Gruppi linguistici
Secondo una delle varie e più accreditate classificazioni attualmente in uso, i grandi gruppi linguistici cui afferiscono le famiglie e le singole lingue del mondo sono sette. Il più numeroso è quello indeuropeo, che annovera circa la metà della popolazione mondiale. Il secondo è quello sino tibetano, che conta oltre un miliardo e duecento milioni di parlanti, mentre il gruppo uralo altaico comprende meno di un decimo degli abitanti del pianeta. Gli altri quattro austronesiano, niger kordofan, afro asiatico e dravidico, hanno invece una consistenza pari o inferiore al 5%. Alla suddetta classificazione sfuggono ovviamente numerose forme linguistiche di origine incerta, parlate però da piccoli gruppi, come ad esempio le lingue caucasiche o quelle degli indiani d’America.
Un altro suggestivo obiettivo di indagine è da lungo tempo la scoperta del luogo o dei luoghi di origine dei vari ceppi originari o addirittura della stessa lingua madre. Le ricostruzioni, sviluppate da parte di studiosi di varie discipline, pur con presupposti e metodi assolutamente diversi, hanno spesso dato risultati straordinariamente simili. Secondo alcuni le cosiddette protolingue erano dotate di parole chiave per designare gli elementi fondamentali del territorio e del paesaggio. Tali informazioni permettono di identificare l’ambiente nel quale una lingua si è sviluppata, anche se le variazioni climatiche e le modificazioni ambientali finiscono spesso per complicare il quadro generale ed i campi più specifici d’indagine.
Il mosaico territoriale delle lingue è complesso: in esso si possono comunque distinguere alcune vaste zone omogenee ed altre notevolmente frammentate. Le quantità numeriche relative ai vari gruppi sono quanto mai approssimative, ma definire cifre precise relativamente alle singole lingue è un problema ancor più complesso. Solo alcuni stati (come ad esempio India e Svizzera) rilevano le attitudini linguistiche dei loro abitanti. Nella maggioranza dei casi sono enunciate percentuali che rappresentano sostanzialmente stime o rilevazioni assai generiche. Vero è però che, almeno per le lingue maggiori, numero di parlanti ed aree di diffusione possono essere definiti in termini ragionevolmente credibili. Le lingue infatti hanno una valenza territoriale ed una numerica, ma non è detto che le due circostanze debbano necessariamente coincidere. Il cinese ad esempio è la lingua che conta il maggior numero di parlanti nel mondo (oltre un miliardo), la sua diffusione è però ristretta alla sola regione cinese propriamente detta. L’hindi è usato da circa quattrocento milioni di individui, ma è limitato al solo subcontinente indiano e nello specifico alla sua porzione centro settentrionale. Di riscontro l’inglese e lo spagnolo, che sono comunque lingue numericamente assai forti, hanno un’estesissima diffusione territoriale. In linea generale si può dire che una dozzina di lingue (cinese, inglese, hindi, spagnolo, russo, arabo, bengali, portoghese, indonesiano, giapponese, francese e tedesco) superino i cento milioni di parlanti, trascurando il fenomeno del sempre più crescente uso di una seconda lingua per consuetudini diverse da quelli abituali e familiari. Ad esempio il numero dei parlanti francese, che in taluni casi è stimato in novanta milioni di persone, può essere ragionevolmente ampliato quando si pensi che in molti paesi che lo hanno adottato come lingua ufficiale esso è anche utilizzato, e da alcuni consistenti gruppi, come lingua abituale, specie per ragioni culturali.
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