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Scrittura e interpretazioni


La comunicazione fa parte della vita di tutti i giorni, non possiamo non comunicare e i 3 elementi sono: chi comunica (1), cosa comunica (2), a chi comunica (3).

La comunicazione può essere volontaria, con messaggi inviati direttamente, o involontaria, con messaggi inviati indirettamente.

Goffman fa una distinzione tra:
• gli ascoltatori ratificati: ovvero destinatari che ascoltano volontariamente il messaggio che è rivolto a loro
ascoltatori non ratificati: ovvero destinatari che ascoltano un messaggi che non è rivolto a loro
destinatari specifici: ovvero i destinatati a cui è rivolto il messaggio
ascoltatori non destinatari: ovvero coloro che non sono destinatari di un messaggio ma possono diventarlo se interessati a quel messaggio
restanti: ovvero persone presenti durante l’invio del messaggio ma non sono coinvolte nel discorso

È importate sapere chi sono i destinatari per moderare il registro linguistico ma se ci sono ascoltatori non destinatari non sempre questo è possibile.

Il vero autore del messaggio è chi lo interpreta e non chi lo produce anche perché un segno è sempre un segno per qualcuno mentre un segno per nessuno non è un segno.

Secondo Borges l’interprete gioca un ruolo fondamentale all’interno della comunicazione, secondo Eco l’interprete ha un peso importante ma si accosta al relativismo secondo cui tutto è relativo e quindi ognuno può interpretare come vuole un messaggio e il senso nasce dall’incontro del tempo storico-psicologico e della struttura.

Secondo Giovanni Piana non è vero che tutto può dire qualsiasi cosa e non tutte le interpretazioni sono ugualmente possibili e accettabili perché non si può fare a meno di un dato sensibile che costituisce per tutti un limite. La domanda che si fa Piana è: come faccio a dire che una situazione è una situazione comunicativa? E risponde dicendo che c’è un elemento che è il comunicato che mi indica che mi trovo in presenza di una situazione comunicativa e le due cose sono collegate, infatti non posso avere una situazione comunicativa senza un comunicato e non posso avere un comunicato senza una situazione comunicativa.

Modelli comunicativi

1. Modello comunicativo di Shannon e Weaver del 1949

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“non posso non comunicare”
In questo modello ci sono però dei problemi:
• a livello tecnico = il rumore che disturba la comunicazione e il segnale arriva distorto
• a livello semantico = posso comunicare un significato non desiderato
• a livello di efficacia = se mando un messaggio ci deve essere il feedback del destinatario altrimenti il messaggio perde efficacia

2. Modello comunicativo di Roman Jakobson
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“non posso non interpretare”

Il mittente invia un messaggio al destinatario, il messaggio ha bisogno di un contesto che deve essere verbale, di un codice comune tra mittente e destinatario e di un canale fisico con una connessione per stabilire e mantenere la comunicazione.

Ogni fattore ha una funzione linguistica, quindi ci sono 6 funzioni:
1- funzione referenziale del contesto: permette di riferirsi alla realtà extra-linguistica
2- funzione emotiva del mittente: dà la possibilità al parlante di esprimere sentimenti/giudizi/considerazioni…
3- funzione conativa del destinatario: consiste nel comandare/esortare il destinatario a fare/non fare qualcosa
4- funzione fatica del canale: ha lo scopo di istituire/conservare/controllare/interrompere la comunicazione, ha il compito di controllare il corretto funzionamento del canale
5- funzione metalinguistica del codice: si realizza quando si usa il linguaggio per parlare del linguaggio stesso, appartiene solo al linguaggio verbale (no immagini)
6- funzione poetica del messaggio: quando il messaggio pone l’accento su se stesso
Queste funzioni sono linguistiche ma il linguaggio non è solo verbale.

La chiave è la funzione metalinguistica perché la funzione poetica la posso trovare in altre forme della comunicazione.
Nel messaggio non c’è il monopolio di una o dell’altra funzione perché un messaggio non ha una sola funzione ma può avere più funzioni, c’è però da accertare quale sia la funzione predominante che specifica e definisce il tipo di messaggio.

Il modello di Jakobson non è del tutto soddisfacente perché appare come un processo comunicativo a senso unico (unidirezionale) tra 2 protagonisti (mittente e destinatario) ignorando quindi il ruolo feedback, il caso del soliloqui in cui mittente e destinatario coincidono, il caso in cui il destinatario manca, il caso in cui il mittente mente, … e non si può concepire la comunicazione in modo binario.




Tratto da SEMIOTICA di Emma Lampa
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