La Stregoneria
La Stregoneria è il reato per cui il Sant'Uffizio è più conosciuto. La stregoneria è, per definizione, il reato di maleficio in generale, cioè il danno che viene procurato da parte di un individuo malevolo/cattivo a persone, ad animali, ai campi e soprattutto questi danni vengono registrati su bambini piccoli e sul bestiame. Quando in una comunità con una famiglia un bambino piccolo si ammalava e moriva, o una vacca si ammalava e moriva, o capitava un cattivo raccolto, si supponeva che fosse l'effetto di un maleficio. Un libro che definisce in maniera specifica la stregoneria è il "manleus maleficarum" che letteralmente significa "mantello delle streghe", ovvero le malefiche, coloro che fanno i malefici. Il libro viene scritto da un domenicano, chiamato Henrich Kramer e viene pubblicato nel 1487, ed ebbe molto successo tanto che venne ristampato fino al 1523 quando furono fatte 12 edizioni, poi altre 14 fino al '600. Si è calcolato che in Europa di questo testo circolassero 30.000 copie (molte per l'epoca, per i libri molto cari e scritti a mano). Kramer era un inquisitore in una zona della Germania al confine con la Polonia e lì si trova a dover giudicare una serie di casi nei quali c'erano casi contro donne di cui si diceva che avessero sgozzato bambini ancora nel grembo della madre, che i raccolti fossero seccati, che gli uomini fossero stati resi impotenti quindi non potessero procreare, che le donne fossero state rese sterili. Tutto questo viene regolamentato e descritto nel libro di Kramer che è un vero e proprio manuale di uso pratico; dà perfino i formulari da compilare durante i processi.
Viene identificata la figura della malefica come figura femminile: secondo l'autore, le donne sono un facile accesso del demonio, la porta aperta dell'interferenza del demonio; c'è un legame molto stretto tra sessualità femminile e atti demoniaci. Tutto ciò l'autore lo spiega facendo l'etimologia della parola "femmina" perché secondo lui significa "fe meno" cioè "meno fede" rispetto agli uomini. Le donne, per questa vicinanza con il demonio, sono lussuriose, si danno ad atti sessuali esagerati e parlano in maniera volgare: tutto questo dipende dalla loro fragilità sia della fede sia psicologica.
Dato che le donne sono un facile accesso del demonio, la sessualità è una espressione demoniaca, quindi per definizione la prostituta è una strega. Un'altra figura che ha la stessa vocazione di strega è quella dell'ostetrica perché queste hanno a che fare con momenti molto delicati dei passaggi della vita, soprattutto la nascita; l'ostetrica ha sempre a che fare con le donne e con le malattie sessuali delle donne; tutto quello che è legato alla sessualità è considerato sporco e pericoloso, quindi lo sono anche le ostetriche. Spesso le ostetriche sono donne anziane, che hanno molta esperienza e sono anche vedove, non godono della protezione del marito, quindi fanno parte come prostitute di una fascia di marginalità femminile molto bassa e fragile. Il manuale di Kramer è terribilmente misogino, eppure per molti secoli è stato considerato alla base dell'attività degli inquisitori nella repressione della stregoneria. Nel manuale appare il concetto della riunione delle streghe, ma non si è ancora alla setta satanica.
Archivio del Sant'Uffizio di Aquileia (Trentino) dove ci sono una serie molto lunga di processi che cominciano nei primi anni del '500 e finiscono a metà del '600 contro delle figure che gli inquisitori non capivano molto bene all'inizio e che infatti sentivano solo ad inizio processo. Questi sono uomini i quali confessano di andare in una certa valle, che chiamano "valle di Giosafat" quattro volte l'anno durante feste pagane (ogni giovedì del quattro tempora) su cui si sono sovrapposte delle festività cristiane. Quasi tutti questi uomini sono "nati con la camicia" cioè sono stati espulsi dall'utero materno assieme alla placenta. Una volta raccolta, la placenta veniva seccata, conservata religiosamente in un sacchetto di stoffa che poi questi portavano al collo, come simbolo del fatto che chi nasce con la camicia è fortunato, e protegge chi lo porta. Chi ha questo segno dunque, è beneandante: i beneandanti sono coloro che vengono interrogati perché vengono considerati stregoni. Essi, raggiunta l'età adulta, vanno nella valle di Giosafat (valle del Friuli) da altri beneandanti. Vanno in corpo o in spirito? Questi bene andanti vanno in spirito: mentre dormono, essi si sentono chiamati e la loro anima esce dalla bocca sotto forma di topolino e poi vanno in volo verso la Valle di Giosafat. Il fatto che l'anima va in volo rappresenta il volo delle streghe; secondo la testimonianza di uno di questi, bisogna stare attenti a non rivoltare il corpo dormiente perché se si rivolta, quando il topolino torna non trova dove andare, producendo la morte del beneandante, che quindi deve essere lasciato supino. In questa valle di Giosafat trova altri beneandanti come lui e, con un ramo di finocchio in mano, combattono contro i diavoli, che invece hanno in mano dei rami di sordo (erba dura, quasi legnosa) gli stessi delle scope delle streghe. Da questi combattimenti rituali dipende la bontà o meno della successiva annata agraria, cioè se ci saranno buoni raccolti oppure no: se vincono i beneandanti il raccolto sarà abbondante, se vincono i diavoli, il raccolto sarà scarso e tutta la comunità ne soffrirà. Tutto questo significa che i beneandanti stanno raccontando un culto agrario di fertilità, molto antico. Un'altra funzione importante dei bene andanti è che "rabboniscono" le anime dei morti anzitempo (di morte violenza o in giovane età) che non si rassegnano della loro morte e che continuano ad aggirarsi per i boschi e per le città: sono un esercito furioso e fanno danni ai vivi ma danneggiano anche i raccolti e gli animali, tanto che alcuni di questi beneandanti si fanno oratori di informazioni verso i parenti in vita di questi morti, chiedendo ai parenti di celebrare per loro delle messe o di accendere un cero. Sono una sorta di medium e cercano di conciliare il mondo dei vivi con quello dei morti. C'è una insistenza progressiva e via via sempre più suggestiva da parte degli inquisitori negli interrogatori di questi bene andanti, perché gli inquisitori hanno loro in mente il "Sabba": si finisce per condizionare le risposte di questi beneandanti affinché comincino a confessare di aver fatto azioni tipiche della ritualità del saba secondo la cultura demonologica: racconto dei demoni. Essi sono molto presenti nella cultura religiosa che crede appunto al diavolo e ad altri demoni. Questa cultura demonologica ha configurato il Sabba come una circostanza, una ritualità nella quale tutta una serie di persone che hanno fatto la promessa, dando la loro anima al diavolo in cambio di regali, doni o di capacità (capacità di trovare tesori, prevedere il futuro) per rendergli omaggio. Nel Sabba si balla, si canta, si mangia, si beve ma soprattutto si profana l'ostia, le croci e si adora il diavolo. Questo è quello che credono gli inquisitori e questo è ciò che gli inquisitori fanno confessare processo dopo processo ai beneandanti.
