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1977: il congresso della CGIL


Lama inaugurò il IX congresso della CGIL (Rimini, giugno '77), dopo aver subito una contestazione senza precedenti nella storia recente del sindacato: il 17 febbraio '77 gli era stato impedito di parlare all'Università La Sapienza di Roma facendo fallire il suo tentativo di riavvicinamento ad un movimento studentesco nel quale emergevano tendenze alla contestazione radicale e all'uso estremo della violenza.
La crisi economica del paese ed il fenomeno dilagante della disoccupazione intellettuale avevano dissolto le aspettative di riscatto sociale riposte in un'Università divenuta di massa. In questo clima i fischi contro Lama erano espressione della condanna di un leader e di un movimento accusati di "compromissioni" con il sistema.

Il congresso fu vissuto nell'attesa dell'entrata nella maggioranza del PCI (in virtù della cd "solidarietà nazionale") e nella preparazione della conseguente funzione di appoggio che la CGIL intendeva dare. Furono affrontati due grandi temi: le responsabilità verso il governo ed il sistema produttivo e la critica all'egualitarismo che allontanava dal sindacato le categorie professionalmente più qualificate, furono lette in chiave politica a moderazione sindacale  diveniva insomma una moneta di scambio per l'attuazione di un disegno politico.

Dopo l'apertura della crisi del governo Andreotti della "non sfiducia" (gennaio '78), Lama rilasciò un'intervista nella quale dichiarava che in una economia aperta non esistevano variabili indipendenti e pertanto anche il salario doveva rientrare nel quadro delle compatibilità economiche: la CGIL aveva imboccato la strada del revisionismo ma era opinione diffusa che questa virata rispondesse più ad un disegno politico che all'abbandono dei tradizionali moduli rivendicativi del sindacato.


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