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La caduta dei Song settentrionali

La risalita al potere dei conservatori non impedì tuttavia il riaccendersi del contrasto con i riformisti. Una serie di lotte interne paralizzarono l’operato dei governi che si succedettero al potere, mentre una deficit finanziario sempre più grave svuotava le casse dello stato. Il fenomeno era dovuto ai soliti fattori: evasione fiscale e eccessiva concentrazione agraria (latifondismo).
Questo disagio, acuito dalla debolezza del governo centrale, si manifestò prepotentemente nel 1120, con una grande rivolta contadina nella provincia del Zhejiang, estesasi presto anche alla confinate provincia dello Anhui. Mentre il governo ripristinava l’ordine però, altri problemi di ben altra gravità, bussavano già ai confini settentrionali dell’Impero: nel 1115 alle spalle del Regno di Liao, era sorto dall’alleanza fra le tribù Nuzhen, il Regno dei Jin, cui i Song si allearono con l’intenzione di sbarazzarsi dei Liao (Qidan), che ancora occupava la provincia cinese dell’Hebei. Nella guerra che ne seguì (1118-1120), i Jin occuparono completamente il regno Liao mentre i cinesi rientravano nell’Hebei. Questa astuzia non piacque però ai Jin, che, alcuni anni dopo, nel 1127, penetrarono in territorio cinese arrivando fino alla capitale imperiale, Kaifeng, dove fecero prigioniera tutta la corte e lo stesso imperatore. La dinastia Song fu deposta. 
Il nono figlio dell’imperatore catturato però, Huizong (passato alla storia come Gaozong), si trovava fortunatamente lontano dalla capitale al momento in cui suo padre e i suoi fratelli furono catturati. A lui, che fondò un nuovo governo nella Cina del Sud, si deve la restaurazione della dinastia Song; dinastia che sarebbe stata chiamata dagli storici dei Song Meridionali, per distinguerla da quella dei Song Settentrionali, estintasi nel 1127. La cartina mostra la nuova situazione nei territori dopo la vittoria dei Jin nel 1127. 

Tratto da STORIA DELLA CINA di Lorenzo Possamai
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