Alleanza di aggregazione
ALLEANZA DI AGGREGAZIONE: Prussia e Gran Bretagna (1756-1762)
La storiografia si è espressa di solito in termini scettici sui rapporti tra la Gran Bretagna e la Prussia in occasione della guerra dei Sette anni, e molti giudizi sembrano gettare ombre sul carattere omogeneo di questa alleanza. Eppure, sottolinea M. Cesa, questi stessi studiosi ammettono anche che nel suo complesso, l’alleanza funzionò bene, parlano di anni armoniosi tra il 1758 e il 1761, sottolineano il comune timore dell’isolamento nutrito dagli alleati e il loro bisogno di cooperazione di fronte a crescenti minacce e pressioni esterne.
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Ciò che si rimprovera all’alleanza anglo-prussiana è in realtà la sua breve durata, il suo svolgersi in condizioni di emergenza tali da falsare una qualche vera natura dei rapporti tra i 2 paesi, e il fatto che gli alleati fossero coinvolti in scacchieri diversi.
Tuttavia, dobbiamo ricordare che la guerra è, di norma, il più severo banco di prova di ogni alleanza, poiché essa costringe gli alleati a scegliere tra l’appoggiarsi o il disimpegnarsi. In questo caso, li unisce. Nelle circostanze del 1756, del resto, la cosa non può sorprendere più di tanto, perché ognuno è per l’altro l’unico alleato disponibile ⇒ ognuno si trova a svolgere, agli occhi dell’altro, funzioni estremamente importanti.
E sono ancora le medesime circostanze (= la prospettiva di un isolamento che entrambi hanno ragione di temere) che contribuiscono ad attenuare gli effetti della grande differenza in termini di risorse tra i 2 alleati, che pure esiste, rendendo simmetrico un rapporto di dipendenza che, sulla carta, sembra tutto sbilanciato a vantaggio della Gran Bretagna. Infatti, anche se è emersa dalla guerra di Successione austriaca (1740-48) come Grande potenza, la Prussia è lungi dall’aver raggiunto la coesione territoriale desiderata. Tuttavia, nei 10 anni di pace che seguono, Federico II è stato capace di compensare almeno in parte questa debolezza strutturale con un’attenta politica economica, un’amministrazione efficiente, e soprattutto rafforzando sempre di più il suo esercito (NB: l’esercito prussiano viene considerato “il miglior esercito del mondo”) ⇒ Federico (giudicato il miglior stratega del suo tempo) spera di essere in grado di fronteggiare le forze austro-russe congiunte, anche se superiori numericamente.
Al contrario, la Gran Bretagna, dalla sua posizione insulare, non ha certo esigenze di sicurezza paragonabili a quelle prussiane: la sua flotta da guerra ha dimensioni tali che solo la Francia può permettersi di sfidarla da sola ⇒ il paese potrebbe fare affidamento unicamente su una politica navale solo se guardasse agli affari europei con completa indifferenza, cosa che esso però non ha mai voluto o potuto fare.
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I vincoli a cui la Gran Bretagna e la Prussia sono sottoposte sono molto diversi, ma spingono nella stessa direzione:
− sin dal 1742, Federico teme che l’Austria possa un giorno unirsi alla Francia per riconquistare la Slesia appena presa ⇒ già dal 1748, in previsione di questa eventualità, ha offerto la sua alleanza alla Gran Bretagna;
− all’estendersi delle ostilità tra la Francia e la Gran Bretagna in America settentrionale e sui mari, nel corso del 1755, il governo inglese inizia a preoccuparsi per la sorte dei Paesi Bassi e soprattutto dell’Hannover, entrambi estremamente vulnerabili nei confronti dell’alleanza franco-prussiana.
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La reazione inglese è fatta di 3 iniziative:
a. rinvigorire l’Old System
b. offrire sussidi ai principi tedeschi che sono disposti a fornire truppe
c. trovare un’intesa con la Russia, poiché è la sola potenza che Federico teme davvero.
Tuttavia,
a. l’Austria, ormai lanciata alla ricerca di un’alleanza con la Francia, lascia cadere tutte le iniziative inglesi;
b. le Province Unite scivolano sempre più verso la neutralità;
c. con la Russia si è firmata una convenzione, ma il trattato deve essere ancora ratificato, e i tempi saranno lunghi.
