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L’Italia del Seicento: la popolazione e le attività economiche


La prosperità di molte città dell’Italia settentrionale si era basata sulla produzione di articoli di lusso soprattutto di tessuti e sulla loro esportazione  verso mercati lontani in Europa e nel Levante.
Il declino fu grave nel settore laniero e la situazione dell’industria serica -> a Venezia, Milano e Genova la produzione calò drasticamente, invece a Firenza aumentò.

Crollo totale delle economie urbane ma ci fu il mantenimento di un alto livello artigianale nella fabbricazione di alcuni articoli di lusso come le carrozze aq Milano e i vetri di Murano.
A Venezia ci fu la riclassificazioni delle spezie come mercanzie “di Ponente” e non più “di Levante”, come ha scritto l’economico CARLO MARIA CIPOLLA <da paese sviluppato imporatore di materie prime ed esportatore di manufatti e servizi d’Italia, era diventato così un paese sottosviluppato importatore di manufatti ed esportatore di materie prime>.

Quali sono le cause di questo mutamento?
Le manifatture di Milano, Venezia, Firenze e Genova furono vittime della concorrenza dei produttori dell’Europa nord-occidentale in cui i prodotto erano meno costosi e più richiesti dal mercato internazionale, come le nwe draperies inglesi.
A Venezia  l’istituzione di un pesante dazio sull’introduzione dell’olio determinò il declino della fabbricazione del sapone.
Altra causa erano gli effetti devastanti della guerra dei 30 anni.
Particolarmente colpite dalle epidemie furono le città di Milano, Verona, Bologna, Napoli e Genova.

L’agricoltura resse molto meglio dell’industria e del commercio in quanto la diminuzione della richiesta del grano, causata dal calo demografico, favorì la diffusione di colture come la vite, il riso e il gelso. Dal Vento cominciò a propagarsi il mais.
La proliferazione del gelsi era legata all’allevamento del baco da seta. La gelsibachicoltura stimolò la lavorazione della preziosa materia prima  -> la trattura = il dipanamento della seta del bozzolo, e la torcitura del filo -> questa attività si avvaleva di macchine, ossia i mulini da seta detti “alla bolognese” e mossi dalla forza idraulica.
La seta grezza e la seta filata divennero la principale voce di esportazione degli stati del nord d’italia.
Anche la filitura e la tessitura del lino e della canapa, la produzione di tessuti di lana o di cotone e la fabbricazione di attrezzi di ferro e chiodi fecero notevoli progressi.
Ma a questi sviluppi rimase escluso il Mezzogiorno.

Tratto da STORIA MODERNA - 1492-1948 di Selma Aslaoui
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