Secondo la tradizione, il sabba (o Akelarre in basco) sarebbe un convegno di streghe in presenza del Demonio durante il quale verrebbero compiute pratiche magiche, orge diaboliche e riti blasfemi.
Già a partire dal 1620, la Chiesa non crede più al Sabba, pensa che sia invenzione di donnicciole, superstizione popolare e certamente impone che, nei casi in cui in un processo si parli di morte da parte di un maleficio, per prima cosa si consulti il medico, e deve essere questo a spiegare la causa della morte. La Chiesa dunque non crede più all'effetto del maleficio e vuole trovare le ragioni materiali, realistiche per spiegare le morti.
Dentro il reato di stregoneria ci stanno anche riti agrari.
Viene identificata la figura della malefica come figura femminile: secondo l'autore, le donne sono un facile accesso del demonio, la porta aperta dell'interferenza del demonio; c'è un legame molto stretto tra sessualità femminile e atti demoniaci. Tutto ciò l'autore lo spiega facendo l'etimologia della parola "femmina" perché secondo lui significa "fe meno" cioè "meno fede" rispetto agli uomini. Le donne, per questa vicinanza con il demonio, sono lussuriose, si danno ad atti sessuali esagerati e parlano in maniera volgare: tutto questo dipende dalla loro fragilità sia della fede sia psicologica.
Dato che le donne sono un facile accesso del demonio, la sessualità è una espressione demoniaca, quindi per definizione la prostituta è una strega. Un'altra figura che ha la stessa vocazione di strega è quella dell'ostetrica perché queste hanno a che fare con momenti molto delicati dei passaggi della vita, soprattutto la nascita; l'ostetrica ha sempre a che fare con le donne e con le malattie sessuali delle donne; tutto quello che è legato alla sessualità è considerato sporco e pericoloso, quindi lo sono anche le ostetriche. Spesso le ostetriche sono donne anziane, che hanno molta esperienza e sono anche vedove, non godono della protezione del marito, quindi fanno parte come prostitute di una fascia di marginalità femminile molto bassa e fragile. Il manuale di Kramer è terribilmente misogino, eppure per molti secoli è stato considerato alla base dell'attività degli inquisitori nella repressione della stregoneria. Nel manuale appare il concetto della riunione delle streghe, ma non si è ancora alla setta satanica.
Archivio del Sant'Uffizio di Aquileia (Trentino) dove ci sono una serie molto lunga di processi che cominciano nei primi anni del '500 e finiscono a metà del '600 contro delle figure che gli inquisitori non capivano molto bene all'inizio e che infatti sentivano solo ad inizio processo. Questi sono uomini i quali confessano di andare in una certa valle, che chiamano "valle di Giosafat" quattro volte l'anno durante feste pagane (ogni giovedì del quattro tempora) su cui si sono sovrapposte delle festività cristiane. Quasi tutti questi uomini sono "nati con la camicia" cioè sono stati espulsi dall'utero materno assieme alla placenta. Una volta raccolta, la placenta veniva seccata, conservata religiosamente in un sacchetto di stoffa che poi questi portavano al collo, come simbolo del fatto che chi nasce con la camicia è fortunato, e protegge chi lo porta. Chi ha questo segno dunque, è beneandante: i beneandanti sono coloro che vengono interrogati perché vengono considerati stregoni. Essi, raggiunta l'età adulta, vanno nella valle di Giosafat (valle del Friuli) da altri beneandanti. Vanno in corpo o in spirito? Questi bene andanti vanno in spirito: mentre dormono, essi si sentono chiamati e la loro anima esce dalla bocca sotto forma di topolino e poi vanno in volo verso la Valle di Giosafat. Il fatto che l'anima va in volo rappresenta il volo delle streghe; secondo la testimonianza di uno di questi, bisogna stare attenti a non rivoltare il corpo dormiente perché se si rivolta, quando il topolino torna non trova dove andare, producendo la morte del beneandante, che quindi deve essere lasciato supino. In questa valle di Giosafat trova altri beneandanti come lui e, con un ramo di finocchio in mano, combattono contro i diavoli, che invece hanno in mano dei rami di sordo (erba dura, quasi legnosa) gli stessi delle scope delle streghe. Da questi combattimenti rituali dipende la bontà o meno della successiva annata agraria, cioè se ci saranno buoni raccolti oppure no: se vincono i beneandanti il raccolto sarà abbondante, se vincono i diavoli, il raccolto sarà scarso e tutta la comunità ne soffrirà. Tutto questo significa che i beneandanti stanno raccontando un culto agrario di fertilità, molto antico. Un'altra funzione importante dei bene andanti è che "rabboniscono" le anime dei morti anzitempo (di morte violenza o in giovane età) che non si rassegnano della loro morte e che continuano ad aggirarsi per i boschi e per le città: sono un esercito furioso e fanno danni ai vivi ma danneggiano anche i raccolti e gli animali, tanto che alcuni di questi beneandanti si fanno oratori di informazioni verso i parenti in vita di questi morti, chiedendo ai parenti di celebrare per loro delle messe o di accendere un cero. Sono una sorta di medium e cercano di conciliare il mondo dei vivi con quello dei morti. C'è una insistenza progressiva e via via sempre più suggestiva da parte degli inquisitori negli interrogatori di questi bene andanti, perché gli inquisitori hanno loro in mente il "Sabba": si finisce per condizionare le risposte di questi beneandanti affinché comincino a confessare di aver fatto azioni tipiche della ritualità del saba secondo la cultura demonologica: racconto dei demoni. Essi sono molto presenti nella cultura religiosa che crede appunto al diavolo e ad altri demoni. Questa cultura demonologica ha configurato il Sabba come una circostanza, una ritualità nella quale tutta una serie di persone che hanno fatto la promessa, dando la loro anima al diavolo in cambio di regali, doni o di capacità (capacità di trovare tesori, prevedere il futuro) per rendergli omaggio. Nel Sabba si balla, si canta, si mangia, si beve ma soprattutto si profana l'ostia, le croci e si adora il diavolo. Questo è quello che credono gli inquisitori e questo è ciò che gli inquisitori fanno confessare processo dopo processo ai beneandanti.
