La legge della politica in Tucidide
Ci sono diverse leggi che possono spiegare o comunque definire l’imperialismo, alcune avanzate per giustificarlo, altre per condannarlo. In particolare, De Romilly individua 3 leggi, così classificabili:
1. LEGGE POLITICA: Atene giustifica il proprio operato perché è odiata dai suoi soggetti e, ovviamente, non può fare altro che mostrar loro la sua forza.
La legge politica in Tucidide può essere esplicitata attraverso 2 assunti:
− chi ha un impero è naturalmente odiato;
− di conseguenza, è costretto a mantenere l’impero attraverso l’uso della forza.
Queste 2 affermazioni sono abbastanza evidenti nelle Storie: l’odio che circonda Atene viene confermato in vari passaggi, come ad esempio: II.63, l’immenso odio che avete sollevato dominando; III.37, la vostra signoria è una tirannide, un servizio imposto a soggetti perfidi, insofferenti.
Questo odio provocato dall’esercizio del potere può presentarsi in diversi steps: può rivelarsi come l’odio latente nei soggetti (come la forma di odio indicata da Pericle e Cleone), ma può anche essere l’odio di coloro che potrebbero essere presto conquistati e si dichiarano dunque pronti a reagire (VI.87, il nostro sforzo di liberazione in Sicilia ci pone in salvo dai colpi nemici) o che stanno già reagendo (VI.18, contro una potenza che si innalza superba, non vale limitarsi a respingerne gli assalti, quando li sferri: occorre prevenirla, e scoraggiarne l’impeto aggressivo). Dunque, il dominio ateniese non era accettato volentieri dai soggetti ⇒ come proposto da Diodoto, la sua tendenza verso la tirannia può essere rallentata, ma non è possibile cambiarne direzione: poiché Atene è passata dall’esercizio dell’autorità all’impero (attraverso la paura, l’ambizione, l’interesse personale), è ora obbligata ad accettare che il suo impero sia una tirannide, oggetto dell’odio dei soggetti.
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A causa dell’odio disseminato dal dominio, questo dominio contiene in sé un pericolo: infatti, se ne hanno le capacità, i soggetti vorranno vendicarsi ⇒ il tiranno non avrà altra scelta se non quella di perire o mantenere il suo dominio con la forza.
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Gli Ateniesi sono intrappolati, da un lato, dal desiderio di vendetta dei loro sudditi, dall’altro, dalla necessità di continuare a dominare.
Pertanto, la legge politica enunciata da De Romilly serve a giustificare le diverse politiche adottate dall’imperialismo ateniese. Tuttavia, ciò non implica che le misure intraprese siano necessariamente buone: come affermato da Diodoto prima e dai Meli poi, gli Ateniesi devono sostanzialmente evitare di peggiorare inutilmente le cose e, come affermato da Nicia, Atene deve in secondo luogo evitare il rischio del fallimento di una delle sue imprese. Tuttavia, dal momento che qualunque dimostrazione di forza inevitabilmente peggiora la situazione, diventa sempre più difficile osservare i principi della saggezza politica. In pratica: l’impero deve essere mantenuto con la forza, ma facendo attenzione a non rendere peggiore la situazione, usando la forza in maniera adeguata e saggia. Ma Atene avrebbe potuto fare questo, secondo Tucidide, solo se fosse rimasta fedele all’esempio e alle direttive di Pericle ⇒ Tucidide analizza la situazione frammentandolo, mostrando chiaramente quali sono le opportunità e quali sono i rischi di una determinata azione, ma non elimina completamente il ruolo dell’azione umana.
Tucidide è consapevole dell’esistenza di un processo psicologico e morale, di cui le città tiranno cadono vittima. È il processo che definisce, secondo De Romilly, la seconda legge, quella psicologica, la legge che spiega gli errori commessi dagli Ateniesi e che crea quel pericolo di cui si è sopra parlato, nel caso la forza venga usata in modo improprio.
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De Romilly conclude che, in Tucidide, la legge politica determina le condizioni in cui agisce il dominatore, mentre la legge psicologica semplicemente spiega il corso delle azioni intraprese dal dominatore sotto la pressione di tali circostanze.
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