Politica e riforme durante la dinastia Song
Dopo una nuova serie di campagne militari per riconquistare Hebei e Shanxi, i Song decisero di firmare un trattato di pace con i Qidan nel quale le due potenze si riconoscevano reciprocamente (1005). I Song si impegnavano inoltre a versare un tributo anno di 100milo liang d’argento e 200mila pi di seta. Si trattava di una somma forte, ma costituiva appena il 2% del reddito imperiale e, in ogni caso, era un risparmio rispetto al costo di mantenimento di un esercito stabile a difesa dei confini, tanto più che una gran parte del tributo sarebbe rientrato nel territorio nazionale, sotto forma di esportazioni di prodotti finiti che i Qidan acquistavano in gran quantità dalla Cina. Cionondimeno nel 1042 fu tentata una nuova campagna militare e il suo fallimento fu risolto con un aumento del tributo. Frattanto era sorta ad occidente una nuova potenza barbara, gli Xi Xia, contro la quale i Song intrapresero una campagna militare anch’essa fallita. Così nel 1044 un nuovo trattato di pace risolveva anche questa questione tramite il pagamento di un tributo in argento, seta e tè. Il tentativo di vincere militarmente fu, anche in questo caso, ritentato più volte (1081 e 1115), ma nessuna spedizione ottenne successo. Prosperò di converso il commercio lecito ed illecito fra i due stati.
Negli stessi anni, il fronte interno era invece animato dall’opera riformista. Lo stato iniziò ad interessarsi alle faccende economiche come mai prima di allora aveva fatto. Vennero importate nuove varietà di riso per migliorarne la resa e, per controllare il fiorente commercio che si era stabilito con il sud-asiatico, vennero istituito un grande corpo di ispettori sia per mare che per terra (1112). Anche la riorganizzazione dell’esercito fu oggetto di accesi dibattiti; il numero degli effettivi era intanto passato da 378'000 uomini del 960 a 1'259'000 nel 1041. In questo periodo lo stato assunse anche il controllo (che precedentemente era appannaggio della chiesa buddista), di granai, orfanotrofi, ospizi, ospedali e cimiteri. Anche in politica monetaria si deve segnare un ampliamento dell’azione dello stato, che nel 1073 immise sul mercato sei milioni di filze di monete di rame per far fronte ai crescenti costi dell’apparato burocratico.
Ma non è tutto oro qual che luccica e a volte l’azione dello stato produsse effetti negativi o non riuscì a risolvere i problemi. Così si registrarono anche alcune rivolte: nel 993 e nel 1000 nel Sichuan; una rivolta degli aborigeni locali nel Guangxi (1052) e, infine, due incursioni militari vietnamite nel 1059 e nel 1073. La crescita economica era in pieno sviluppo e le dinamiche sociali in perenne mutazione. La cosa più importante da rilevare (conseguenza diretta del privilegio ormai assunto dal metodo degli esami), fu la politicizzazione dei settori colti della società. Questo processo, che coinvolse soprattutto la categoria dei letterati (la letteratura era una delle materie maggiormente richieste agli esami), fece emergere due correnti di pensiero che potrebbero senza difficoltà essere definite come ‘partiti’. Da un lato c’erano i radicali, favorevoli alle riforme più svariate, e, dall’al-tro i moderati, assestati su un atteggiamento più conservatore che poneva in primo piano la preparazione morale dei funzionari (il dibattito era sul modo di realizzare il buon governo).
La contrapposizione fra i due partiti assunse toni crescenti fino a raggiungere il culmine nel periodo 1021-1086, quando divenne primo ministro Wang Anshi, esponete delle corrente riformista e massimo statista di tutta la dinastia Song. Durante i suoi vent’anni di governo Wang Anshi promosse una vasta serie di riforme che coinvolsero praticamente tutti i campi di azione imperiale. Si trattava di ottime riforme, tese a difendere i piccoli proprietari e i piccoli commerciati dai grandi latifondisti e dalle gilde commerciali, e a ridurre lo speco e l’inefficienza dell’apparato amministrativo e burocratico. Sfortunatamente solo una piccola parte di queste fu mantenuta in vigore dopo il 1086, quando la morte dell’imperatore Shenzong, che aveva favorito Wang Anshi, consentì al partito conservatore di ritornare al potere e iniziare a perseguitare i riformisti. Del resto comunque, anche sotto il suo regno gran parte delle riforme non erano state effettivamente applicate, poiché esse erano contrarie agli interesse della grande proprietà e delle corporazioni commerciali, e perché la stessa burocrazia non era dotata di sufficienti preparazione e zelo per metterle in pratica.
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Dettagli appunto:
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Autore:
Lorenzo Possamai
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- Università: Università degli Studi di Padova
- Facoltà: Scienze Politiche
- Esame: Storia cinese
- Titolo del libro: Storia della Cina
- Autore del libro: Mario Sabattini e Paolo Santangelo
- Editore: Laterza
- Anno pubblicazione: 2010
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