Secondo la tradizione, il sabba (o Akelarre in basco) sarebbe un convegno di streghe in presenza del Demonio durante il quale verrebbero compiute pratiche magiche, orge diaboliche e riti blasfemi.
Già a partire dal 1620, la Chiesa non crede più al Sabba, pensa che sia invenzione di donnicciole, superstizione popolare e certamente impone che, nei casi in cui in un processo si parli di morte da parte di un maleficio, per prima cosa si consulti il medico, e deve essere questo a spiegare la causa della morte. La Chiesa dunque non crede più all'effetto del maleficio e vuole trovare le ragioni materiali, realistiche per spiegare le morti.
Dentro il reato di stregoneria ci stanno anche riti agrari.
Cosa si intende quando si parla di stregoneria: si fa riferimento al libro "manleus maleficarum", il più drastico nella definizione di questo fenomeno, infatti verrà poi descritto con molte più ombre.
I beneandanti servono a capire una serie di culti agrari del Friuli del '500, luogo di zone di montagna dove c'è poco spazio per la circolazione di idee, quindi si mantengono aspetti più arcaici rispetto alla città. Questi culti agrari vengono dai vari interrogatori esaminati da Ginzburg e che vanno dal '500 fino alla prima metà del '600 e vengono trasformati nel Sabba. Sembra di essere di fronte ad una realtà di pratiche che non sono legate al maleficio: culto agrario significa spiegare una manifestazione finalizzata all'ottenimento della fertilità dei campi, questo era lo scopo dei beneandanti, cioè volevano che il raccolto successivo fosse abbondante per tutta la comunità. I culti agrari sono molto antichi e molto rari.
Uno studioso James Fraser ha pubblicato un libro chiamato "il ramo d'oro della magia e della religione": egli vede le stratificazioni che ci sono in un particolare culto, che sono da un lato ad esempio quella della religiosità inquisitoriale, dove la parte superficiale sarebbe il Sabba, ma andando a scorticare gli strati che si sovrappongono in questo fenomeno, sotto si trovano culti antecedenti. Così andando a togliere strato dopo strato, Fraser risale a culti greci, romani ed egizi. Non c'è nulla di innocenze nelle cose di cui soprattutto non si sa a cosa servano: i culti sono legati a dei riti che si effettuano sempre nello stesso modo e, man mano che si ripetono, si perde il senso, non sa quel che si fa, non si sa quale fosse l'origine, quale fosse lo scopo iniziale. Per esempio Fraser spiega come in generale a questi culti antichi greci, romani o egiziani si sia poi sovrapposta la religione cattolica in particolare, trasformando divinità e forme di devozioni in santi o madonne cristiane e riti religiosi. Per esempio, a Pasqua si fanno i sepolcri, che derivano da un rito greco di fertilità e rigenerazione (il ratto di Persefone), per questo la Pasqua di resurrezione. Ci sono un sacco di miti legati al grano o al passaggio da una situazione di incubazione del seme a una situazione di esplosione vegetativa. Gli uomini antichi, quando tagliavano il grano, facevano sempre dei sacrifici per ingraziarsi il dio della fecondità che aveva dato loro questa cosa e che non sapevano se l'avrebbe ridata. Occorreva dunque festeggiare per quello che si era ottenuto ma anche fare sacrifici, cioè pregare nelle forme rituali per ingraziarsi il volere del dio, che l'anno successivo avrebbe fatto crescere il grano. Proprio la crescita del grano non era né facile né sicura, ma c'era incertezza a causa di una gelata o di un parassita del grano. Questa incertezza creava paura nella comunità; la paura ha una manifestazione organizzata nel rito propiziatorio nei confronti di quella divinità. Altri esempi, la madonna di Scicli sopra un cavallo che somiglia ad Atena, oppure Giovanni Battista viene ancora oggi raffigurato con un capretto in spalla, vive nei boschi, si nutre di bacche, somiglia quindi al dio Pan greco. Fraser quindi trova delle corrispondenze che possono fare pensare a una sovrapposizione tra culture e religioni. Per credenze, riti e devozioni, c'è uno stretto nesso tra religione e magia e siamo in presenza di diversi culti ricchi di stratificazioni che risalgono a un mondo molto lontano. In particolare, queste stratificazioni sono: il culto di fertilità che si incrocia con un culto ancora precedente, quello della "caccia selvaggia, dell'esercito furioso, dei morti anzitempo": questo mito racconta della paura che gli uomini hanno sempre avuto della contaminazione tra mondo dei vivi e quello dei morti; a capo dell'esercito furioso ci sta una donna, che spesso si chiama Diana, un nome greco (come riportano alcuni posti dell'Europa centrale dove sono fatte le ricerche). Ginzburg però fa un passo indietro, perché continua a cercare e studiare la stratificazione di miti e riti ma fa anche un passo avanti, con un’opera successiva chiamata "storia notturna": è una storia del Sabba, in cui va a cercare le sue manifestazioni e arriva fino agli sciamani della Siberia, i quali anch'essi avevano una serie di ritualità condivise direttamente in maniera sotterranea, cercando di trovare un punto di contatto non pericoloso tra mondo dei vivi e dei morti. Questa operazione non la fa, ma fa un ultimo passo, tentando di mostrare come tutto questo diventa il Sabba: nella cultura demonologica religiosa, magica tra '500 e '600, man mano tutto questo viene ricodificato e raccontato come Sabba. Quest'ultimo quindi diventa il luogo dove ci si riunisce e si fa l'omaggio a Satana; in verità tutti gli elementi del Sabba sono parodie della religione cattolica ufficiale. La parodia è un modo di vedere le cose rovesciato, facendo vedere la realtà in modo ridicolo. Il congregarsi di diverse persone attorno a un'autorità sacra, il diavolo, è anche l'ecclesia che si forma attorno al diavolo; si mangia e si bene, proprio come nella messa cattolica; la profanazione dell'ostia, piuttosto che l'ostia consacrata e vista come incarnazione; al diavolo si raccontano tutte le malefatte che si sono fatte, proprio come una confessione; ci sono anche forme di acque battesimali ma soprattutto viene fatto l'omaggio al diavolo (baciandogli la cosa) è la maniera maggiore attraverso cui si esprime la devozione nei suoi confronti.