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Federico non può fare a meno di notare che, mentre la Gran Bretagna si impegna a fondo nelle sue iniziative diplomatiche continentali, volte a coalizzare il maggior numero di forze possibili contro l’alleanza franco-prussiana, la Francia ha assunto un atteggiamento esitante ed inconcludente ⇒ nel 1756, giunge dalla Prussia un’inattesa apertura alla Gran Bretagna, la quale suggerisce un’intesa, allo scopo di mantenere la pace in Germania: la Convenzione di Westminster (1756). In essa, i 2 paesi si impegnano non solo a non attaccare i loro rispettivi territori, ma anche ad opporsi all’ingresso e al passaggio di truppe straniere in Germania.
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− Federico, tramite la Gran Bretagna, ha incatenato l’orso russo;
− La Gran Bretagna, dal canto suo, ha ottenuto una duplice garanzia nei confronti dello Hannover: non solo la Prussia non lo invaderà, ma anche la Francia troverà ora più difficile farlo impunemente.
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Per entrambi i paesi, l’obiettivo è il medesimo = mantenere la pace nel’Europa centro-settentrionale, contando sul condizionamento che ognuno di essi è in grado di esercitare sui rispettivi alleati.
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− Nel 1757, la Russia si schiera formalmente dalla parte austro-francese;
− Si verifica la rottura tra la Francia e la Prussia: per Federico, l’antagonismo franco-austriaco costituiva un saldo punto di riferimento, MA ha sottovalutato l’orgoglio di quella che è ancora considerata la prima monarchia europea, la quale non tollera che uno Stato-cliente (così è giudicata la Prussia a Versailles) si arroghi il diritto di indicarle cosa le è permesso e cosa non le è permesso fare. Inoltre, la Francia si trova in uno Stato di guerra non dichiarata con la Gran Bretagna ⇒ non è ammissibile che un suo alleato giunga ad un accordo proprio con il suo nemico.
La decisione del governo francese di rompere con la Prussia ha il logico effetto di spingerlo verso l’Austria (Primo Trattato di Versailles, 1756) ⇒ si completa il rovesciamento delle alleanze.
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La difficilissima posizione in cui Federico viene a trovarsi, unita all’isolamento britannico, spinge le 2 potenze ad unirsi più strettamente.
Persa ogni speranza nella capacità inglese di tenere a freno la Russia, Federico si prepara ad una guerra preventiva, piuttosto che attendere passivamente che i suoi nemici abbiano il tempo di organizzare al meglio il loro attacco ⇒ l’esercito prussiano invade la Sassonia, dando così inizio alla guerra dei Sette anni.
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Di fronte all’ostilità russa nei confronti di Federico e ad una guerra ormai inevitabile, Londra vede nella Prussia the best if not the only card we have left, proprio come Federico vede nella Gran Bretagna l’unica potenza la cui diplomazia può tentare di rompere l’accerchiamento, il cui denaro può procurare nuovi alleati, e la cui forza navale può essere utile nel Baltico ⇒ alla notizia dell’invasione della Sassonia, il governo inglese non mostra esitazioni di sorta: la Prussia deve essere appoggiata così come l’Hannover deve essere difeso.
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L’omogeneità dell’alleanza anglo-prussiana è un puro precipitato del contesto situazionale nel quale le 2 potenze vengono a trovarsi, loro malgrado. E dato che ciascuna di esse valuta con un’intensità simile i servizi che l’altra le può fornire, la simmetria è il secondo tratto caratterizzante della loro unione.
È nel 1757 che il governo inglese prende la prima importante iniziativa = la formazione di un esercito di osservazione, il cui compito sarà quello di difendere l’Hannover e di proteggere il fianco destro di Federico.
Ma le operazioni militari non sono fortunate: Federico deve ora, nella seconda campagna, fare i conti con tutte le potenze che nel frattempo hanno chiuso il cerchio attorno a lui: Austria, Russia, Svezia + l’inquietante prospettiva di trovarsi addosso di lì a poco anche le forze francesi ⇒ la dura sconfitta subita a Kolìn (1757) gli costerà la perdita della Slesia.
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Le province centrali della Prussia sono ora esposte all’invasione francese, mentre i russi sembrano in procinto di occupare tutta la Prussia orientale.
Una delle preoccupazioni principali della Gran Bretagna è dunque di rassicurare la Prussia, che in queste circostanze potrebbe essere tentata dalla prospettiva di una pace separata con la Francia ⇒ si è disposti ad offrire alla Prussia la cifra più alta mai versata in sussidi in cambio dell’impegno a non stipulare una pace separata.
