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Nobili e civili nell’Europa d’antico regime


Dal punto di vista giuridico la nobiltà e il clero erano i ceti meglio definiti e più riconoscibili in base alla visione tripartita a cui abbiamo già accennato.
L’origine e la configurazione delle èlites nobiliari europee presentano molte specificità locali. Dovunque, però nobiltà significa in primo luogo ricchezza, o comunque agiatezza economica, che si basava fondamentalmente sulla proprietà della terra e alla quale si associano in diverse misure anche funzioni di giustizia e polizia e un potere esercitato sugli uomini all’interno della signoria.
Nell’età moderna c’era una differenza tra l’Europa centro occidentale -> il grande proprietario terriero vive di rendita ed Europa orientale ->  dove egli sfrutta il lavoro gratuito dei contadini per produrre derrate.
I proventi della terra erano spesso integrati con entrate di altra natura, come ad esempio l’estrazione di minerali, vetrerie, attività di trasformazione dei prodotti dell’agricoltura o dell’allevamento. Per tutelare i patrimoni da eredi spendaccioni  durante l’età moderna si diffusero dei meccanismi giuridici (fedecommesso e maggiorasco) che mantengono unito il patrimonio e ne garantiscono il passaggio attraverso le generazioni.
Dove la nobiltà è più numerosa è più frequente anche la figura del nobile povero. Anche se solo teoricamente, la nobiltà comprendeva diversi livelli di ricchezza e prestigio. Laddove l’impronta feudale era più forte vi era una connotazione prevalentemente rurale della nobiltà e a questa si contrapponeva la spiccata fisionomia cittadina dei patriziati propri dell’Italia centro-settentrionale, dei Paesi Bassi, delle aree più urbanizzate della Svizzera e della Germania occidentale, i quali traevano, anch’essi il grosso delle loro entrate dalla terra ma vivevano per lo più entro le mura cittadine e avevano nei consigli cittadini e nelle cariche che da questi dipendevano la loro naturale arena politica.
Il rafforzamento degli apparati statali tra la fine del XV e gli inizi del XVII secolo, sommandosi alle conseguenze sociali date dalla crescita economica, fu in molti casi all’origine di una specie di crisi d’identità dei ceti nobiliari, alle prese con la concorrenza sempre più agguerrita di nuovi gruppi di origine mercantile e “borghese” da un lato, e dall’altro con controlli e limitazioni sempre più severe delle loro abitudini di violenza e di anarchia feudale e dei poteri esercitati fino ad allora verso il basso. A questa sensazione di insicurezza possiamo ricondurre l’ossessiva ricerca di legittimazione del primato nobiliare e quello slittamento dalla virtù e dal valore militare come motivi fondanti della nobiltà, al sangue e alla stirpe.
In molte aree si affermò il principio che era nobile solo chi era riconosciuto tale dal monarca. Ciò poteva avvenire o come sanzione di un processo verificatosi di fatto, in seguito all’acquisto di feudi, a matrimoni nobili, all’acquisizione di un tenore di vita adeguato, oppure come conferimento di un titolo a compenso di benemerenze vere o presunte di carattere militare o civile. Questi nuovi nobili erano, naturalmente guardati con disprezzo e sarcasmo dai rappresentanti della più antica aristocrazia.
Il  termine di “borghesia” non è il più adatto a designare i ceti intermedi tra nobiltà e plebe nell’Europa preindustriale. Alcuni studiosi hanno voluto caratterizzare lo spirito capitalistico e borghese sul piano degli atteggiamenti mentali, ma queste qualità erano al massimo tipiche di gruppi ristretti di operatori economici e non erano patrimonio di categorie sociali che pure si usa considerare borghesia.
Un denominatore comune di queste categorie sociali era costituito dalla dominante connotazione urbana. Il nesso è evidente nel termine con cui esse erano spesso designate in Italia, ovvero “ceto civile” o “cittadinesco”. Ovunque questo ceto era ben distinto dagli stati inferiori a causa di due fattori fondamentali: in primo luogo il rifiuto del lavoro manuale, considerato degradante, e il possesso di risorse che lo garantivano dalla caduta nell’indigenza cui erano invece esposti.

Tratto da STORIA MODERNA - 1492-1948 di Selma Aslaoui
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