA DELLE EMOZIONI di Alessia Muliere
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