Il senso
Il senso nasce dall’incontro di un tempo e di una struttura secondo Giovanni Piana (+) ma lo schema potrebbe essere modificato secondo Garbuglia (+): il senso continua ad essere il punto d’incontro tra il tempo e la struttura ma qui ci sono 2 sottocategorie che sono la teoria (cioè le conoscenze impiegate in un determinato atto cognitivo ma il soggetto non impiega sempre tutte le conoscenze a sua disposizione) e i vincoli (o feedback, cioè quegli aspetti della struttura che in quel momento vengono considerati vincolanti al fine della produzione di senso). La freccia che parte dal senso e si dirige verso il tempo indica che il senso nel momento stesso in cui nasce diventa parte del tempo e lo modifica rendendolo diverso da quello che era prima, la seconda freccia che va dal senso verso la struttura indica la possibilità che nasca un’azione dal senso.
Nel processo di conferimento di senso di Carlo Tullio-Altan (+) ci sono molti elementi dello schema di Garbuglia ma qui la capacità di elaborare dei messaggi viene posta al centro delle abilità cognitive del soggetto. La parte inferiore dello schema di Tullio-Altan è uguale allo schema di Garbuglia con un tempo e una struttura e dal loro incontro nasce un senso che modifica il tempo e che può essere alla base di un’azione che porta al cambiamento della struttura per cui ciò che conosciamo è solo il senso. Il senso viene rappresentato come una grande area semantica costituita dall’interazione da più schemi. In ogni atto cognitivo gli schemi che formano il senso si raggruppano intorno a 2 nuclei principali: l’oggetto conosciuto e la situazione esistenziale (= situazione in cui un individuo esiste e si mette in contatto con il mondo che lo circonda) in cui avviene il processo di conferimento di senso; queste 2 categorie di schemi non sono autonome ma dipendono le une dalle altre e si attivano in modo congiunto. Al centro dello schema c’è una T che sta per tipologia con una doppia freccia che mette in relazione le 2 categorie di schemi. Quando si crea il senso si usa una teoria (freccia dall’esterno verso l’interno), cioè ho un’esperienza con quell’oggetto ma se poi l’oggetto che incontro è diverso da quello che già conosco allora la teoria si va a scontrare con gli elementi fisici dell’oggetto nuovo e da una parte la teoria verrà modificata per passare all’azione (freccia dall’interno verso l’esterno tratteggiata perché l’azione non è obbligatoria), ovvero manipolare l’oggetto della realtà esterna per usarlo in modo nuovo.
Petöfi parla di 3 costituenti del senso (+):
1. il senso concettuale verbalizzabile = definizione data dal vocabolario, costituito dagli schemi verbali
2. il senso concettuale non verbalizzabile = esperienze concettuali avute con quell’oggetto come la conoscenza dell’immagine di un oggetto, formato dall’insieme degli schemi sensomotori relativi alla manifestazione fisica
3. il senso non concettuale = esperienze non concettuali di quell’oggetto, cosa simbolizza quell’oggetto, formato dagli schemi che un soggetto ha prodotto in connessione con l’uso di quella parola.
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Dettagli appunto:
- Autore: Emma Lampa
- Università: Università degli Studi di Macerata
- Facoltà: Scienze Politiche
- Corso: Scienze della Comunicazione
- Esame: Semiotica
- Docente: Andrea Garbuglia
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