Rapporto storia e politica
“La religione non è più materia di storia ma di politica” , questo modo di ragionare da dove nasce? Dal problema che lo storico deve essere obiettivo e quindi si deve sfogliare della sua soggettività. Quando si arriva al presente si ha la tendenza a pensare che lo storico sia …..?...... ed è troppo preso dal presente quindi valuta quello che è attorno a lui. Lo storico non può essere obiettivo. L’obiettività non esiste.
Gli storici corrono il rischio di occuparsi di politica, ma non sono giudici, il loro mestiere è quello di spiegare come funzionano le cose e capire, fornire elementi di comprensione.
La politica è essere membri di una comunità, essere cittadini e quindi contribuire alla salute dello stato. Problema della responsabilità personale => ognuno deve cercare gli strumenti per acquisire consapevolezza, per capire dove sta e dove vuole andare. Es: Guido Crainz scrisse un libro “Il paese mancato” che è l’Italia in quanto non si è realizzato, non è un popolo con identità e consapevole. Dante e D’Azeglio dicono: abbiamo fatto l’Italia ora dobbiamo fare gli italiani. Il rapporto che hanno avuto gli italiano con il risorgimento non è allegro in quanto il risorgimento ha evitato la discussione su quale metodo utilizzare.
1848 => discussione su come fare l’Italia con la conquista di tutti i territori italiani dal regno Sabauda di Vittorio Emanuele III, questa è stata una decisione non per volontà comune ma per abilità comune di CAMILLO CAVOUR. Il risorgimento non è stato sottoscrivibile dagli italiani ma è stato accettato solo da una parte della popolazione. Si parla del risorgimento come un fatto che ha portato l’unità d’Italia.
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Dettagli appunto:
- Autore: Selma Aslaoui
- Università: Università degli Studi di Bologna
- Facoltà: Scienze della Formazione
- Esame: Storia Moderna
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