Per definizione all'interno di un dizionario dell'Inquisizione, il Sabba è: una sintesi molto complessa tra il livello alto della pubblicistica demonologica (cioè tra gli scritti dei teologi che parlano di demoni) e quella della cultura folklorica che invece crede, pensa e fa, il populino dinanzia ai suoi riti. Quindi cultura alta= demonologia; cultura bassa= cultura folklorica si intrecciano all'interno del Saba che diventa uno stereotipo culturale per cui viene ripetuto poi in maniera identica.
Il Sabba è un "precipitato" di elementi che provengono da culture precedenti e che sono ormai decomposti; sono credenze pre-cristiane e credenze folkloriche (cioè quello che il popolo crede e fa), che diventano stregoneria.
Il Sant'Uffizio è produttore di questo tipo di costruzione culturale perché assimila la stregoneria a eresia e quindi a dissidenza religiosa. Da qui, nasce la repressione molto significativa che viene esercitata su streghe e stregoni.
Un capitolo a parte è il caso siciliano, che viene chiamata "l'anomalia siciliana": ci sono delle figure nel mondo magico della Sicilia, chiamate "donne di fora": erano spiriti strani, a metà tra fate e streghe, quindi non si capiva bene se erano spiriti buoni o cattivi, che si aggiravano di notte per le case e che facevano le stesse azioni di disturbo citate per l'esercito o per i beneandanti: guastavano il vino, mettevano in disordine la casa, ma soprattutto scambiavano i figli neonati. Studi francesi su ritualità simili riportano che sono le stesse madri che, di fronte a un bambino malaticcio di morte repentina, lo offrono ad un'entità lasciandolo per una notte in mezzo al bosco e poi il giorno dopo, queste donne raccontano che l'accaduto era stato fatto dagli spiriti. Probabilmente si tratta di forme di matricidio da parte di madri che non possono permettersi di prendere in cura un bambino malaticcio e che invece attribuiscono ad un'altra persona la causa della morte, per evitare i sensi di colpa (universo culturale folklorico). Tutto ciò avviene perché c'è una credenza universalmente diffusa sui demoni e sul diavolo a capo dei demoni. Non deve stupire il fatto che tutti credano a queste cose, dal momento che per prima la Chiesa ci crede. A questi demoni viene attribuita la capacità di agire sulla sfera preternaturale, intermedia tra la sfera della natura e la sfera supernaturale, cioè Dio. Tra le due, esiste questa sfera intermedia dove i demoni agiscono e si mettono in rapporto con le persone. A questa configurazione del rapporto tra natura e sovranatura, è la Chiesa a spiegarla e pedagogizzarla. Non c'è nulla di strano sul fatto che tanti credano che quello che avviene, avviene per effetto di questi demoni. Alcuni di essi, talvolta, sono buoni. I demoni possono fare tante cose, intervenendo nella sfera della natura, cose che il volgo ignorante prende per miracoli oppure prende come effetto di un'azione magica (questa tal cosa è successa perché io, con questa mia azione, ho chiamato il demonio). Un'esempio sono sempre i cercatori di tesoro, che hanno legato il demone per poter trovare il tesoro, poi slegato.
In verità, quello che si può ottenere per il tramite della magia, è la stessa identica cosa che si può ottenere, per questa cultura, per il tramite della religione: come detto prima, magia e religione sono strettamente intrecciate. Un medico del papa, chiamato Paolo Zacchìa scrive "quaestiones medicae" nel 1623 circa: quando qualcuno si ammala, per prima cosa si usano i rimedi empirici, quelli usati in casa oppure certi animali, come il parassita del grano: ci sono rimedi vegetali, animali e minerali che tutti possono facilmente avere con sé. Può accadere che il malato non guarisca o che peggiori: a questo punto, sembrerebbe logico rivolgersi al medico che però ha un costo da pagare. Prima del medico, si va dalla fattucchiera, anche chiamata strega, magara, superstiziosa, tante parole che indicano lo stesso tipo di attività femminile. La fattucchiera è una donna che ha capacità di risolvere i problemi attraverso la bugia. Fanno quindi impiastri, preparano le medicine ma soprattutto, nel fare queste azioni, fanno le "orazioni": la prima cosa che guarisce è la preghiera. Sono orazioni che ripetono, altre invece le inventano sul posto e hanno sempre riferimenti ai santi. L'orazione è una componente essenziale della pratica magica e di quella religiosa.
Non solo l'orazione, ma molti degli elementi che vengono utilizzati provengono dalle chiese: si usa l'acqua benedetta, il fonte battesimale, ma soprattutto si usa molto l'ostia che viene utilizzata come componente di pozioni magiche e si usano degli elementi che vengono fatti benedire. Un elemento essenziale delle pozioni è il miele sposato, miele che la sposa porta il giorno del matrimonio, nascosto sotto al vestito per poter fare pozioni magiche, vengono usate candele. Nei casi dei maghi maschi, vengono usati gli scapolari che i sacerdoti usano quando celebrano la messa.
C'è tutto un armamentario che discende, è di provenienza ecclesiastica e poi viene trasferito in questo ambiente. Tutte queste storie le sappiamo grazie ai processi di canonizzazione: quando la sacra congregazione dei riti scrutina le caratteristiche di quello che poi, alla fine del processo, sarà un santo guarda tutte le sue virtù e i suoi miracoli.
Fatte queste operazioni sul malato, egli spesso guariva. Ma, quando non guariva (antropologia, spicanalisi spirituale) la magia come può aiutare?
Il malato non ha più i sintomi, ma in molte occasioni succede che il malato poco dopo si riammala, ha una ricaduta e questi sintomi si presentano più forti di prima. A questo punto si chiama il medico, che può essere il medico chirurgo oppure uno specialista che somministra i suoi rimedi.
Se non c'è nessun beneficio, ci si rivolge al santo, alla reliquia, all'immagine benedetta del santo: si prega al santo, si promettono ex voto vari e può capitare che il santo faccia la grazia, il miracolo e quindi il malato guarisce.
