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La cessazione delle ostilità

La cessazione delle ostilità


La risoluzione n. 687 del 3 aprile 1991 sulle condizioni per una cessazione definitiva delle ostilità e la perdita di efficacia dell’autorizzazione all’uso della forza
Con la liberazione del Kuwait e il ritorno al potere del suo legittimo governo la grave crisi apertasi il 2 agosto 1990 poteva considerarsi conclusa, almeno nei suoi aspetti militari. Il Consiglio di sicurezza ha continuato a occuparsi attivamente della questione irachena, stabilendo una serie di condizioni a carico dell’Iraq per una cessazione definitiva delle ostilità e per favorire un completo ristabilimento della pace e della sicurezza nella ragione del Golfo.
La risoluzione n. 686 del 2 marzo 1991 si prendeva atto della sospensione delle operazioni di combattimento e, nell’imporre una serie di prescrizioni, manteneva in vigore l’autorizzazione prevista al par. 2 della risoluzione n. 678. Il successivo 3 aprile il Consiglio di sicurezza adottava la risoluzione n. 687 che stabilisce le condizioni per una cessazione definitiva delle ostilità --> essa si caratterizza per la sua complessità e per il suo contenuto estremamente rigoroso nei confronti dell’Iraq.
Va ricordato che il par. 33 della risoluzione richiedeva una formale accettazione da parte dell’Iraq delle condizioni poste dalla stessa risoluzione ai fini dell’entrata in vigore di un cessate il fuoco definitivo --> già con due lettere del 6 aprile, indirizzate al Segretario generale e al presidente del Consiglio di sicurezza, il ministro degli esteri iracheno, pur criticando tali condizioni, aveva dichiarato che l’Iraq non aveva altra scelta se non di accettare la risoluzione.
Con la cessazione formale delle ostilità, l’autorizzazione all’uso della forza prevista dalla risoluzione n. 678 perdeva d’efficacia --> ciò va riaffermato di fronte alla minaccia, espressa in varie occasioni da Stati della coalizione, di ricorrere nuovamente ad azioni militari contro l’Iraq a causa di una violazione delle condizioni previste della risoluzione in materia di disarmo e al tentativo di giustificare per questa via la guerra del 2003.

Tratto da L'ONU E LA CRISI DEL GOLFO di Alice Lavinia Oppizzi
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