Il valore culturale delle avanguardie
Il valore culturale delle avanguardie
L’avanguardia nel presente è l’arte che oggi cerca una sua dimensione all’interno della cultura massmediale come prodotto estremo della conoscenza; l’arte deve avere una precisa certezza nella coscienza del tempo, nella consensualità tecnica, nella particolare aggressività ideologica. Raggiungere il potere attraverso le strategie è per l’avanguardia del presente l’unica possibilità di formalizzare dall’interno di questo esserci il senso forte della cultura come nucleo principale dello stato sociale. Il senso nell’avanguardia nel presente è la coscienza del presente, la riaffermazione del messaggio comunicativo all’interno dell’arte al fine di farne un veicolo potenziale della cultura.L’antagonismo dell’avanguardia nei confronti del Postmoderno è posto nei termini di un’affermazione del ruolo sociale dell’artista, come estraneo ai sistemi di produzione aziendali, nell’esatta virtualità opposta all’idea postmoderna. Un motivo specifico ed importante della realtà imposta dal Postmoderno è il momento della produzione, ovvero una congerie di momenti creativi frammentati dalla tecnica verso il raggiungimento dello stato concreto dell’opera. L’opera è finita somaticamente solo nell’immagine; nella mente dell’artista essa rimane aperta come la sua interpretazione. Il momento della creazione non mira quindi al raggiungimento di un forma conclusa già nella memoria, ma è il prodotto raggiunto attraverso le metodologie rappresentative che rimandano concettualmente ad una storia dagli ampi contenuti. Essa ha una forza conclusiva nel tempo, di cui è carattere, e nella tecnica, di cui è manifestazione. Ma cosa s’intende per produzione artistica? La produzione dell’arte ha il suo inizio nel progetto ma il suo evento nella pura esecuzione modulare di una logica produttiva. Così come le catene di montaggio informatizzate riescono a personalizzare il prodotto finito, anche la produzione dell’arte, sottesa a simili procedure basilari per la mercificazione, e la realizzazione del prodotto finito, sono sistematizzate al fine di realizzare il maggior numero di diversificazioni, ma tutte all’interno del presupposto programmato. L’arte postmoderna ha una funzione culturale non tanto nella sua implicita sequenza semantica interna, quanto nella sua procedura produttiva. La produzione è quindi il perno ideologico dell’arte contemporanea divenuta maniera nel postmoderno; il risultato estetico è un’ambigua combinazione di varie strategie che attraversano l’immagine e la mercificazione verso il prodotto reale, con una mitologia del marketing che diviene a volte il vero fulcro creativo, mentre il prodotto, ormai sistematizzato, gravita nelle strategie e viene amplificato da queste privo di reali valori conoscitivi. La produzione dell’arte non può essere diversificata dal puro veicolare della sua immagine, che è il simulacro conoscitivo, l’insegna appariscente del prodotto, senza la quale l’arte non può ricodificare la propria importanza nel mondo odierno. Ma la produzione da sola non basta a raggiungere il potere nel mercato: negli anni del Postmoderno il raggiungimento del potere era fattore determinante per la realizzazione di una forma all’interno della strategia adottata. La forma d’arte era però concepita come un segnale distaccato nel vuoto della comunicazione. Era nell’idea dell’artista il meccanismo che sarebbe dovuto sboccare nel futuro, nella consapevolezza di essere incapaci di cogliere il presente e formare un’idea conclusa di conoscenza reale. Il fallimento delle ideologie politiche della realtà e della storia hanno annullato la speranza di poter condividere col potere il peso di una forma rappresentativa del futuro da analizzare. È per questo che la produzione artistica del Postmoderno è sovraccarica esteticamente ma vuota eticamente; sta a significare che non è tanto la mancanza di significato quanto la mancanza di un’adeguata lettura del presente; lo sconfinamento stilistico postmoderno ha così radicalizzato la tendenza al raggiungimento del potere; il potere è il luogo in cui per l’artista postmoderno può percepirsi il senso della storia sebbene non la capisca totalmente. Per questo l’artista attento alla realizzazione del messaggio estetico ha intuito che nella realizzazione non poteva essere escluso il senso strategico del vivere per il potere. Ogni operazione artistica sottintende il potere. Il tempo in questo è il presupposto essenziale nell’eventualità conoscitiva. L’arte è espressione del potere ma solo nel determinato tempo aderente alla creazione. Il potere ha una sua gratificazione nell’arte in quanto questa evidenzia quegli elementi caratterizzanti del sistema che rappresenta. Non c’è quindi forma d’arte libera ma solo arte contro o per il sistema di potere.
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