Questi passaggi rappresentano il "pluralismo terapeutico" di età moderna perché ci si rivolge a chiunque possa fare qualcosa per la guarigione. Il pluralismo terapeutico è possibile perché c'è una comune spiegazione della malattia: tutti (medico, fattucchiera) sono persuasi del fatto che la malattia sia l'effetto del peccato.
La parola latina "salus" vuol dire sia "salute" che "salvezza" perché non c'è salute senza salvezza spirituale, dunque la malattia è l'effetto dell'ira di Dio nei confronti dell'uomo oppure della città quando si tratta di epidemia. Dio è arrabbiato con l'uomo perché è un peccatore e manda i segni della sua ira. Come si fa a restaurare la salute/salvezza? Recuperando una situazione di lontananza dal peccato per ottenere la salvezza. Tanto è stretto l'intreccio tra i due elementi (magia e religione) che esistono decreti che impongono ai medici di non curare i malati se entro tre giorni non si confessano e comunicano e questa cosa non è soltanto della cultura folklorica ma anche di quella religiosa e civile.
Le diagnosi dei medici di questo periodo sono impressionanti: sono i medici che a un certo punto abbandonano il malato perché non c'è più niente da fare e dicono ai parenti di chiamare il confessore, perché possa questo possa morire confessato e comunicato. A questo punto, quando e se ci si trova davanti a una successiva guarigione, allora deve esserci stato per forza un miracolo, il quale supera la "vis medicatrix" della natura (natura che si aggiusta, guarisce da sola) su cui testimoniano i medici, che affermano che in questi casi non si tratta della forza della natura, nemmeno la forza della sua arte. Escluso l'uno e l'altro non resta che attribuire a forze sovrannaturali l'intervento di guarigione. Guarigione magica e religiosa sono connesse e la preghiera è l'elemento costante dell'una e dell'altra.
C'è una studiosa di nome Maria Sofia Messana che scritto "Inquisitori, negromanti e streghe" che studia in particolare questi temi attraverso i manuali degli inquisitori e i processi. L'autrice sostiene che la diffusione della stregoneria vada ricollegata probabilmente con la diffusione dell'esorcismo, perché questo caccia i diavoli e cacciandoli ne caccia gli effetti malefici sulla salute. Questa diffusione è stata resa possibile dal fatto che uno dei più importanti e famosi manuali per esorcizzare contiene alla fine una specie di breve sintesi, una sorta di esorcismo fai da te. Dal momento che i sacerdoti esorcisti sono pochi a confronto con la grande quantità di possessioni diaboliche, non si poteva far fronte a tutte le richieste, quindi si dà la possibilità a chiunque utilizzi questo tipo di manuale di mettersi in rapporto con questo tipo di meccanismo e di credenze, e con la risoluzione di questi fenomeni.
Probabilmente molte donne si improvvisano esorciste, quindi streghe se non sono sacerdoti e utilizzano questo arsenale di tipo religioso che parla anche di esorcismo.
La stregoneria è un fenomeno molto complesso dove intervengono cultura alta e pratiche sociali, concezioni e pratiche folkloriche. Il Sant'Uffizio ha avuto una grande responsabilità nella creazione e nella persecuzione di questa costruzione culturale. Sulla base di questo tipo di persuasione, ci sono molte ricerche che spiegano casi sia europei che americani di caccia alle streghe (come le famose streghe di Salem) in termini di conflitti intraculturali: il conflitto all'interno della comunità porta alla caccia alle streghe. Ci sono anche altri studi che sostengono che la caccia alle streghe sia determinata in verità dal senso di colpa che la comunità sente del fatto che non si occupa, non assiste i suoi elementi più deboli, come vecchie vedove mendicanti: non a caso, le streghe hanno molto frequentemente questa caratteristica. Dato che la comunità non se ne occupa, in qualche modo immagina e racconta l'aggressività di questi soggetti che si vendicano di questa assenza di generosità facendo cattiveria.
Abbiamo dato una spiegazione psicanalitica, una spiegazione sociale, poiché gli studiosi cercano di alleggerire la carica culturale e religiosa di questo aspetto.
Molti teologi e uomini di chiesa non credevano alla stregoneria: essi pensavano o a superstizioni di donne ignoranti o a manipolazioni da parte degli inquisitori. Molti di questi vengono redarguiti per l'eccessiva severità utilizzata nei confronti dei casi di stregoneria finché, già ad inizio '600 si cominciano a giudicare e condannare sempre di meno e infine nel 1624 circa c'è un libro di "istruzione sui processi inquisitoriali" fatto per gli Inquisitori, di un celebre giurista teologo Cesare Cadena (il quale sostiene quello che aveva già raccontato Ginzburg per un bambino ucciso da una vecchia strega che diceva di essere una beneandante): di fronte a mortalità infantili o mortalità in generale bisogna consultare il medico, che deve essere l'unico a spiegare le cause della morte. Ovviamente, i medici si tengono lontani dal dire che la causa è la magia.
C'è un progressivo disinteressa della Chiesa nei confronti della stregoneria.
I roghi sono per lo più del '500 e sono spagnoli, svizzeri, inglesi, tedeschi. Non sono siciliani, infatti nel numero di processi da parte del Tribunale, si nota che le persecuzioni alle streghe non terminano con roghi, forse a causa di una maggiore tolleranza meridionale. In realtà la ragione è spiegata da Messana la quale sostiene che la stregoneria in Sicilia è femminile, ma è una stregoneria bianca, cioè buona quindi non c'è invocazione del demonio, ma sono pratiche terapeutiche che potremmo dire superstiziose, fanno fatture "ad amorem". Sono donne guaritrici, ostetriche, concia ossa, si occupano delle malattie dei bambini di prima infanzia e delle malattie delle donne come l'infertilità. Non sono maghe di professione, ma fanno anche altri mestieri, sono come le "donne di fora" perché "escono" in volo, cioè di spirito in un luogo dove non c'è il diavolo.
Quando nel 1782 viene abolito il Sant'Uffizio, esso era ormai vuoto, non venivano più rinnovati gli inquisitori. Eppure nelle celle del Tribunale c'erano quattro donnette: il viceré scrive a un amico francese dicendo che le quattro donne erano accusate di magia e sortilegio e di nient'altro (accusa minore); stavano lì perché non avevano altro posto dove andare. Questa "fine" del Sant'Uffizio in realtà comincia molto prima, con l'incredulità della stessa Chiesa nei confronti della stregoneria. Rispetto alla stregoneria, è più pericolosa quella maschile, degli uomini negromanti: la negromanzia è una scienza occulta, implica il possesso di libri proibiti, magia nera, ebraica; la pratica negromantica è più assimilata a una pratica eretica perché c'è l'invocazione del diavolo.
