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La guerra contro l’Iraq del 2003


La nuova guerra contro l’Iraq, iniziata il 20 marzo 2003 dagli USA e dal Regno Unito e dichiarata ufficialmente conclusa il 1° maggio dal presidente statunitense Bush, fa seguito a una serie di incidenti (comportati l’uso della forza), solitamente collegati alla questione delle armi di distruzione di massa irachene. In base alla risoluzione n. 687 del 1991 l’Iraq era tenuto a provvedere al disarmo chimico, biologico e nucleare e a collaborare con una Commissione speciale (UNSCOM) e con gli ispettori dell’AIEA, ma il governo iracheno ha mostrato scarsa collaborazione e aperta ostilità specie verso l’UNSCOM. Nel corso del 1996 e del 1997 l’Iraq ha vietato all’UNSCOM l’accesso a determinati luoghi, in particolare ai siti presidenziali, e ha impedito visite e ispezioni ai membri statunitensi della Commissione --> ciò ha provocato l’adozione di risoluzioni di condanna da parte del Consiglio di sicurezza.
Nel periodo successivo alla cessazione delle ostilità non sono comunque mancate ulteriori provocazioni e illeciti da parte irachena, come gli spostamenti di truppe verso il confine del Kuwait nel 1994 o le ripetute e massicce violazioni dei diritti umani ai danni di minoranze, specialmente i Kurdi. Atti illeciti sono stati compiuti anche da Stati occidentali, come l’iniziativa di USA e Regno Unito di istituire nel 1991 delle zone di interdizione aerea (no-fly zones) nel territorio iracheno --> l’istituzione di queste zone non è mai autorizzata dal Consiglio di sicurezza. Quest’ultimo con la risoluzione n. 688 del 1991 aveva condannato la repressione alle popolazioni curde da parte del governo iracheno, domandandone la cessazione e aveva chiesto a tale governo di permettere un accesso immediato alle organizzazioni umanitarie internazionali. A seguito di questa risoluzione era stato sottoscritto un memorandum d’intesa tra l’Iraq e le Nazioni Unite il quale prevedeva la presenza in territorio iracheno di uffici, personale civile e guardie delle Nazioni Unite, nonché di personale di organizzazioni non governative.
Gli USA e il Regno Unito hanno ripetutamente bombardato sino alla vigilia dell’intervento massiccio del marzo 2003, postazioni iracheni situate nelle no-fly zones, giustificando questi bombardamenti per assicurare il rispetto del divieto di voli e per difendere gli aerei anglo-statunitensi dal pericolo potenziale derivante della presenza di radar iracheni in grado di inquadrare questi aerei.
Questi eventi danno la sensazione che, dietro le ricorrenti crisi tra l’Iraq e le Nazioni Unite emergeva una contrapposizione che vedeva come reali protagonisti il governo iracheno e gli USA.
Lo confermano altri episodi di uso della forza contro l’Iraq, gli USA bombardarono la sede dei servizi segreti iracheni a Bagdad il 26 giugno 1993 in risposta a un presunto complotto iracheno per uccidere l’ex presidente Bush. Ancor più grave fu l’intervento svoltosi con pesanti bombardamenti dal 16 al 19 dicembre 1998 denominato “Desert Fox”. Una grave crisi si era già manifestata all’inizio del 1998 a causa del divieto posto dal governo iracheno ai membri dell’UNSCOM di accedere ai siti presidenziali ed era stata sul punto di sfociare in un intervento armato degli USA. Era stato evitato solo grazie alla missione a Bagdad del Segretario generale dell’ONU Kofi Annan, il quale aveva sottoscritto con il primo ministro iracheno un memorandum d’intesa con cui l’Iraq accettava di accordare all’UNSCOM e all’AIEA immediato, incondizionato e illimitato accesso, ma l’UNSCOM si impegnava a rispettare le legittime preoccupazioni dell’Iraq relative alla propria sicurezza nazionale, sovranità e dignità.
Il successo della diplomazia del Segretario generale era solo temporaneo --> l’Iraq nell’agosto 1998 decideva di sospendere ogni collaborazione con l’UNSCOM e non desisteva dal suo atteggiamento che era motivato dai forti sospetti di spionaggio da parte di componenti dell’UNSCOM, sospetti confermati da un membro della Commissione.

Tratto da L'ONU E LA CRISI DEL GOLFO di Alice Lavinia Oppizzi
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