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REALISMO


1)  Lo scoppio della seconda guerra mondiale e della guerra fredda immediatamente dopo fanno da sfondo alla nascita di quest’approccio. Questi due elementi, infatti, mettono a nudo le debolezze dell’approccio idealista dichiarate utopie: l’idealismo non mantiene le promesse (fallimento delle organizzazioni internazionali e delle politiche estere) . La debellicizzazione delle relazioni internazionali è improbabile.
2)  Il problema si sposta da come mantenere la pace/eliminare la guerra a come vincere/non perdere la guerra che tanto è e resta un male inestirpabile. Come evitare invece le guerre non necessarie, quelle che costituiscono uno spreco economico.
3)  Soluzioni: il vincolo tra le relazioni economiche e quelle politiche è ribaltato: sono le relazioni politiche quelle più importanti. La sicurezza collettiva non funziona; funziona soltanto controi deboli e non contro i forti. Riconoscere che la guerra è uno strumento ineliminabile ma estremo e che pertanto prima di arrivarvi si possono usare minacce, dissuasione. Ciò che conta è la distribuzione del potere, non le caratteristiche interne di uno stato.
4)  Nozione del tempo: fiducia assoluta nell’immobilità della politica internazionale. Rimane la stessa cosa perché è dominata dalle stesse cose. Mentre nel discorso idealista vi è la possibilità del salto, in quello realista no, cambiano i nomi ma nella sostanza la politica internazionale rimane il regno della ricorrenza e della ripetizione.

Tratto da RELAZIONI INTERNAZIONALI di Alice Lavinia Oppizzi
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