Per quanto riguarda la caratteristica della magia siciliana, è stata oggetto di studiosi di tutto il mondo e non attiene ad una tolleranza meridionale nei confronti del fenomeno, ma invece si rifà alle caratteristiche sociologiche del fenomeno stesso assunto in Sicilia.
I beneandanti servono a capire una serie di culti agrari del Friuli del '500, luogo di zone di montagna dove c'è poco spazio per la circolazione di idee, quindi si mantengono aspetti più arcaici rispetto alla città. Questi culti agrari vengono dai vari interrogatori esaminati da Ginzburg e che vanno dal '500 fino alla prima metà del '600 e vengono trasformati nel Sabba. Sembra di essere di fronte ad una realtà di pratiche che non sono legate al maleficio: culto agrario significa spiegare una manifestazione finalizzata all'ottenimento della fertilità dei campi, questo era lo scopo dei beneandanti, cioè volevano che il raccolto successivo fosse abbondante per tutta la comunità. I culti agrari sono molto antichi e molto rari.
Uno studioso James Fraser ha pubblicato un libro chiamato "il ramo d'oro della magia e della religione": egli vede le stratificazioni che ci sono in un particolare culto, che sono da un lato ad esempio quella della religiosità inquisitoriale, dove la parte superficiale sarebbe il Sabba, ma andando a scorticare gli strati che si sovrappongono in questo fenomeno, sotto si trovano culti antecedenti. Così andando a togliere strato dopo strato, Fraser risale a culti greci, romani ed egizi. Non c'è nulla di innocenze nelle cose di cui soprattutto non si sa a cosa servano: i culti sono legati a dei riti che si effettuano sempre nello stesso modo e, man mano che si ripetono, si perde il senso, non sa quel che si fa, non si sa quale fosse l'origine, quale fosse lo scopo iniziale. Per esempio Fraser spiega come in generale a questi culti antichi greci, romani o egiziani si sia poi sovrapposta la religione cattolica in particolare, trasformando divinità e forme di devozioni in santi o madonne cristiane e riti religiosi. Per esempio, a Pasqua si fanno i sepolcri, che derivano da un rito greco di fertilità e rigenerazione (il ratto di Persefone), per questo la Pasqua di resurrezione. Ci sono un sacco di miti legati al grano o al passaggio da una situazione di incubazione del seme a una situazione di esplosione vegetativa. Gli uomini antichi, quando tagliavano il grano, facevano sempre dei sacrifici per ingraziarsi il dio della fecondità che aveva dato loro questa cosa e che non sapevano se l'avrebbe ridata. Occorreva dunque festeggiare per quello che si era ottenuto ma anche fare sacrifici, cioè pregare nelle forme rituali per ingraziarsi il volere del dio, che l'anno successivo avrebbe fatto crescere il grano. Proprio la crescita del grano non era né facile né sicura, ma c'era incertezza a causa di una gelata o di un parassita del grano. Questa incertezza creava paura nella comunità; la paura ha una manifestazione organizzata nel rito propiziatorio nei confronti di quella divinità. Altri esempi, la madonna di Scicli sopra un cavallo che somiglia ad Atena, oppure Giovanni Battista viene ancora oggi raffigurato con un capretto in spalla, vive nei boschi, si nutre di bacche, somiglia quindi al dio Pan greco. Fraser quindi trova delle corrispondenze che possono fare pensare a una sovrapposizione tra culture e religioni. Per credenze, riti e devozioni, c'è uno stretto nesso tra religione e magia e siamo in presenza di diversi culti ricchi di stratificazioni che risalgono a un mondo molto lontano. In particolare, queste stratificazioni sono: il culto di fertilità che si incrocia con un culto ancora precedente, quello della "caccia selvaggia, dell'esercito furioso, dei morti anzitempo": questo mito racconta della paura che gli uomini hanno sempre avuto della contaminazione tra mondo dei vivi e quello dei morti; a capo dell'esercito furioso ci sta una donna, che spesso si chiama Diana, un nome greco (come riportano alcuni posti dell'Europa centrale dove sono fatte le ricerche). Ginzburg però fa un passo indietro, perché continua a cercare e studiare la stratificazione di miti e riti ma fa anche un passo avanti, con un’opera successiva chiamata "storia notturna": è una storia del Sabba, in cui va a cercare le sue manifestazioni e arriva fino agli sciamani della Siberia, i quali anch'essi avevano una serie di ritualità condivise direttamente in maniera sotterranea, cercando di trovare un punto di contatto non pericoloso tra mondo dei vivi e dei morti. Questa operazione non la fa, ma fa un ultimo passo, tentando di mostrare come tutto questo diventa il Sabba: nella cultura demonologica religiosa, magica tra '500 e '600, man mano tutto questo viene ricodificato e raccontato come Sabba. Quest'ultimo quindi diventa il luogo dove ci si riunisce e si fa l'omaggio a Satana; in verità tutti gli elementi del Sabba sono parodie della religione cattolica ufficiale. La parodia è un modo di vedere le cose rovesciato, facendo vedere la realtà in modo ridicolo. Il congregarsi di diverse persone attorno a un'autorità sacra, il diavolo, è anche l'ecclesia che si forma attorno al diavolo; si mangia e si bene, proprio come nella messa cattolica; la profanazione dell'ostia, piuttosto che l'ostia consacrata e vista come incarnazione; al diavolo si raccontano tutte le malefatte che si sono fatte, proprio come una confessione; ci sono anche forme di acque battesimali ma soprattutto viene fatto l'omaggio al diavolo (baciandogli la cosa) è la maniera maggiore attraverso cui si esprime la devozione nei suoi confronti.
Per definizione all'interno di un dizionario dell'Inquisizione, il Sabba è: una sintesi molto complessa tra il livello alto della pubblicistica demonologica (cioè tra gli scritti dei teologi che parlano di demoni) e quella della cultura folklorica che invece crede, pensa e fa, il populino dinanzia ai suoi riti. Quindi cultura alta= demonologia; cultura bassa= cultura folklorica si intrecciano all'interno del Saba che diventa uno stereotipo culturale per cui viene ripetuto poi in maniera identica.
