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Rosmini: storia e societá


8.14 Rosmini intuisce le difficoltà del suo tempo e avverte il bisogno di un reale cambiamento anche nella Chiesa, anche se sa che la necessità del rinnovamento verrà difficilmente recepita dalle gerarchie. Tuttavia, crede anche che uno spirito libero e disinteressato debba parlare con la massima schiettezza, e per questo non si perde d’animo, pur senza voler destare scandalo.

8.15 La storia è caratterizzata dal perenne contrasto fra bene e male, dunque è impossibile la realizzazione di una società perfetta (e quindi bisogna parlare di perfettibilità e non di perfettismo, che è uno dei grandi pericoli interni alla politica). La politica, per Rosmini, è una scienza eudemonologica, volta alla realizzazione dell’essere nella società, il cui scopo primario è la felicità. Poiché non si possono esaurire i bisogni umani, neanche la politica può esaurire la sua attività. Parallelamente, la filosofia è considerata come la scienza più “alta”, come sapienza, poiché tende a convogliare tutti i mezzi non verso i bisogni primari, ma verso gli scopi più elevati. Ciò significa che ogni uomo agisce, allo stesso tempo, in una “società visibile” e materiale e in una “società invisibile” e spirituale, interna.

8.16 Quando si crede che la società esteriore sia l’unica componente umana (cioè si assolutizza un principio), il risultato può essere la crisi, in quanto ogni visione parziale è riduttiva e pericolosa. È fondamentale, per Rosmini, il ruolo dell’intelligenza, che caratterizza l’uomo e dà senso alle sue caratteristiche fondamentali, la società e il dominio, che non possono realizzarsi senza ragione.

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