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Levi–Strauss e l'identità

Fa parte della natura umana il fatto che le persone di appartenenze culturali diverse  possano sentire affinità reciproca a seconda della compatibilità maggiore o minore fra le loro culture.
La presenza degli immigrati è problematica, allora, non perché gli immigrati sono troppi, non perché innestano conflitti fra valori inconciliabili, ma perché il nostro sistema di valori sarebbe incapace di attrarre persone. La nostra società non ha nessuna voglia di trovare posto alla diversità, che non sia quello in ultima fila, ai margini.
Che significa far posto alla diversità?
Significa sforzarsi di entrare in una forma mentale estranea, attraverso la capacità di immaginare che cosa può significare essere altri, significa sforzarsi di misurare le distanze fra i propri valori e quelli altrui, cercando di individuare che cosa crea tali distanze, che cosa dell’altro ci appare inaccettabile e che cosa, invece, ci attira, ma significa soprattutto abbandonare l’idea, sempre più diffusa negli ultimi anni, che il nostro sia il migliore dei mondi possibili e che debba essere a tutti i costi esportato e imposto ovunque, nell’ottusa convinzione che i soli 2 modi di affrontare il problema delle differenze di cultura, di valori e di identità siano la totale indifferenza verso tutto ciò che non sia di casa nostra, oppure l’uso della forza.

Tratto da ANTROPOLOGIA IN SETTE PAROLE CHIAVE di Selma Aslaoui
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