Il Sabba è un "precipitato" di elementi che provengono da culture precedenti e che sono ormai decomposti; sono credenze pre-cristiane e credenze folkloriche (cioè quello che il popolo crede e fa), che diventano stregoneria.
Il Sant'Uffizio è produttore di questo tipo di costruzione culturale perché assimila la stregoneria a eresia e quindi a dissidenza religiosa. Da qui, nasce la repressione molto significativa che viene esercitata su streghe e stregoni.
Un capitolo a parte è il caso siciliano, che viene chiamata "l'anomalia siciliana": ci sono delle figure nel mondo magico della Sicilia, chiamate "donne di fora": erano spiriti strani, a metà tra fate e streghe, quindi non si capiva bene se erano spiriti buoni o cattivi, che si aggiravano di notte per le case e che facevano le stesse azioni di disturbo citate per l'esercito o per i beneandanti: guastavano il vino, mettevano in disordine la casa, ma soprattutto scambiavano i figli neonati. Studi francesi su ritualità simili riportano che sono le stesse madri che, di fronte a un bambino malaticcio di morte repentina, lo offrono ad un'entità lasciandolo per una notte in mezzo al bosco e poi il giorno dopo, queste donne raccontano che l'accaduto era stato fatto dagli spiriti. Probabilmente si tratta di forme di matricidio da parte di madri che non possono permettersi di prendere in cura un bambino malaticcio e che invece attribuiscono ad un'altra persona la causa della morte, per evitare i sensi di colpa (universo culturale folklorico). Tutto ciò avviene perché c'è una credenza universalmente diffusa sui demoni e sul diavolo a capo dei demoni. Non deve stupire il fatto che tutti credano a queste cose, dal momento che per prima la Chiesa ci crede. A questi demoni viene attribuita la capacità di agire sulla sfera preternaturale, intermedia tra la sfera della natura e la sfera supernaturale, cioè Dio. Tra le due, esiste questa sfera intermedia dove i demoni agiscono e si mettono in rapporto con le persone. A questa configurazione del rapporto tra natura e sovranatura, è la Chiesa a spiegarla e pedagogizzarla. Non c'è nulla di strano sul fatto che tanti credano che quello che avviene, avviene per effetto di questi demoni. Alcuni di essi, talvolta, sono buoni. I demoni possono fare tante cose, intervenendo nella sfera della natura, cose che il volgo ignorante prende per miracoli oppure prende come effetto di un'azione magica (questa tal cosa è successa perché io, con questa mia azione, ho chiamato il demonio). Un'esempio sono sempre i cercatori di tesoro, che hanno legato il demone per poter trovare il tesoro, poi slegato.
In verità, quello che si può ottenere per il tramite della magia, è la stessa identica cosa che si può ottenere, per questa cultura, per il tramite della religione: come detto prima, magia e religione sono strettamente intrecciate. Un medico del papa, chiamato Paolo Zacchìa scrive "quaestiones medicae" nel 1623 circa: quando qualcuno si ammala, per prima cosa si usano i rimedi empirici, quelli usati in casa oppure certi animali, come il parassita del grano: ci sono rimedi vegetali, animali e minerali che tutti possono facilmente avere con sé. Può accadere che il malato non guarisca o che peggiori: a questo punto, sembrerebbe logico rivolgersi al medico che però ha un costo da pagare. Prima del medico, si va dalla fattucchiera, anche chiamata strega, magara, superstiziosa, tante parole che indicano lo stesso tipo di attività femminile. La fattucchiera è una donna che ha capacità di risolvere i problemi attraverso la bugia. Fanno quindi impiastri, preparano le medicine ma soprattutto, nel fare queste azioni, fanno le "orazioni": la prima cosa che guarisce è la preghiera. Sono orazioni che ripetono, altre invece le inventano sul posto e hanno sempre riferimenti ai santi. L'orazione è una componente essenziale della pratica magica e di quella religiosa.
Non solo l'orazione, ma molti degli elementi che vengono utilizzati provengono dalle chiese: si usa l'acqua benedetta, il fonte battesimale, ma soprattutto si usa molto l'ostia che viene utilizzata come componente di pozioni magiche e si usano degli elementi che vengono fatti benedire. Un elemento essenziale delle pozioni è il miele sposato, miele che la sposa porta il giorno del matrimonio, nascosto sotto al vestito per poter fare pozioni magiche, vengono usate candele. Nei casi dei maghi maschi, vengono usati gli scapolari che i sacerdoti usano quando celebrano la messa.
C'è tutto un armamentario che discende, è di provenienza ecclesiastica e poi viene trasferito in questo ambiente. Tutte queste storie le sappiamo grazie ai processi di canonizzazione: quando la sacra congregazione dei riti scrutina le caratteristiche di quello che poi, alla fine del processo, sarà un santo guarda tutte le sue virtù e i suoi miracoli.
Fatte queste operazioni sul malato, egli spesso guariva. Ma, quando non guariva (antropologia, spicanalisi spirituale) la magia come può aiutare?
Il malato non ha più i sintomi, ma in molte occasioni succede che il malato poco dopo si riammala, ha una ricaduta e questi sintomi si presentano più forti di prima. A questo punto si chiama il medico, che può essere il medico chirurgo oppure uno specialista che somministra i suoi rimedi.
Se non c'è nessun beneficio, ci si rivolge al santo, alla reliquia, all'immagine benedetta del santo: si prega al santo, si promettono ex voto vari e può capitare che il santo faccia la grazia, il miracolo e quindi il malato guarisce.
Questi passaggi rappresentano il "pluralismo terapeutico" di età moderna perché ci si rivolge a chiunque possa fare qualcosa per la guarigione. Il pluralismo terapeutico è possibile perché c'è una comune spiegazione della malattia: tutti (medico, fattucchiera) sono persuasi del fatto che la malattia sia l'effetto del peccato.
La parola latina "salus" vuol dire sia "salute" che "salvezza" perché non c'è salute senza salvezza spirituale, dunque la malattia è l'effetto dell'ira di Dio nei confronti dell'uomo oppure della città quando si tratta di epidemia. Dio è arrabbiato con l'uomo perché è un peccatore e manda i segni della sua ira. Come si fa a restaurare la salute/salvezza? Recuperando una situazione di lontananza dal peccato per ottenere la salvezza. Tanto è stretto l'intreccio tra i due elementi (magia e religione) che esistono decreti che impongono ai medici di non curare i malati se entro tre giorni non si confessano e comunicano e questa cosa non è soltanto della cultura folklorica ma anche di quella religiosa e civile.
