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Ideologia come razionalizzazione


Pareto, grande sociologo ed economista italiano, sostiene che l'essere umano è mosso da istinti irrazionali, e si distinguono dagli animali perché, pur essendo come questi nella maggior parte dei casi mossi da impulsi e da istinti, cercano di presentarli sotto forma di ragionamenti e argomenti nazionali. Le forme ideologiche operano, dunque, come razionalizzazioni a posteriori, sono cioè delle scusanti che gli individui applicano a motivazioni sottostanti senza averne coscienza. Il meccanismo è lo stesso della falsa coscienza di Marx, solo che le cause che determina la falsità non sono sociali, come in Marx, ma psichiche. Si tratta dunque di pseudoragionamenti, di credenze fragili.
Il contributo più importante di Pareto, che fa ricorso a una psicologia semplicistica, è quello di aver distinto tre livelli indipendenti di analisi. Le ideologie possono essere in 1° luogo analizzate sotto l'aspetto positivo, in base cioè al nesso logico o non con cui i dati vengono collegati; in base ad un 2° livello, soggettivo, le ideologie vengono considerate dal punto di vista delle ragioni che gli individui hanno per raccoglierli, ossia in base alla loro forza persuasiva; infine esse vengono considerate per la loro utilità sociale, perché indipendentemente dal loro rapporto con la verità e dalla loro forza persuasiva possono essere utili o meno alla società. Pareto considera, dunque, le ideologie false in rapporto alla scienza, ma ciò non gli impedisce di studiare la loro efficacia e la loro utilità sociale.
La concezione di ideologia come pseudoragionamento, come credenza dubbia, irrazionale, falsa, che si appoggia sull'autorità della scienza, è stata ripresa da Boudon (1986) con lo scopo di mettere a fuoco le motivazioni irrazionali e le credenze, apparentemente, più irrazionali.

Tratto da SOCIOLOGIA DEI PROCESSI CULTURALI di Manuela Floris
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