Elementi di continuità e discontinuità nella politica estera Usa
Premessa: questa è una fase di ripensamento della Grand strategy di tutti gli attori (fase tipica dei dopoguerra e noi siamo in un dopoguerra) . Una grande strategia consiste in -> operare una proiezione temporale nel futuro, valutazione della futura natura del sistema internazionale in cui si opererà, valutazione realistica su quanto conterà il proprio paese nei prossimi anni, su quali obiettivi mi posso ragionevolmente porre.
Una volta posti gli obiettivi:
Dove perseguirli, quale dev’essere il raggio d’azione?
Quali sono prevedibilmente le minacce e i rischi che mineranno sul mio interesse nazionale?
Con chi ragionevolmente potrò condividere la mia politica?
Elementi di complicazione:
Contemporaneità: procedere a una grande strategia mentre anche tutti gli altri lo stanno facendo;
Nella elaborazione della grande strategia è inevitabile che pesino gli ideali di élite appartenenti a contesti passati (contesto bipolare) ;
Il nostro è un contesto indeterminato.
-> Tutto questo pesa sugli Usa perché essendo il paese più forte ha maggiori responsabilità internazionali, per il peso che le decisioni americane hanno sul contesto degli altri, doppia assunzione di responsabilità.
-> Inoltre c’è una ragione di carattere storico che porta gli Usa a chiedersi quanto gli convenga rimanere nel contesto internazionale. Quello nel quale operano gli Usa oggi è un contesto completamente diverso da quelli del passato, enormemente più complicato. L’indeterminatezza dell’unipolarismo grava principalmente proprio sul paese che sta al vertice. La fine del bipolarismo ha fatto riemergere la tentazione di tagliare l’impegno internazionale. Dal 1990 ad oggi tutti presidenti che hanno vinto le elezioni le hanno vinte con la promessa di tagliare gli impegni internazionali.
Elementi di continuità.
* Fortissimo consenso negli Usa sull’interpretazione complessiva del sistema internazionale e del ruolo Usa all’interno di esso -> significa che tutti sono concordi nell’affermare che gli Usa hanno un ruolo a parte in questo sistema: un ruolo incomparabile rispetto a quello degli altri. Tutti concordi sul nesso tra ordine internazionale ed egemonia. L’ordine internazionale attuale è un frutto dell’egemonia Usa. Non sarebbe possibile avere ordine senza gli Usa né su scala globale né su scala regionale.
* L’obiettivo fondamentale della politica estera americana è di restare il paese più forte, rimanere al vertice della piramide, anche nell’interesse di tutti “egemonia benigna” (Clinton) .
* C’è anche consenso su cosa deve fare l’America per restare il più forte: 1) mantenere un’economia internazionale stabile aperta; 2) prevenire l’emergere di un potenziale sfidante, evitare che il sistema torni ad essere bipolare- gli Usa sono fiduciosi sul fatto che nessuno sarà in grado di sfidarli entro trent’anni; 3) prevenire l’emergere di egemonie ostili in aree fondamentali; 4) evitare proliferazione di armi di distruzione di massa nelle mani di soggetti ostili; 5) contenere gli eccessi di debolezza che potrebbero essere un volano di instabilità e insicurezza.
* Il raggio d’azione della politica estera degli USA deve essere globale. Forte continuità inoltre sulla definizione delle minacce.
* Tendenza a semplificare tutte queste minacce in categorie unitarie, vedere tutte queste minacce come se fossero pezzi della stessa minaccia (esempio ne è l’utilizzo dell’espressione terrore al posto di terrorismo).
Questioni aperte.
Domande da porsi per la preparazione di una strategia.
Ordine delle priorità tra i diversi obiettivi e le diverse minacce.
In quale causa impiegare le proprie risorse?
In base a queste scelte cambia il peso delle risorse militari.
Di quante risorse militari ho bisogno?
A quale circostanza peggiore dobbiamo essere pronti a rispondere al giorno d’oggi?
Quanto fare da sé e quanto lasciare fare agli altri? (esempio: guerra Jugoslava che gli USA lasciarono gestire agli europei).
Qual è il vantaggio di fare da sé? Mantenere la propria centralità MA a costi altissimi.
Invece qual è il vantaggio di lasciare fare agli altri? Taglio degli impegni MA a costo di perdere la propria centralità.
Agire da soli o all’interno di istituzioni multilaterali? Unilateralismo (costi di negoziazione) /Multilateralismo (legittimante) ?
Utilizzare alleati occasionali o utilizzare i soliti vecchi alleati.? Vantaggi: guadagno in termini di legittimità.
Rapporti coi potenziali competitori -> a) coinvolgere il potenziale nemico (accordi/istituzioni) ; b) prevenirne l’ascesa (eliminazione roll back con offensiva militare veloce ma costosa OPPURE strategia di contenimento dissuasione, difensiva tecnica potenzialmente infinita).
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Dettagli appunto:
- Autore: Alice Lavinia Oppizzi
- Università: Università degli Studi di Milano
- Facoltà: Scienze Politiche
- Corso: Scienze Internazionali e Diplomatiche
- Esame: Relazioni Internazionali
- Docente: Prof. Colombo
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