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La Società Umanitaria

era stata creata nel 1893 in seguito alla donazione di un facoltoso commerciante ebreo e massone, Prospero Moisè Loria;  con la sottoscrizione di una quota si poteva diventarne soci; fu così che molti socialisti entrarono a farne parte.
La Società Umanitaria si presenta come una sorta di «pronto intervento»,  in un’ottica socio-educativa, finalizzata a «mettere i diseredati, senza distinzione, a rilevarsi da sé medesimi, procurando loro appoggio, lavoro, istruzione».
Su esempio di Owen, la Società Umanitaria si propose negli anni come un vero e proprio laboratorio pedagogico e sociale, nell’ottica di un sistema formativo integrato, in modo da prevenire piaghe come il vagabondaggio, la delinquenza minorile, la prostituzione, l’alcolismo.
La Società l’Umanitaria nel 1906 fece costruire un quartiere operaio-modello in un’ottica socio-educativa dello spazio abitativo.
L’abitazione confortevole, concepita all’interno di una rete di servizi sociali, si ispirava all’idea che vivere in un ambiente curato potesse favorire l’emancipazione; si rivelava perciò fondamentale educare alla cura degli spazi comuni e privati, in quanto l’abitazione, spesso luogo di degrado sociale, doveva trasformarsi in un centro educativo e ricreativo.
Durante il Congresso Femminile di Milano, nel maggio del 1908, Maria Montessori avviò i contatti per istituire una Casa dei Bambini nel  quartiere operaio milanese, quale «esperimento didattico e sociale” poi da riproporre su larga scala “in ogni quartiere e in ogni città»
Nel quartiere operaio dell’Umanitaria, la percentuale dei bambini rappresentava circa il quaranta per cento degli abitanti e vista la notevole presenza di madri lavoratrici si rivelava necessario anche l’asilo infantile.
Difficoltà  da parte delle autorità che si occupavano della beneficenza pubblica  ad accettare le motivazioni pedagogiche che distinguevano la Casa dei Bambini dai comuni “asili” .

La Casa dei bambini allestita nell’edificio centrale del quartiere di via Solari, era costituita dai seguenti locali: spogliatoi, sala di lavoro, sala di musica, sala da pranzo, direzione e gabinetto medico, una cucina, stanza da bagno, docce. Era posta su un piano rialzato, circondata da un orto-giardino, che ospitava diverse specie di animali da cortile, a cui i bambini potevano liberamente accedere
Si pensò di dare avvio all’esperimento con quarantasei bambini, dai tre ai cinque anni (circa la metà di quelli presenti nel quartiere), dando la preferenza alle famiglie più bisognose.

Tratto da STORIA DELLE TEORIE DELL'INFANZIA di Selma Aslaoui
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