Pensiero politico di Hume 1711 – 1776
È illuminista.
Dobbiamo interessarci solo di ciò che rientra nel campo della nostra esperienza empirica fondata sulle nostre sensazioni e non bisogna lasciarsi ingannare dall’illimitata libertà che faratetrizza il nostro pensiero.
Bisogna stabilire un nesso tra esperienza sensibile e intelletto e analizzare i principi su cui si fonda la conoscenza. Le idee sono il riflesso delle nostre sensazioni.
L’intelletto è la facoltà dell’uomo di descrivere i risultati della sua esperienza in quanto la nostra conoscenza è fondata sul materiale fornitoci dalle sensazioni. I nostri giudizi sono il risultato di atti e avvenimenti che accadono.
Il compito della filosofia è definire l’ambito dell’intelletto per non esprimere giudizi che non trovino riscontro nell’esperienza. Nell’uomo oltre alla facoltà razionale esiste l’immaginazione che può comporre a suo piacere tutte le idee che si trasformano sulla base delle sensazioni per creare enti che non hanno riscontro nella realtà.
La politica deve essere ricondotta nell’ambito delle considerazioni che si basano sull’esperienza empirica dei fatti sociali. Non è fondata su principi eterni e immutabili. Questa ragione, il principio di giustizia e i diritti che ne derivano non hanno valore intrinseco: la loro giustificazione ha un puro valore strumentale, si riduce a una ideologia in quanto servono a giustificare determinate posizioni politiche. Il rapporto tra storia e politica: la prima ci fa scoprire i principi costanti della natura umana mostrandoci gli uomini in tutte le circostanze e fornendoci materiale da cui sia possibile ricavare le osservazioni e informarci sulle sorgenti dell’azione e del comportamento umano. C’è una natura umana che permane identica nella storia il che ci consente di confrontare fra le diverse e esperienze politiche per individuare gli avvenimenti e i fati ricorrenti cioè le uniformità sociali che sono i presupposti per poter individuare i principi su cui si fondano le società politiche e le regole che tendono a seguire. La storia è un gabinetto di sperimentazione così lo studioso della politica può fissare i principi della sua scienza.
La giustizia è il principio sul quale si organizza la società politica. È giusto ciò che è socialmente utile.
L’idea dell’utile è anche il principio della morale individuale e civile in quanto è connessa alla capacità di autocontrollo, di disciplina degli stimoli e desideri. La conservazione di una parte dei beni disponibili alla loro stabile destinazione, alla produzione dei beni futuri è il fatto su cui si fonda la proprietà privata che non si legittima su un originario diritto di natura ma sull’utilità individuale e sociale.
Le relazioni tra gli uomini finalizzate alla loro reciproca collaborazione sono possibili solo se vengono fissate le regole che garantiscono la proprietà privata.
La giustizia ha come scopo la tutela della proprietà privata dato che senza di essa la società permarrebbe nello stato di miseria e indigenza che caratterizza le società primitive. Il secondo scopo è garantire le promesse e gli accordi senza la cui osservanza non è possibile di nuovo alcuna forma di collaborazione sociale in vista dell’incremento dei beni necessari agli individui.
Dice che è irrealizzabile l’idea di una società egualitaria e comunistica: anche se si rendessero eguali le proprietà e si livellassero le condizioni sociali, i gradi diversi di arte, attività e sollecitudine spiegati dagli uomini tornerebbero immediatamente a rompere tale uguaglianza.
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Autore:
Filippo Amelotti
[Visita la sua tesi: "Il Canada e la politica internazionale di peacekeeping"]
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- Università: Università degli studi di Genova
- Facoltà: Scienze Politiche
- Esame: Storia delle dottrine politiche
- Docente: Lazzarino
- Titolo del libro: Storia delle dottrine politiche
- Autore del libro: M. D'Addio
- Editore: ECIG
- Anno pubblicazione: 2002
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