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LE FORME DEL PIACERE


Il piacere ha due significati: il piacere come gratificazione, denominato anche “piacere hit” e il piacere come segnale che resta acceso al funzionamento del sistema e che si intensifica all’avvicinarsi ai parametri ottimali o massimi del sistema stesso. Entrambi hanno l’effetto  di informare l’organismo sulla buona riuscita dello stesso, producendo un rinforzo del comportamento. Le persone si differenziano soprattutto per ciò che procura loro il piacere come funzionamento o processo.
Molta terminologia sessuologica e psicoanalitica associano la tensione a uno stato di non piacere, che porta ad accelerare  il processo di eccitazione che spinge per giungere a una scarica che solo allora produrrebbe piacere. Ma si tratta di un piacere funzionale, in cui la stessa eccitazione non costituisce un fattore di disturbo: essa è il segnale che l’individuo “sta funzionando”, ha il controllo sul proprio stato psicofisico per cui può avvicinarsi e allontanarsi dal climax e dalla risoluzione orgasmica. È capace cioè di auto condursi nei sentieri dell’amore sessuale.
Questa capacità costituisce un’esperienza di potere, forma di potere su di sé che consente di provare un piacere che si distende nel tempo e nello spazio, con un atteggiamento ricettivo e attivo allo stesso tempo. Per quanto riguarda il potere, esso viene visto come controllo delle sensazioni di dolore: quando la fonte è evitabile o aggredibile, quando il soggetto è costretto alla passività l’organismo attiva risposte di analgesia al dolore che mirano a controllarlo.

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