Tecniche di intervento strutturato sul gruppo
Le tecniche strutturate intervengono nel gruppo dandogli una struttura temporanea. Il gruppo viene alterato per il tempo previsto dalla tecnica, tornando poi alla configurazione originale, traendo i benefici acquisiti dal momentaneo stato di alterazione. Es: la divisione in sottogruppi, che prima muta la forma iniziale del gruppo, e alla fine della esercitazione il gruppo si riunisce assimilando i risultati ottenuti dai vari gruppi, traendone così beneficio. Le tecniche strutturate sono diverse, tra le principali ci sono:
Tecniche di discussione e confronto: facilitano i processi di scambio cognitivo, espressione delle differenze, creazione di codici comuni, esecuzione di compiti a tavolino. Si basano sull’assegnazione di nuovi stimoli, e le più frequenti sono: individuo, coppie, sottogruppo (gruppo diviso in parti o sotto – insiemi); phillips 6x6 (sottogruppi di sei persone riunite in tre fasi di sei minuti ciascuna; serve per far approfondire i temi); acquario (un sottogruppo si siede in cerchio al centro della stanza, l’altro lo osserva, al termine si discute insieme di ciò che è accaduto); confrontazione (si discute un tema divisi in due sottogruppi, dopodiché se ne discute insieme).
Tecniche di raccolta dei dati: è una tecnica simile alla precedente, ma la funzione è anche interpretativa, si hanno anche riferimenti individuali oltre che gruppali. All’interno di queste tecniche c’è quella del riscaldamento che servono a “accendere” l’incontro di gruppo grazie all’autopresentazione, i racconti del proprio passato, la socializzazione e la conoscenza. Con la ricerca dell’aula si indicano invece tutte le tecniche per aumentare le conoscenze relative ad un particolare tema o ai partecipanti.
Tecniche di ideazione: servono per favorire creatività e invenzione, si compiono attraverso il brainstorming (fase iniziale di rilassamento,fase di produzione di idee caotica,fase finale di selezione sulla base di criteri razionali e condivisi), mappa mentale (stesura sulla lavagna delle libere associazioni del gruppo attorno ad un concetto, si crea una rete di concetti associabili tra loro), fantasie guidate (l’operatore parla al gruppo che sta in posizione rilassata inducendogli una serie di immagini evocative.
Tecniche di produzione: Servono per stimolare all’azione, caratteristiche di gruppi con bersagli strumentali.
Tecniche di produzione diffuse nei gruppi di apprendimento: esercitazioni analoghe(si affida al gruppo un compito con natura analoga rispetto alla realtà, richiedono organizzazione di ruoli e procedure), esercitazioni addestrative (“imparare facendo” per imparare con lavori manuali), compiti reali (sono il motivo dell’esistenza dei gruppi di lavoro, nei gruppi di apprendimento sono dette “action learning”, cioè apprendimento tramite l’azione).
Tecniche di problem solving: viene presentato un problema da risolvere anche attraverso l’analisi di casi e casi critici verosimili da leggere e discutere per poter prendere una decisione.
Tecniche corporee: si mette in primo piano la funzione corporea tralasciando quella verbale. L’obiettivo è la sfera emozionale, le attività si svolgono in silenzio e solo alla fine si ha un momento di riflessione verbale. Vengono attuate tramite la consapevolezza, l’equilibrio, l’espressività e la socialità corporea.
Tecniche di simulazione: si simula per “entrare nei panni di”, attraverso il role-playng (giochi di ruolo, ogni membro del gruppo recita un ruolo e l’attenzione viene posta sull’attore), i laboratori (tecniche di simulazione di più gruppi in parallelo; ai partecipanti viene presentata una situazione descritta a grandi linee e si lascia libera l’interazione tra gli attori), business game, climi organizzativi (gli operatori analizzano processi e dinamiche mentre i partecipanti agiscono in modo poco strutturato), laboratori fantasy (i partecipanti vengono coinvolti in una situazione fantastica delineata in modo generale attivando interazioni osservate dall’operatore).
Tecniche auto centrate: il focus del gruppo (punto di maggior concentrazione del gruppo e dell’operatore) è concentrato solo su sé stesso nel momento presente. Queste tecniche hanno un ruolo essenziale per la crescita del gruppo, che non può essere tale se privo di consapevolezza di sé
Tecniche direttive: tendono a mandare il gruppo in una certa direzione, riducendo al minimo il grado di libertà del gruppo stesso, è l’operatore che prende le decisioni.
Tecniche attive: si propongono di “far fare”, di attivare il gruppo impegnandolo in precise attività. Sono tecniche molto diffuse nel lavoro educativo.
Tecniche riflessive: tecniche auto centrate il cui fine principale è quello di stimolare il gruppo a guardarsi. Strutturano le coordinate spazio-temporali lasciando libero tutto il resto: rendono evidenti le difese di evasione o negazione della realtà.
Tecniche diagnostiche: hanno l’obiettivo di fare il punto, offrendo i dati concreti della situazione.
Tecniche illuminanti: servono a produrre una illuminazione riguardo al gruppo,sconvolgendone l’equilibrio.
Tecniche accelerative: velocizzano le fasi ed i processi del gruppo, superando ciò che non è interessante per il gruppo.
Tecniche addestrative: servono ad addestrare, sono basate sulla prova, la correzione e la ripetizione.
Tecniche verbali e non verbali: quelle verbali privilegiano la parola e la scrittura, quelle non verbali si basano su tutti gli altri tipi di linguaggi.
Tecniche cognitive, emotive, strumentali: l’equilibrio del gruppo può essere inclinato a partire dal tessuto cognitivo, emozionale o strumentale (sapere, saper essere, saper fare).
Tecniche stimolative, interpretative, supportive, provocatorie
Tecniche individuali, gruppali, sociali
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Dettagli appunto:
- Autore: Adriana Morganti
- Università: Università degli Studi di Milano - Bicocca
- Facoltà: Scienze della Formazione
- Corso: Scienze dell’Educazione
- Esame: Psicologia Clinica
- Docente: Riva
- Titolo del libro: Psicologia di gruppo - Modelli e itinerari per la formazione
- Autore del libro: Guido Contessa
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