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Configurazione pluripolare e configurazione bipolare

La configurazione pluripolare e la configurazione bipolare si oppongono soltanto come tipi puri: ad un estremo, ogni attore principale è il possibile nemico e il possibile alleato di tutti gli altri; all’altro estremo, non ci sono che 2 attori principali, nemici per posizione quando non lo sono a causa delle idee. 
Ovviamente, sono possibili anche modelli intermedi, secondo il numero degli attori principali e la misura in cui le forze degli attori principali sono uguali o diseguali. Anzi, queste configurazioni intermedie sono reali più spesso dei tipi puri. 
Ad esempio, anche se nel sistema ci sono molti attori principali, uno o 2 di essi prevalgono sugli altri. In altri termini, se scoppia una guerra generale, la configurazione pluripolare tende spontaneamente a somigliare ad una configurazione bipolare. 
Il Libro I delle Storie ci offre una mirabile applicazione di tutti questi precetti: 
− Due polis dominano le altre, ciascuna con un elemento tipico di forza militare, e tutte le altre città si raggruppano attorno ad esse: 
- il predominio di Atene è finanziario (= gli alleati pagano un tributo) e marittimo (= le navi degli alleati sono “integrate” nella flotta ateniese); 
- l’alleanza spartana era fondata sul carattere oligarchico del regime delle polis che si schieravano al suo fianco e anche – come Tucidide sottolinea spesso – sulla preoccupazione delle polis per la propria libertà, che la potenza ateniese metteva in pericolo. 
− Il caso di Corcira offre un esempio di come gli Stati-guida non riescano a rispettare i trattati che hanno concluso per evitare la guerra, esempio il cui significato appare evidente quando ci si serve di concetti moderni ⇒ quando la supremazia degli Stati-guida sui loro associati non è schiacciante, essi, più che dirigerli, subiscono i loro alleati. Infatti, non possono abbandonarli senza indebolirsi pericolosamente. Così, la superiorità di Atene non è tale da permettersi di disprezzare il soccorso di Corcira. 
− Il discorso di Pericle che raccomanda la guerra all’assemblea prova una volta di più che il senso della lotta era la salvaguardia delle autonomie: cedere ad un ultimatum equivale già ad accettare la schiavitù. 

Certi accostamenti si presentano spontaneamente alla mente del lettore: è risaputo che il paragone tra la guerra del Peloponneso e certe guerre della storia contemporanea è stato abbozzato da parecchi autori. Questo paragone è legittimo soltanto se il suo significato e la sua portata sono limitati. La sola regola universale e formale è quella dell’equilibrio nel senso vago che le dava David Hume: ogni attore principale si sforza di non essere alla mercé degli altri. Questa volontà si esprimerà in condotte che varieranno secondo che ci saranno più attori dotati di capacità più o meno eguali o “2 giganti” tali da schiacciare i loro rivali. 
2 elementi dominano i sistemi: 
− la configurazione del rapporto delle forze, che conduce, per il tramite del coefficiente di mobilitazione, al regime interno 
− l’omogeneità o l’eterogeneità del sistema, che conducono, per il tramite delle tecniche d’azione, al rapporto delle forze. 

Possiamo concludere che il caso in questione nelle Storie può essere visto come un sistema polarizzato, ma non bipolare, perché ci sono attori che spostano l’equilibrio: Corinto, Corcira (in quanto terza potenza navale), Argo, la Persia, Tebe. Tra l’altro, l’ossessivo timore ateniese di perdere alleati significa che molto probabilmente anche gli alleati hanno un certo peso nel sistema. 
In un sistema multipolare, la costante preoccupazione per la sicurezza si manifesta in 2 politiche estere idealtipiche, entrambe il riflesso diretto della logica di sicurezza definita in precedenza.

Tratto da TEORIA DELLE RELAZIONI INTERNAZIONALI di Elisa Bertacin
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