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Il neoliberalismo


Un destino diverso sarebbe toccato al neoliberalismo o istituzionalismo liberale. Il suo sviluppo accompagnò una constatazione e una preoccupazione parallele. La constatazione era che una parte sempre maggiore delle relazioni internazionali riguardasse tematiche che non avevano più a che fare con la preoccupazione realista per la sicurezza militare e la guerra. La preoccupazione, sollevata dal crollo del sistema di Bretton Woods e alimentato da tutto il decennio successivo (quindi anni 70, 80) dallo spettro di un prossimo declino americano era che questo tessuto potesse finire lacerato o intaccato da una crisi dell’egemonia politica ed economica degli Usa. Proprio questa eventualità si impose come il primo interrogativo del costituzionalismo liberale: che sorte sarebbe toccata all’interdipendenza complessa qualora l’egemonia americana fosse tramontata? A questo interrogativo, l’istituzionalismo liberale e la teoria dei regimi internazionali risposero in maniera diversa dai realisti e neorealisti. Senza negare il ruolo decisivo degli Usa nella nascita e nello sviluppo delle principali istituzioni postbelliche, gli istituzionalisti liberali posero l’accento sul fatto che una volta consolidate, tali istituzioni, erano ormai in grado di sostenere per proprio conto le prospettive di cooperazione tra gli stati abbassando i costi di transazione legati al raggiungimento di futuri accordi internazionali; diminuendo la propensione all’inganno e il timore dell’inganno altrui.
Realismo e neoliberalismo restano tuttora d’accordo su alcune premesse: che gli stati rimangono gli attori principali delle relazioni internazionali; che gli stati siano egoisti unicamente preoccupati di massimizzare l’utilità attesa in termini di sicurezza, potere e interesse; che la loro identità sia data una volta per tutte, indipendente da fattori ideazionali. Proprio contro queste premesse cominciò a rivolersi alla fine degli anni 80 un approccio più sociologico allo studio delle relazioni internazionali: il costruttivismo. Esso pose l’accento su come fattori ideazionali come norme sociali o idee condivise possano giungere a ridefinire identità e interessi degli attori tanto da renderli più o meno propensi ad avere relazioni ostili con gli altri. La fortuna del costruttivismo si inserì nella corrente più comprensiva del postmodernismo e della sensibilità che lo accompagnava per la fine delle grandi narrazioni.

Tratto da RELAZIONI INTERNAZIONALI di Filippo Amelotti
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