MA la svolta decisiva si registra quando i ministri inglesi convincono Giorgio II a farsi carico di tutti i costi dell’esercito ristabilito, il cui comando viene affidato a Ferdinando di Brunswick, uno dei più prestigiosi ufficiali del re di Prussia.
Le relazioni tra i 2 alleati raggiungono nel 1758 un punto di stallo, che viene sbloccato solo quando, simultaneamente, ambo le parti riformulano le loro richieste in termini molto più moderati:
− da parte prussiana, si chiede semplicemente un rafforzamento dell’esercito di osservazione, una presenza navale puramente simbolica nel Baltico, e un modesto contingente per occupare Emden, appena liberata;
− da parte inglese, si lascia cadere la richiesta di truppe prussiane, e ci si accontenta che Federico si impegni a lasciare a Ferdinando i reparti di cavalleria che sono stati distaccati presso di lui poco tempo prima.
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Si giunge alla firma della Convenzione sui sussidi (1758). Ad essa si accompagna una dichiarazione di Giorgio II, nella quale si accolgono le richieste prussiane, tranne l’invio di navi nel Baltico ⇒ lo scambio alla base dell’intesa anglo-prussiana è chiaro: con il sussidio, la Gran Bretagna si assicura il mantenimento del miglior esercito europeo, mentre l’esercito di osservazione, difendendo l’Hannover, protegge anche il fianco occidentale della Prussia contro quello che sarebbe stato il nemico più temibile (= la Francia) ⇒ la Gran Bretagna può dedicarsi al massimo sforzo di conquista sugli oceani e nelle colonie, scongiurando al tempo stesso il rischio di invasione e impedendo l’invio di rinforzi francesi oltremare.
Ovviamente, non mancano certo motivi di freddezza nei confronti di alcune iniziative dell’alleato. Ma anche in questi casi si registra un consenso di fondo tra il governo inglese e quello prussiano: la Francia, nel 1758, tenta un’apertura con ciascuno di loro, separatamente. In entrambi i casi, però, essi si informano a vicenda, onde evitare di trovarsi poi compromessi l’uno agli occhi dell’altro ⇒ non danno seguito all’iniziativa francese.
Alla fine dell’estate del 1759, dopo 2 ulteriori sconfitte, Federico chiede a Giorgio II di negoziare una pace separata con la Francia: se quest’ultima venisse così messa fuori dal gioco, anche l’Austria sarebbe probabilmente costretta a cedere. Anche la Francia, del resto, è interessata a un negoziato con la Gran Bretagna che risolva il loro conflitto coloniale.
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Si giunge, da una parte, ad una proposta ufficiale di congresso di pace (1759), dall’altra, a una serie di colloqui informali tra i rappresentanti del governo francese e di quello britannico. MA né la Russia né l’Austria si mostrano seriamente interessate alla pace; Londra, dal canto suo, è fermamente decisa a includere la Prussia nei colloqui di pace, ma Luigi VI non lo permette.
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È solo nel 1761 che la coalizione nemica formula la richiesta di un congresso di pace; contemporaneamente, la Francia offre alla Gran Bretagna un negoziato separato, per dirimere le loro specifiche controversie. Federico, subito informato, esprime la sua soddisfazione e lascia alla Gran Bretagna carta bianca sui negoziati, fatta salva la garanzia dell’integrità territoriale prussiana ⇒ le trattative anglo-francesi sono dedicate soprattutto alle questioni coloniali, e su queste si incaglieranno.
Gli eventi che vanno dal 1761 al 1762 sono una manifestazione dell’avvenuta trasformazione dell’alleanza da omogenea a eterogenea:
− la contrattazione si va facendo più dura;
− i rapporti di forza sembrano decisamente mutati a vantaggio della Gran Bretagna, che è quindi tentata di imporre le sue condizioni alla Prussia. E tuttavia la Prussia non si trova mai nella necessità di sottomettersi alle richieste inglesi ma, al contrario, tenta di indurre la Gran Bretagna ad assecondarla, suo malgrado, lungo un nuovo corso. E poiché nessuno dei 2 è capace di piegare l’alleanza alle proprie esigenze, la rottura è l’esito pressoché immediato.
