Il Miracolo
Miracolo: tutti i processi di canonizzazione parlano di miracolo, in caso di inaspettata guarigione. Spesso avviene nel sonno, perché "l'incubatio" del sacro e della guarigione avviene nel sonno. Il miracolo fa parte del pluralismo terapeutico, cioè del modo in cui viene concepita la malattia, la guarigione, la salute e la salvezza.
Mentre i libri dicono che si tratta di una guarigione grazie a un miracolo, il Sant'Uffizio dice che si tratta di una guarigione fatta da un magara (femminile di mago, donna che fa la magia). Allora ci si chiede come fa la gente a credere al miracolo fatto dal santo oppure a un'azione magica? Hanno una loro efficacia?
Due studiosi francesi Tobie Nathan e Georges Devereux lavoravano in un centro di salute mentale di Parigi dell'università, entrambi di formazione psichiatrica e psicoanalitica. In questo centro di salute mentale andavano molti immigrati tra cui nord africani. Gli studiosi ascoltavano i vari problemi e si rendevano conto che la loro scienza con questi ammalati non funzionava, perché non riuscivano a guarirli e si sono cominciati a chiedere perché. Hanno aperto le porte ad un approccio "psico-antropologia" perché si mettono assieme più discipline e hanno cominciato a chiedersi quali erano le caratteristiche che avrebbero potuto indurre una guarigione in questo tipo di persone. (libretto da leggere "medici e stregoni") Le medicina occidentale non cura la persona, ma i sintomi e la malattia: sparisce il soggetto e i medici si confrontano con la medicina, "spersonalizzano". Di contro, l'approccio che il medico tradizionale africano ha è quello di spiegare la malattia con la vita del malato; per dare una spiegazione di questo genere, il malato solo non basta, ma nell'anamnesi viene interrogato il malato e tutta la sua famiglia, dunque l'interesse è verso la persona e non la malattia. All'interno di questa seduta, vengono anche utilizzate delle conchiglie particolari che si gettano in aria e, dal modo in cui cadono si suggerisce un decorso della malattia e la sua soluzione. Si mobilitano tutte le energie psichiche della persona e del suo entourage che cercano e si affidano alla strada di guarigione che è stata prevista e premonita. Questo tipo di mobilitazione collettiva verso la guarigione e il tipo di ritualità in cui chiamano in ballo varie divinità del loro universo ad aiutare questo tipo di processo di guarigione, dà vita ad effetti efficaci. Si guarisce solo in compagnia dei propri déi. Nel centro psichiatrico si cominciano ad arruolare dottori africani che parlano la lingua degli ammalati, non costringendoli a parlare il francese. Siedono attorno a un cerchio e il dottore che fa l'anamnesi utilizza i "cumboloia" cioè le conchiglie, cercando di coinvolgere anche i parenti dell'ammalato che ha fatto convenire, ricreando un set analogo a quello che è stato lasciato in Africa; ricrea le condizioni culturali più possibile, all'interno delle quali la persona nel suo paese sarebbe guarita.
Anche nella cultura europea ci sono antecedenti di questo genere, quando in Francia si cercava di curare un particolare disturbo femminile, chiamato "isteria" dalla parola greca che significa utero, quindi una malattia esclusivamente femminile. L'isteria portava le donne ad avere una serie di segni esteriori tra cui anche le paresi. Quando si cominciò ad analizzare l'isteria, ci fu un medico francese importante che ha studiato i pellegrinaggi: anche nel pellegrinaggio si cerca la soluzione a un problema fisico attraverso un transito di tipo religioso. Questo medico, per curare le donne isteriche le manda in pellegrinaggio (libro "la fede che guarisce"); guarisce attraverso la fede.
Mentre i libri dicono che si tratta di una guarigione grazie a un miracolo, il Sant'Uffizio dice che si tratta di una guarigione fatta da un magara (femminile di mago, donna che fa la magia). Allora ci si chiede come fa la gente a credere al miracolo fatto dal santo oppure a un'azione magica? Hanno una loro efficacia?
Due studiosi francesi Tobie Nathan e Georges Devereux lavoravano in un centro di salute mentale di Parigi dell'università, entrambi di formazione psichiatrica e psicoanalitica. In questo centro di salute mentale andavano molti immigrati tra cui nord africani. Gli studiosi ascoltavano i vari problemi e si rendevano conto che la loro scienza con questi ammalati non funzionava, perché non riuscivano a guarirli e si sono cominciati a chiedere perché. Hanno aperto le porte ad un approccio "psico-antropologia" perché si mettono assieme più discipline e hanno cominciato a chiedersi quali erano le caratteristiche che avrebbero potuto indurre una guarigione in questo tipo di persone. (libretto da leggere "medici e stregoni") Le medicina occidentale non cura la persona, ma i sintomi e la malattia: sparisce il soggetto e i medici si confrontano con la medicina, "spersonalizzano". Di contro, l'approccio che il medico tradizionale africano ha è quello di spiegare la malattia con la vita del malato; per dare una spiegazione di questo genere, il malato solo non basta, ma nell'anamnesi viene interrogato il malato e tutta la sua famiglia, dunque l'interesse è verso la persona e non la malattia. All'interno di questa seduta, vengono anche utilizzate delle conchiglie particolari che si gettano in aria e, dal modo in cui cadono si suggerisce un decorso della malattia e la sua soluzione. Si mobilitano tutte le energie psichiche della persona e del suo entourage che cercano e si affidano alla strada di guarigione che è stata prevista e premonita. Questo tipo di mobilitazione collettiva verso la guarigione e il tipo di ritualità in cui chiamano in ballo varie divinità del loro universo ad aiutare questo tipo di processo di guarigione, dà vita ad effetti efficaci. Si guarisce solo in compagnia dei propri déi. Nel centro psichiatrico si cominciano ad arruolare dottori africani che parlano la lingua degli ammalati, non costringendoli a parlare il francese. Siedono attorno a un cerchio e il dottore che fa l'anamnesi utilizza i "cumboloia" cioè le conchiglie, cercando di coinvolgere anche i parenti dell'ammalato che ha fatto convenire, ricreando un set analogo a quello che è stato lasciato in Africa; ricrea le condizioni culturali più possibile, all'interno delle quali la persona nel suo paese sarebbe guarita.
Anche nella cultura europea ci sono antecedenti di questo genere, quando in Francia si cercava di curare un particolare disturbo femminile, chiamato "isteria" dalla parola greca che significa utero, quindi una malattia esclusivamente femminile. L'isteria portava le donne ad avere una serie di segni esteriori tra cui anche le paresi. Quando si cominciò ad analizzare l'isteria, ci fu un medico francese importante che ha studiato i pellegrinaggi: anche nel pellegrinaggio si cerca la soluzione a un problema fisico attraverso un transito di tipo religioso. Questo medico, per curare le donne isteriche le manda in pellegrinaggio (libro "la fede che guarisce"); guarisce attraverso la fede.
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Dettagli appunto:
- Autore: Federica Palmigiano
- Università: Università degli Studi di Palermo
- Facoltà: Scienze Politiche
- Corso: Mobilità e Diaspore del mondo moderno
- Docente: Giovanna Fiume
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