Le diagnosi dei medici di questo periodo sono impressionanti: sono i medici che a un certo punto abbandonano il malato perché non c'è più niente da fare e dicono ai parenti di chiamare il confessore, perché possa questo possa morire confessato e comunicato. A questo punto, quando e se ci si trova davanti a una successiva guarigione, allora deve esserci stato per forza un miracolo, il quale supera la "vis medicatrix" della natura (natura che si aggiusta, guarisce da sola) su cui testimoniano i medici, che affermano che in questi casi non si tratta della forza della natura, nemmeno la forza della sua arte. Escluso l'uno e l'altro non resta che attribuire a forze sovrannaturali l'intervento di guarigione. Guarigione magica e religiosa sono connesse e la preghiera è l'elemento costante dell'una e dell'altra.
C'è una studiosa di nome Maria Sofia Messana che scritto "Inquisitori, negromanti e streghe" che studia in particolare questi temi attraverso i manuali degli inquisitori e i processi. L'autrice sostiene che la diffusione della stregoneria vada ricollegata probabilmente con la diffusione dell'esorcismo, perché questo caccia i diavoli e cacciandoli ne caccia gli effetti malefici sulla salute. Questa diffusione è stata resa possibile dal fatto che uno dei più importanti e famosi manuali per esorcizzare contiene alla fine una specie di breve sintesi, una sorta di esorcismo fai da te. Dal momento che i sacerdoti esorcisti sono pochi a confronto con la grande quantità di possessioni diaboliche, non si poteva far fronte a tutte le richieste, quindi si dà la possibilità a chiunque utilizzi questo tipo di manuale di mettersi in rapporto con questo tipo di meccanismo e di credenze, e con la risoluzione di questi fenomeni.
Probabilmente molte donne si improvvisano esorciste, quindi streghe se non sono sacerdoti e utilizzano questo arsenale di tipo religioso che parla anche di esorcismo.
La stregoneria è un fenomeno molto complesso dove intervengono cultura alta e pratiche sociali, concezioni e pratiche folkloriche. Il Sant'Uffizio ha avuto una grande responsabilità nella creazione e nella persecuzione di questa costruzione culturale. Sulla base di questo tipo di persuasione, ci sono molte ricerche che spiegano casi sia europei che americani di caccia alle streghe (come le famose streghe di Salem) in termini di conflitti intraculturali: il conflitto all'interno della comunità porta alla caccia alle streghe. Ci sono anche altri studi che sostengono che la caccia alle streghe sia determinata in verità dal senso di colpa che la comunità sente del fatto che non si occupa, non assiste i suoi elementi più deboli, come vecchie vedove mendicanti: non a caso, le streghe hanno molto frequentemente questa caratteristica. Dato che la comunità non se ne occupa, in qualche modo immagina e racconta l'aggressività di questi soggetti che si vendicano di questa assenza di generosità facendo cattiveria.
Abbiamo dato una spiegazione psicanalitica, una spiegazione sociale, poiché gli studiosi cercano di alleggerire la carica culturale e religiosa di questo aspetto.
Molti teologi e uomini di chiesa non credevano alla stregoneria: essi pensavano o a superstizioni di donne ignoranti o a manipolazioni da parte degli inquisitori. Molti di questi vengono redarguiti per l'eccessiva severità utilizzata nei confronti dei casi di stregoneria finché, già ad inizio '600 si cominciano a giudicare e condannare sempre di meno e infine nel 1624 circa c'è un libro di "istruzione sui processi inquisitoriali" fatto per gli Inquisitori, di un celebre giurista teologo Cesare Cadena (il quale sostiene quello che aveva già raccontato Ginzburg per un bambino ucciso da una vecchia strega che diceva di essere una beneandante): di fronte a mortalità infantili o mortalità in generale bisogna consultare il medico, che deve essere l'unico a spiegare le cause della morte. Ovviamente, i medici si tengono lontani dal dire che la causa è la magia.
C'è un progressivo disinteressa della Chiesa nei confronti della stregoneria.
I roghi sono per lo più del '500 e sono spagnoli, svizzeri, inglesi, tedeschi. Non sono siciliani, infatti nel numero di processi da parte del Tribunale, si nota che le persecuzioni alle streghe non terminano con roghi, forse a causa di una maggiore tolleranza meridionale. In realtà la ragione è spiegata da Messana la quale sostiene che la stregoneria in Sicilia è femminile, ma è una stregoneria bianca, cioè buona quindi non c'è invocazione del demonio, ma sono pratiche terapeutiche che potremmo dire superstiziose, fanno fatture "ad amorem". Sono donne guaritrici, ostetriche, concia ossa, si occupano delle malattie dei bambini di prima infanzia e delle malattie delle donne come l'infertilità. Non sono maghe di professione, ma fanno anche altri mestieri, sono come le "donne di fora" perché "escono" in volo, cioè di spirito in un luogo dove non c'è il diavolo.
Quando nel 1782 viene abolito il Sant'Uffizio, esso era ormai vuoto, non venivano più rinnovati gli inquisitori. Eppure nelle celle del Tribunale c'erano quattro donnette: il viceré scrive a un amico francese dicendo che le quattro donne erano accusate di magia e sortilegio e di nient'altro (accusa minore); stavano lì perché non avevano altro posto dove andare. Questa "fine" del Sant'Uffizio in realtà comincia molto prima, con l'incredulità della stessa Chiesa nei confronti della stregoneria. Rispetto alla stregoneria, è più pericolosa quella maschile, degli uomini negromanti: la negromanzia è una scienza occulta, implica il possesso di libri proibiti, magia nera, ebraica; la pratica negromantica è più assimilata a una pratica eretica perché c'è l'invocazione del diavolo.
Per quanto riguarda la caratteristica della magia siciliana, è stata oggetto di studiosi di tutto il mondo e non attiene ad una tolleranza meridionale nei confronti del fenomeno, ma invece si rifà alle caratteristiche sociologiche del fenomeno stesso assunto in Sicilia.
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Dettagli appunto:
- Autore: Federica Palmigiano
- Università: Università degli Studi di Palermo
- Facoltà: Scienze Politiche
- Corso: Mobilità e Diaspore del mondo moderno
- Docente: Giovanna Fiume
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