Che i 2 alleati si trovino ormai su posizioni che rendono difficile la conciliazione della causa comune con le loro rispettive cause particolari è evidente negli ultimi mesi del 1761: in Gran Bretagna, il partito della pace si è fatto via via più ampio e la sua voce sempre più insistente. Inoltre, con lo scoppio della guerra con la Spagna nel 1762, la Gran Bretagna si trova alle prese con un nemico in più e con un ulteriore alleato da appoggiare (il Portogallo). La Prussia, dal canto suo, è disposta da tempo a permettere all’alleato una pace separata con la Francia, come si è visto. Ma alcune delle condizioni sono inaccettabili per la Gran Bretagna, in particolare la richiesta di un sussidio.
Del sussidio si torna a parlare dopo alcuni mesi, quando la Gran Bretagna inizia a negoziare segretamente con la Francia e a rivedere la sua posizione nei confronti della Prussia. Federico, malgrado non sia soddisfatto dei termini dell’accordo, non può che accettare, dato che la sua posizione militare è ormai disperata ⇒ questa volta, il timore di abbandono è davvero palpabile.
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Data la Prussia ormai per persa, Londra consiglia a Federico di giungere ad un accordo con i suoi nemici il prima possibile, e di limitare le sue pretese a quanto la sua forza gli potrà permettere ⇒ il Re di Prussia è costretto ad acconsentire ⇒ la Gran Bretagna dà un ulteriore giro di vite, subordinando la concessione del sussidio alla comunicazione da parte prussiana dei piani per la prossima campagna militare.
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La Gran Bretagna è impegnata in una contrattazione di tipo coercitivo con la Prussia, nella quale cerca di trarre il massimo vantaggio dalla posizione di dipendenza nella quale essa pensa che Federico si trovi.
Nei calcoli inglesi, la ricerca della pace con la Francia sarebbe facilitata da una qualche partecipazione austriaca, la quale, a sua volta, dipende dalla possibilità che l’Austria riceva soddisfazione in Slesia. Ma su questo, la Prussia non può essere certo d’accordo.
È in questo contesto che deve essere ricordato, nel governo inglese, il tentativo di sondare direttamente Vienna in vista di un’intesa. MA Kaunitz, il cancelliere austriaco, crede che sia una trappola per separare l’Austria dalla Francia ⇒ lascia cadere l’iniziativa inglese. Ma Federico ne verrà informato ⇒ saprà che l’alleato ha trattato a sua insaputa con il suo nemico.
Ancora più significativo, è il tentativo inglese di indurre la Russia a continuare a esercitare la sua pressione militare sulla Prussia. La morte di Elisabetta ha infatti rimescolato ulteriormente le carte: il nuovo zar, Pietro III, è un entusiastico ammiratore di Federico ⇒ decide nel giro di poche settimane di ritirare la Russia dalla guerra. La Svezia lo segue di lì a poco ⇒ ora Federico deve guardarsi solo dall’Austria. Inoltre, il nuovo zar coltiva disegni ostili nei confronti della Danimarca.
Tutti questo non può piacere a Londra, sospetti in buona parte fondati, perché la Prussia offre allo zar la sua neutralità in caso di guerra russo-danese.
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È proprio l’ascesa di Pietro III a salvare Federico dai suoi nemici e, al tempo stesso, a permettergli di sottrarsi alla presa del governo inglese: l’immediata sospensione delle operazioni dell’esercito russo e la sorprendente disponibilità mostrata dallo zar nei confronti della Prussia, infatti, hanno l’effetto di riequilibrare i rapporti di forza tra i 2 alleati.
La notizia dei contatti anglo-austriaci hanno l’effetto di spingere la Prussia più vicino alla Russia = di imprimere ulteriore forza ad un movimento già in corso.
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Come la Prussia non ne vuole sapere di vedersi costretta ad una pace fondata su concessioni territoriali, così la Gran Bretagna non ne vuole sapere di contribuire a finanziare una possibile guerra condotta dalla Prussia e dalla Russia ai danni della Danimarca ⇒ entrambi gli alleati hanno ritirato la loro conformità.
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Il tratto più tipico dell’alleanza di aggregazione è costituito dall’appoggio reciproco tra gli alleati da una posizione di sostanziale parità.
NB: tale appoggio riflette non tanto una generica uniformità di vedute, quanto la mutua ricerca della conformità.
A ostilità iniziate, la ricerca della conformità si manifesta nel più classico dei modi = divieto di pace separata, sancito nel trattato del 1758 e poi ribadito anno dopo anno, sino alla crisi del 1762.
È anche importante capire che nessuna delle 2 parti è mai in grado di dettare i termini dell’accordo all’altra.
Secondo P. Blau, fornire benefici di cui gli altri non possono fare facilmente a meno è il modo più diffuso di ottenere potere. Ma se A ha bisogno di un servizio offerto da B, A può offrire a sua volta a B un servizio che B desidera ⇒ il risultato netto è uno scambio, in cui A e B si promettono vantaggi emergenti alla pari. È questa la situazione in cui si trovano la Gran Bretagna e la Prussia nel 1756.
Vediamo ora le proposizioni teoriche più significative che caratterizzano questo tipo di alleanza:
Proposizione teorica Gran Bretagna e Prussia
Simmetria ed omogeneità spingono verso una contrattazione di tipo accomodativo, il cui frutto è un compromesso che riflette bene la parità di forza negoziale.
L’omogeneità ovviamente facilita lo scambio di servizi, perché i 2 alleati si impegnano in iniziative che sarebbero state prese comunque, in quelle circostanze. La Prussia combatte per non soccombere, e la Gran Bretagna aveva già preventivato di versare sussidi a tutti quegli Stati che avessero reso disponibili le truppe necessarie a fronteggiare la temuta offensiva francese in Germania.
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La Prussia e la Gran Bretagna danno luogo ad una sorta di “divisione del lavoro”, in cui ognuno fa la sua parte, con risultati che entrambi giudicano soddisfacenti.
Nell’alleanza di aggregazione entrambe le parti temono seriamente l’abbandono, poiché la simmetria rende l’una dipendente nei confronti dell’altra e la defezione dell’alleato potrebbe avere conseguenze assai gravi.
Al tempo stesso, comunque, il rischio di essere abbandonati è temperato dall’omogeneità. Il divieto di pace separata ha proprio la funzione di scongiurare tale pericolo.
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Indotti a rimanere uniti dal timore condiviso di isolamento e dalle rispettive vulnerabilità, nessuno dei 2 pensa seriamente di abbandonare l’altro fintantoché da questi giunge un appoggio, e fintantoché tale appoggio è necessario.
Coerente con tutto ciò è anche un atteggiamento comune nei confronti degli avversari ⇒ che si tratti di adottare una strategia di fermezza o di flessibilità, i 2 alleati si muovono concertando le mosse. Per 2 volte durante la guerra, nel 1760 e nel 1761, la Gran Bretagna e la Francia negoziano per porre fine al loro conflitto coloniale. In entrambe le occasioni, il governo inglese si è accordato in precedenza con quello prussiano, e lo tiene costantemente informato, tutelandone gli interessi a fronte delle richieste francesi.
La dipendenza simmetrica dovrebbe indurre ogni alleato a preoccuparsi di un eccessivo rafforzamento dell’altro alleato, poiché ciò può modificare in modo decisivo i rapporti di forza tra di loro.
Ma, come sappiamo, l’omogeneità riduce drasticamente tale timore ⇒ il dilemma del potere si presenta in forma molto attenuata, o addirittura non sussiste. Mai, durante la guerra, un alleato è tentato di ritirare il proprio appoggio nei confronti dell’altro perché lo vede diventare troppo forte.
La preoccupazione inglese, casomai, è tutta centrata sul versante opposto = esiste il rischio molto reale che una Prussia esausta ceda ⇒ deve essere sostenuta.
Da parte prussiana, poi, non si manifesta mai la minima inquietudine per le vittorie inglesi. La separazione geografica dei 2 alleati, così come il loro coinvolgimento in teatri così distanti, infatti, contribuisce a rimuovere alla radice tutte le potenziali fonti di rivalità e di attrito che sussistono tra Stati confinanti o comunque gravitanti sulla stessa area geografica.
⇓ Il contesto situazionale dei 2 paesi è davvero cambiato profondamente, al punto che di causa comune tra di loro non è più lecito parlare: se l’ultimo anno di guerra ha trasformato l’alleanza da omogenea a eterogenea, le vicende degli ultimi mesi, poi, hanno fatto scomparire persino il tenue vincolo delle alleanze eterogenee = non rompere:
− dal punto di vista inglese, la tenace resistenza prussiana, tanto apprezzata in precedenza, è diventata uno dei principali ostacoli alla pace così come definita a Londra;
− dal punto di vista prussiano, ora che la pressione militare si è alleggerita e non vi è più il rischio di isolamento diplomatico, l’appoggio britannico è meno importante, e diviene anzi controproducente se vincolato a condizioni lesive degli interessi del paese.
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Nessuno dei 2 alleati è più in grado di offrire all’altro servizi necessari, e lo spazio di contrattazione tra di loro è diminuito sino a sparire.
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